“Mirella”, molto più di un semplice progetto fotografico e di un libro, è frutto del lungo ed attento lavoro dell’artista Fausto Podavini, durato quasi quattro anni. Iniziato nel 2006, “Mirella” non è soltanto un dettagliato racconto per immagini dell’Alzheimer ma si presenta come uno scrigno prezioso che custodisce le più svariate sensazioni umane: la paura ed il dolore di chi soffre, vale a dire il malato, Luigi, un uomo anziano affetto da demenza senile, ma anche di chi ama incondizionatamente con dedizione, ossia la moglie dell’uomo, colei che fornisce il titolo all’intera opera; e ancora la speranza e la rassegnazione, la vita e la morte, le grandi antitesi dell’esistenza degli uomini.
Come ha affermato lo stesso fotografo, di gran lunga maggiori delle difficoltà tecniche sono state proprio quelle emotive: per narrare la malattia in maniera indiretta seppur in un ambiente familiare, bisognava infatti diventare evanescenti, entrare in punta di piedi all’interno di un luogo così intimo e personale, con un doveroso rispetto, senza rischiare di profanarlo. La quotidianità dei gesti e degli oggetti che hanno accompagnato l’assistenza del malato, assieme alle attenzioni e alle sofferenze, hanno così pervaso la poesia tramandata dalle fotografie in bianco e nero, conferendo loro un’unicità struggente.La storia di Mirella e Luigi è una storia precisa e ben definita geograficamente che tuttavia, al contempo, può essere elevata ad esempio emblematico, alla potenziale storia di tutti coloro i quali soffrono e amano, in qualsiasi parte del mondo.Numerosi sono i consensi che “Mirella” ha ricevuto nella fase di preparazione così come i premi che ha ottenuto, sia in ambito nazionale sia internazionale, una volta terminato: fra questi ultimi il più importante è stato indubbiamente il primo premio della sezione “Daily Life” del World Press Photo 2013, uno dei maggiori riconoscimenti nell’ambito del fotogiornalismo.
Michela Graziosi