Bastano poche parole per destare immediatamente l’attenzione su Lisetta Carmi. Genovese di nascita, all’età di 90 anni racconta di stare vivendo la sua quinta vita. In un paese della Valle d’Itria, in Puglia, che si chiama Cisternino e conta 10 mila abitanti. Lì, nel 1979, ha fondato Bhole Baba, il primo ashram in Italia e in Europa. A suggerirle quell’insolita collocazione fu Babaji, il suo maestro spirituale. Ma questa è la storia della terza vita di Lisetta. La sua prima esistenza è legata alla musica, al pianoforte, all’ebraismo e alla politica. Nonostante le leggi razziali del ’38 che, in quanto ebrea, le imposero di abbandonare i suoi studi musicali, continuò a studiare e a fare concerti fino a 35 anni. Lì la prima morte a cui seguì la prima rinascita. Giorgio Almirante teneva un comizio a Genova e i portuali erano in sciopero. Lei decise di prendere parte alle manifestazioni incontrando l’opposizione del suo severo maestro di musica. Gli rispose che se le sue mani valevano di più di quelle del resto del mondo allora avrebbe smesso di suonare. E così fece. Per gioco iniziò a scattare fotografie che diventeranno la sua seconda vita. Gli scatti di Lisetta furono un successo e venne paragonata addirittura a Henri Cartier Bresson. Fotografava e viaggiava, soprattutto i poveri dei paesi più poveri al mondo, ma a fare scalpore fu un reportage realizzato a pochi metri da casa sua. Tra il 1965 e il 1971, la Carmi attraversa il mondo dei travestiti genovesi. Un universo allora ancora inesplorato e avvolto da una cappa di pregiudizi e di ignoranza. Gli scatti della Carmi (in fotografia) mostrano senza veli la realtà dell’emarginazione sociale, ma anche l’umanità e il coraggio di questi uomini che hanno scelto di diventare donne. Il suo sguardo penetrante coglie il coraggio e la libertà – attributi che appartengono a lei per prima – di chi è nato in un modo e decide di vivere in un altro. Le foto del “ghetto” dei trans vengono raccolte in un catalogo edito da Essedi nel 1972 (I travestiti). Nessuna libreria vuole comprare quel libro troppo audace per l’epoca e l’invenduto – circa 3000 copie – viene acquistato da Barbara Alberti, che regalerà i volumi ai suoi amici. Il riconoscimento del talento di Lisetta arriva quando le viene assegnato il prestigioso premio Niépce per gli scatti di straordinaria bellezza e intensità allo scrittore Ezra Pound. Poco tempo dopo la Carmi muore e rinasce in India, dove incomincia la sua terza vita grazie all’incontro con Babaji. È lui a spiegarle che lei è la donna delle cinque vite, che quello è il suo percorso. Il primo a raccontare la storia di questa donna camaleontica è Daniele Segre nel film-documentario del 2010 Lisetta Carmi, un’anima in cammino. L’anno scorso il libro di Giovanna Calvenzi Le cinque vite di Lisetta Carmi (Bruno Mondadori) ne approfondisce la figura e lo spessore spirituale. Quando Bhole Baba diventa una fondazione, lei lascia l’ashram per vivere le sue due altre vite. Nella quarte si dedica allo studio, imparando il cinese e studiando il taoismo. Nella quinta ed ultima vita, quella di oggi, gode del silenzio, della solitudine e della povertà. Le cose che a noi fanno più paura per lei rappresentano invece dei doni. La sua esistenza, e non solo l’impegno nella fotografia e nella spiritualità, costituisce una lezione sul senso più profondo del vivere.
Pasquale Musella