4.300 anni. Questo è il tempo necessario per disinnescare tutte le mine antiuomo presenti in Afghanistan.
L’umanità, che ha operato conquiste inimmaginabili in ogni campo dello scibile, non solo non è riuscita a cancellare dalla mente e dal cuore la parola guerra, ma si è adoperata in ogni modo e con ogni mezzo a renderla sempre più incontrollata, iniqua e catastrofica.
Fino a poche decine di anni fa la popolazione civile era in qualche modo preservata dalle conseguenze dirette di un conflitto. Erano sempre e solo soldati che combattevano contro soldati, spesso professionisti della guerra.
Oggi, invece, le guerre coinvolgono sempre più in primo piano tutta la società, specie con armi sofisticate che colpiscono indiscriminatamente tutti e, soprattutto i meno protetti ed avveduti: i bambini. Oggi purtroppo vengono costruite mine anti uomo sofisticatissime e le nazioni in guerra se ne sono servite senza alcuno scrupolo in larghissima misura disseminandole ovunque, rendendo impraticabili immense distese di territori non più utilizzabili né per l’agricoltura né per la pastorizia.
E’ stato stimato che 110 milioni di mine anti uomo sono ancora attive su tutto il territorio afghnano.
Il problema risulta devastante poiché risulta praticamente impossibile risanare un territorio cosparso di mine, specie per le nazioni più povere, per mancanza di adeguate risorse economiche ed anche per il fatto che il costo per la “disinfestazione” dalle mine è elevatissimo e non dà mai risultati positivi al 100%.
Le mine anti uomo sono state utilizzate per la prima volta in larga scala durante la Seconda Guerra Mondiale ed a seguire nella Guerra del Vietnam, nella Guerra in Corea e nella Prima Guerra del Golfo. Nate inizialmente con una funzione difensiva, per proteggere le aree strategiche militari come i confini, o ponti avevano lo scopo di fermare l’avanzata nemica. Nate con l’intenzione di ferire più che uccidere il nemico. La logica è che sono necessarie più risorse per curare un ferito durante una battaglia che provocare direttamente un morto in campo. Ma negli ultimi decenni l’uso delle mine anti uomo è cambiato profondamente, tanto da essere utilizzato con lo scopo preciso di fare vittime tra i civili per creare un clima di terrore e di paura costante. Il risultato è che né la popolazione civile, nè i soldati, né chi opera nel settore umanitario ha idea di dove si trovino i campi minati. Nate quindi con scopo difensivo, sono diventate oggi delle micidiali armi offensive.
Oltre alle mine in metallo, più facilmente individuabili da un metal detector, esistono quelle in plastica, di più difficile individuazione e localizzazione anche con l’utilizzo di animali appositamente addestrati. Nei recenti conflitti in Afghanistan, Bosnia, Cambogia, Iraq e Vietnam, sono stati disseminati oltre un centinaio di milioni di mine, e circa 3 milioni sono stati depositati nelle zone di guerra dell’ex- Jugoslavia. Ciò naturalmente condiziona il ritorno in patria dei profughi anche se si è proceduto all’opera di bonifica del territorio e ciò rallenta la ripresa dello sviluppo a tutti i livelli. Per la minaccia che le mine costituiscono anche dopo la fine di un conflitto sono state definite “armi di distruzione di massa a rallentatore”.
Molti sono i danni provocati; innanzitutto quello sociale poiché causa un numero altissimo di mutilati e feriti, aggravando quindi uno Stato del costo del loro mantenimento e delle loro cure.
La distruzione di zone e costruzioni nevralgiche causa inoltre un enorme danno economico che va a toccare sia i settori della viabilità che del commercio.
Nel 1997 la Convenzione sulla Proibizione, il trasferimento e la costruzione, conosciuto come “Mine Ban Treaty” entrato in vigore nel 1999 è stato un passo importantissimo per ridurre la minaccia delle mine anti uomo. Finalmente negli anni la comunità internazionale ha preso coscienza della devastazione causata da queste armi micidiali, considerando anche il fatto che più mine ci sono più serviranno esperti in grado di trovarle e disinnescarle. La mina più economica ha un costo di pochi dollari, mentre la bonifica ha un costo 100 volte superiore.
Una cosa è certa, che non si può più tollerare una tale violazione dei diritti umani. Soprattutto quando i civili, vittime innocenti, ne vengono coinvolti.
Oggi, in un tempo in cui le guerre hanno assunto un carattere specialistico e gli attacchi in genere vengono sferrati per colpire obiettivi militari nemici (caserme, industrie ed aeroporti militari, etc.) con bombe e missili intelligenti, anacronisticamente si costruiscono ed utilizzano mine anti uomo sempre più sofisticate, intese a colpire i civili, soprattutto i bambini
Ciò che infatti rende poi le mine anti uomo uno strumento orribile è il fatto che vengono costruite simili a giocattoli per colore e forma. Con un sorriso stampato sul viso i bambini si avvicinano a questi oggetti ai loro occhi così attraenti pensando di essere stati fortunato a trovare un giocattolo così bello. Ma ciò che in realtà sono in procinto di raccogliere è qualcosa che porterà loro solo sofferenza e morte. Il mondo deve sapere quanto pericoloso e letale questo oggetto può essere e deve combattere affinché tutto ciò finisca prima possibile.
Le mine anti uomo non sono in grado di distinguere tra un soldato ed un bambino.
Barbara Gallo