Questa, nelle parole di un grande poeta, ‘nobile terra’ di Ciociaria, continua oggi più che mai a distinguersi per totale insensibilità e ottusità, grazie alle sue istituzioni e soprattutto agli uomini politici che la rappresentano e che in ogni società civile danno il tono, ma non qui in Ciociaria: uno dei risultati è che la collettività ha perso ogni identità e la memoria storica del proprio passato è cancellata: vaganti nell’aria, senza radici. E i risultati si vedono in giro: l’anarchia sociale, l’anarchia architettonica, il disastro cementizio, con soddisfazione dei politici, per i quali l’assenteismo civico è manna celeste. Anzi parrebbe perfino che viga una volontà nascosta di oscurare ed emarginare, addirittura di camuffare e di corrompere, il concetto ‘Ciociaria’: si direbbe che ignorarla e misconoscerla sia un obbiettivo oppure se ne ha quasi paura oppure, che è lo stesso, se ne intuisce la grandezza e il rilievo storici ma ci si avvede che si è sprovvisti dei mezzi per affrontarli e viverli, cioè non la si conosce! Se si pensa che il sito ufficiale del turismo della Regione Lazio non solo riduce la Ciociaria alla sola provincia di Frosinone confermando una ignoranza perfino scientificamente criminale su questa Terra, quanto la Ciociaria da loro individuata la offrono al visitatore ignaro e la promuovono, si immagini con quale primo approccio? Col pecorino di Picinisco e subito dopo col peperone di Pontecorvo!! Scoprire poi in detto sito ufficiale -oggi ancora- che esistono addirittura due Valcomino, allora si converrà che l’abbiezione e il degrado non-scientifici nonché il travisamento e fuorviamento del lettore diventano imperdonabili. E non bisogna adontarsi se in tali circostanze possa rimpiangersi perfino amaramente la scomparsa della berlina e della gogna, dove esporre al giusto e meritato ludibrio, gli autori di siffatte oscenità. Si aggiunga a quanto sopra che ancora oggi si sente parlare e si scrive di Terra di Lavoro, si inventano perfino nuove conformazioni geografiche quali Lazio Meridionale, Basso Lazio, Terre di Comino -da poco scoperte da intrepido esploratore!- Terra del Vino, Terra dell’olio, Borghi Sabaudi ed altre amenità, tutto si fa per confondere le idee e per distogliere e per seminare sciocchezze: un noto personaggio direbbe all’incirca: la caprite impera.
Intanto altrove, anche in questi ultimi giorni, ben diverso, e solenne, è il ruolo della Ciociaria: il Comune di Roma intesta ad uno scultore ciociaro il luogo più prestigioso e più caratteristico della Città cioè la balconata del Pincio, davanti alla Casina Valadier; il Comune di Parigi dedica ad una modella ciociara una targa commemorativa nella via più famosa di Montmartre; la città di Copenhagen sta valorizzando in questi mesi i quadri ciociari, centinaia, presenti nei propri musei dipinti dai propri artisti in certi luoghi ciociari, attraverso due esposizioni a carattere nazionale che durano fino a gennaio 2017 e altresì facendo conoscere la Ciociaria con pubbliche conferenze e simposi; la città di Lione sta onorando Lucio Munazio Planco da Atina, fondatore della città, intestandogli anche una via panoramica nel parco cittadino dove è già presente da sempre una stele commemorativa: come si vede a Roma, a Parigi, a Copenhagen, a Lione si parla o si espone o si scrive di Ciociaria: invece nella Ciociaria di che cosa si parla e soprattutto che iniziative si mettono in pratica, salvo rarissime eccezioni? Basta leggersi gli eventi come zelantemente elencati dai vari siti internet per rendersi conto non del livello cui si ritiene siano
sistemati i ciociari, quanto la totale completa assenza di ogni traccia di elemento e spunto che ricordi e rammenti e informi sulla Ciociaria. Zero. Si direbbe perfino che abbia visto giusto la Regione Lazio a identificare la Ciociaria con Frosinone e il suo pecorino e il suo peperone, dunque a identificare il ciociaro o il visitatore della Ciociaria solo con colui, per ripetere le parole di Shakespeare, che mangia e dorme!
Michele Santulli