L'ombra che affascinò Tabucchi

In Italia era già stato presentato nel mese di settembre dello scorso anno ed adesso tocca al Portogallo, in particolare a Lisbona, città adottiva, luogo del cuore di Antonio Tabucchi.Il 25 marzo, nel secondo anniversario della morte dello scrittore, presso l’Istituto Italiano di Cultura della capitale lusofona, avrà luogo la presentazione di “Isabella e l’ombra”, racconto inedito dell’autore toscano, pubblicato dalla casa editrice livornese Vittoria Iguazu.“Isabella e l’ombra”, ideato e scritto nel 2003, è eccezionalmente breve: sono di fatto appena cinque pagine, dove il tema dell’infanzia si impreziosisce fra ombre e colori.Si tratta di una favola e, al contempo, di una narrazione vera, all’interno della quale, come spesso accade nelle altre opere dell’autore, il confine fra realtà ed immaginazione si fa sempre più labile.C’era una volta una bambina di nome Isabella i cui pensieri si materializzavano in colori: era così che la piccola rappresentava la vita, in tutte le sue tonalità, rifuggendo i limiti espressivi dettati dalle imposizioni della lingua scritta, con una fantasia sconfinata che si manifestava in una esplosione continua di emotività, forme poliedriche e colori.Questa Isabella, che lasciava sgomenta la maestra per le proprie eccezionali capacità artistiche, non è un personaggio di fantasia nato nell’animo dello scrittore ed esistente solo nelle pagine del libro. Isabella è infatti, ad oggi, una donna in carne ed ossa che Tabucchi davvero conosceva e che col tempo è diventata, guarda caso, una pittrice. Ed è proprio lei a rivelare, nella quarta di copertina, la genesi e la realizzazione del libro: furono i suoi stessi quadri ad ispirare il racconto allo scrittore toscano che, dieci anni fa, le dettò, a puntate, per telefono.Di volta in volta, infatti, Tabucchi le telefonava per leggere alcune righe della narrazione e Isabella metteva per iscritto i tasselli che avrebbero infine composto la totalità di quella favola scritta in omaggio alla propria ombra.Una volta terminata l’operazione di dettato, la pittrice, seduta e concentrata, con un telefono trasparente in mano appoggiato all’orecchio, iniziò a trasformare le scene del racconto in disegni che oggi impreziosiscono l’edizione del racconto.All’interno della finzione narrativa Isabella incontra, oltre ai colori, anche l’oscurità, chiamata “terra dell’ombra”, che rende le tonalità più umili e reali. Incontro che, secondo la pittrice, si configura come una necessità per terminare le proprie opere d’arte: nel momento finale del lavoro, infatti, è grazie alle ombre che le immagini vengono completate in tutti i loro aspetti.È quindi grazie alla coesistenza armoniosa di colori ed ombre che la realizzazione artistica raggiunge la piena maturità espressiva; non solo i colori, dunque, ma anche quella tonalità di nera malinconia,  il cui utilizzo è necessario non solo nell’arte ma nella vita di tutti i giorni.

 

Michela Graziosiisabellaelombra

 

 

 

 

 

 

 

 

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