Memories, Objects and Storytelling”

Il 32enne Rui Romão è un fotografo portoghese freelance che si interessa anche di produzioni cinematografiche. In linea con il suo spirito versatile e polimorfo, quella che gli è balenata in testa all’improvviso quattro anni fa è stata un’idea originale che si è recentemente concretizzata in un progetto fotografico particolare: ad essere direttamente coinvolto, infatti, è lo spettatore, il quale viene chiamato a continuare l’opera artistica, alimentando così un gioco perpetuo che può durare, come ha affermato Rui stesso, un’intera vita.3ottQuattro anni fa, nella sua regione, l’Alentejo, Rui trovò a casa alcune valige contenenti degli oggetti appartenuti al nonno defunto: alcuni di questi erano del tutto nuovi, altri invece conosciuti. Inizialmente il giovane cominciò a fotografarli un po’ a caso, per diletto, per perpetuare il ricordo del suo caro, senza alcuna intenzione ben definita. Quegli oggetti erano di fatto una preziosa testimonianza di ciò che quella persona era stata e ne costituivano un ricordo concreto che vinceva l’oblio del tempo: gli oggetti quindi divenivano, per così dire, animati e raccontavano la storia del loro padrone e di tutto ciò che lo aveva riguardato in vita.La definizione e la direzione di ciò che in seguito è divenuto un progetto preciso vennero dopo:  “Objectos, Memórias e Histórias “ (“Oggetti, Memorie e Storie”) propone una serie di scatti in cui, attraverso gli oggetti del nonno ritrovati, Rui ha dato forma ad un personaggio fittizio. E fin qui niente di strano. L’originalità del progetto risiede nel fatto che chi osserva le immagini è invitato a creare, con la propria immaginazione ed il proprio background, a sua volta, un altro personaggio, sempre però partendo dalle suggestioni degli oggetti-indizi.Al di là dell’omaggio in sé al nonno defunto, obiettivo principale e sperimentale del progetto è quello di raccogliere testimonianze di varie persone su cosa può significare per loro questo personaggio fittizio, creando così un punto di partenza per dare vita ad altri individui, nuove storie.

La prima mostra fotografica, nella quale sono state esposte due grandi fotografie e circa 35 piccole, ha avuto luogo quest’anno presso il Curry Cabral di Lisbona, ospedale dove Rui aveva lavorato in passato. Ma si tratta solo di una delle tappe della mostra itinerante. Speriamo arrivi presto in Italia a stimolare anche la nostra fantasia.

 

Michela Graziosi

 

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