Moreno Bondi. La luce e l’ombra di Caravaggio nel Contemporaneo

Al Palazzo Venezia, a partire dal 22 marzo e fino al 25 aprile è possibile ammirare le opere dell’artista Moreno Bondi. Il maestro carrarese, ha impiegato più di un anno e mezzo per completare le 45 opere che formano il percorso dell’esposizione all’interno dell’originale pensiero artistico dell’autore. In tutte le opere di Bondi (e non fanno eccezione queste capitoline), l’elemento più lampante è la ricerca della contaminazione. Un desiderio di mescolare gli elementi che è riscontrabile a più livelli. Innanzitutto l’antico e il contemporaneo. Come lo stesso artista ammette, il suo intento principale è proporre un concetto di opera che sia un omaggio al museo, alla classicità, ma contemporaneamente non sia databile, legata al tempo, ma sia fuori dal tempo, aldilà di esso e non forzatamente legata al passato o all’attualità. In quest’ottica va letta la tendenza, nelle sue opere, a coprire i volti, come se i suoi lavori fossero delle rielaborazioni dei miti antichi, nel loro aspetto enigmatico e psicanalitico. Bondi, titolare della Cattedra di tecniche pittoriche all’Accademia di Belle Arti, è un profondo conoscitore del mestiere dei grandi maestri, soprattutto dell’arte di Caravaggio e Michelangelo. Nelle sue opere egli dimostra di aver appreso perfettamente la lezione di Merisi sui chiaroscuri, i corpi e i soggetti riflettono un gusto barocco e rinascimentale. Una passione, quella di Caravaggio, che il maestro confessa di avere da più di trent’anni e che ha accompagnato il suo percorso dagli anni ’80, con il Citazionismo, per poi superare questa fase e trasformarsi in omaggio ed evocazione dell’artista e, attraverso questa, del museo, senza anacronismi, ma come una guida. Ma l’artista carrarese non è un copista, nemmeno uno storico dell’arte, il suo imitare, non è imitare l’ordine antico, perché esso non appartiene più al suo tempo. E non è nemmeno uno sterile studio di tale ordine. Nelle sue opere, come ha notato Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, è come osservare l’arte dei grandi del passato, però riflessa in uno specchio rotto, oppure su una superficie d’acqua, nella quale sia stato gettato un sasso. Gli elementi: alberi, nuvole, edifici, si sovrappongono e nello stesso modo si accavallano le suggestioni. Ma Bondi, che descrive la sua opera come arte del fare, del pensiero e della passione,  ama contaminare anche i mezzi di espressione. Nei suoi quadri infatti, sono inserite delle sculture di marmo, la cui realizzazione richiede un grande impegno, anche fisico (il fare, il pensiero, la passione). Una sorta di prosimetro visivo, che affonda le sue radici, ancora una volta, nell’arte barocca, in special modo nella pale d’altare, che erano contornate da sculture ornamentali e che hanno colpito da sempre l’artista per sua stessa ammissione. La sua è un’arte che sonda l’enigma che c’è dietro alla produzione artistica e dietro soprattutto alla sua fruizione. Bondi, che porterà questa prospettiva di mostra in altre sedi, è riuscito, con le sue opere a compiere l’arduo viaggio dal passato la presente, passando per l’analisi della realtà e del sogno. L’esito positivo di tale viaggio è testimoniato dalle sue opere.

Box informazioni:

Moreno Bondi. La luce e l’ombra di Caravaggio nel Contemporaneo
Roma, Palazzo Venezia
Dal 22 marzo al 25 aprile
Info: palazzovenezia.com

Patrizio Pitzalis

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