Omaggio al grande percussionista Karl Potter

46485_638780519467179_920996828_nKarl Potter, nato nel New Jersey, era uno dei musicisti più attivi nel panorama della world music italiana, fin dal suo arrivo qui negli anni settanta quando lega con Pino Daniele e Tony Esposito contagiandoli con la sua passione per la ricerca delle radici afro americane nello studio delle percussioni nei  vari generi musicali quali lo swing, il bebop, il jazz, il latin sound;  così, sul finire di quel decennio magico per la musica italiana, Karl divenne un personaggio centrale, perfettamente inserito in quella innovazione artistica di cui Pino Daniele, Tony Esposito, Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, James Senese erano  portavoce.

Karl Potter dagli anni ’90 con la sua band, la Karl Potter Percussion Group ha forgiato il genere musicale che ha poi chiamato Etno-Live Beat: i ritmi africani e latino americani si incontrano con il jazz e il funky arricchiti dalla melodia mediterranea. E anche dopo la sua scomparsa  i componenti della band hanno  proseguito il percorso intrapreso insieme con il progetto Potter Percussion Lives.    Compongono  il gruppo Ruggero Artale alle percussioni, Stefano Cesare al basso, Roberto Genovesi alle chitarre, Claudio Gioannino alla batteria, Giancarlo Maurino al Sax accompagnati dalla voce di Bryan Musa cantante africano con cui anche Karl Potter aveva più volte collaborato. Il gruppo produce tre cd, “Jean’s high life”, “Danza” e “Danza reloaded” in cui è evidente la tensione verso una fusione di più generi sotto la guida del ritmo. Potter, la cui collaborazione è stata ricercata anche da artisti quali Gato Barbieri, Lucio Dalla, Edoardo Bennato, Karl Anderson, Banco,  Antonello Venditti,   Lucio Battisti, Pfm, Renato Zero, era  maestro dello swing, del bebop, del suono latino; aveva approfondito la ricerca sulle radici afroamericane del beat  e collaborato con star del jazz come Herbie Hancock, Alphonso Johnson, Charles Mingus, Dizzy Gillespie.  Il suo primo album solista risale al 1998, il live “Jean’s highlife”.
Attraverso tutta la sua carriera, Karl Potter ha lavorato su vari fronti di ricerca musicale per arrivare a creare un suo originale progetto artistico dedicato alle ritmiche di alcune aree del mondo. Un percorso che partendo dai suoi tanti e variegati tamburi e oggetti di percussione, fonde differenti radici musicali approdando ad uno speciale stile ethno-funk che ha allo stesso tempo sapori mediterranei, africani e di rhythm & blues della sua nativa New Jersey.strumenti-e-musica-karl-potter    
 Nonostante vivesse a Roma, Ventotene era divenuta il suo rifugio nelle frequenti fughe dalla città e da quando Karl Potter l’aveva scelta come patria adottiva, nell’isola   esplose la mania di batterie e tamburi. Nasce così  una scuola, con più di 30 giovani (su 290 abitanti) che alternavano il mestiere di pescatore, cuoco, cameriere, istruttore sub, postino, alle lezioni di jazz. Con Potter, i musicisti ventotenesi part time hanno inciso un disco: «Isola», firmato Ventotene Percussion Group. E ora, dopo la sua scomparsa i suoi allievi  vogliono ricordarlo ogni anno, a settembre, con un concerto .Dopo la sua morte prematura, avvenuta a Roma il 9 gennaio 2013  in seguito a complicazioni del diabete, il suo gruppo continua sulla strada tracciata in cui New Jersey, Senegal e Italia dialogano tra loro tamburi parlanti, djembé, chitarre elettriche e altri strumenti etnici e moderni, entusiasmando il pubblico in un ritmo travolgente. Karl ne sarebbe orgoglioso.

 

Silvia Andriuoli

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