Monica Maggi ci accoglie con un sorriso aperto ed uno sguardo limpido, ma profondo che ti arriva dritto al cuore.
Docente di Comunicazione e Scrittura creativa, nonché giornalista, scrittrice, fotografa, fondatrice della libreria ambulante Libra 2.0, donna dai mille impegni che segue tutti con passione, curiosa e capace, riesce ad emozionare chiunque incroci il suo cammino.
Professoressa Maggi, Monica, una vita dedicata alla cultura. Quanto paga e quanto appaga questa scelta in Italia, oggi?
Non potrei fare altro nella vita. La cultura paga, appaga e da’ anche lavoro…checché se ne dica. Resta secondo me (e non solo secondo me) la forma più fertile di lavoro e di professionalità. Gli indotti della cultura sono numerosi ed eterogenei. Pensiamo alla musica, alla danza, al cinema ma anche alla gastronomia, alla comunicazione. Credo davvero che la cultura sia la Grande Madre di tutto. Perché la cultura è la nostra stessa esistenza.
Ha ancora senso parlare di poesia in una società sempre più egoista ed edonista dove l’apparire pare sostanza più che l’essere?
Sì. Sottolineo quanto detto prima. La poesia è la primaria forma di espressione, è il suono unito alla parola, è il nostro modus di comunicare fin fa quando abbiamo avuto opportunità di farlo.
E poi mi rifaccio ad uno slogan di Madre Teresa o di Gandhi (loro non hanno forse modificato il mondo?): cambia te stesso e cambierai il modo di vivere anche degli altri.
Chi si dedica alla poesia oppone al materialismo la forza astratta e concretissima della bellezza.
Il suo cuore e la cultura l’hanno portata da subito ad offrire aiuto nelle zone terremotate. Cosa ricorda di questa esperienza?
Quelle scosse di appena 24 secondi hanno prodotto morti, senzatetto, famiglie devastate, vite e edifici da ricostruire. Ma ciò che più colpisce è la voglia di restare. È il desiderio di casa propria, è la ribellione alle regole ferree e necessarie dei campi, è il freddo in arrivo che fa venir voglia ancora di più di affetti e vicinanze. A queste persone stiamo fornendo un aiuto “family to family”, tramite un tam tam in rete arrivano le necessità di famiglie ancora nelle loro case o che dormono in giardino, nelle roulotte o che sono nelle tendopoli, ma hanno bisogno di scarpe, saponi, mollette, detergenti. In tutto questo un libro, una poesia restano una piuma lieve sul cuore, una carezza, un auspicio di normalità.
Lei è da anni impegnata sul fronte della cultura, del femminismo praticato e non raccontato. Quali insegnamenti lascia ai giovani, alle donne?
Ancora non lascio nulla, ho molto da fare J
Ma se potessi dare un consiglio, direi solo: seguite la bellezza, intesa come grazia dell’anima e intelligenza del cuore.
Grazie professoressa, Monica cara, faremo tesoro delle sue parole!
Sabrina Cicin