Il teatro ed il circo, la tauromachia, ma anche le donne e la politica: c’è spazio per tutte le passioni di Picasso nell’ultima mostra a lui dedicata a Palazzo Vistarino a Pavia, in programma dallo scorso 19 dicembre nella suggestiva cornice della settecentesca Villa delle delizie. L’esposizione, intitolata Picasso e le sue passioni, vuole celebrare i temi centrali dell’immaginario artistico del pittore spagnolo e del contesto del XX secolo.
Organizzato dalla Fondazione universitaria Alma Mater Ticinensis e dall’Associazione Culturale ViviPavia, in partnership con MUSA Group, ed in collaborazione con il Comune e l’Università di Pavia, il progetto è cura di Lola Duran e Stefano Cecchetto. Al centro, una raccolta di oltre duecento opere, con disegni, ceramiche ed oli, provenienti da rinomate collezioni private di tutto il mondo, e dal museo di Mija Malaga. Dalla ricchezza e dalla varietà del corpus di lavori affiorano i motivi che più hanno reso grande la creatività del pittore spagnolo, ed i temi che più ne hanno influenzato l’esperienza umana ed artistica.
Un percorso dalle molteplici tematiche, illustrate secondo molteplici tecniche, offre una chiave di lettura delle origini e dell’evoluzione del linguaggio espressivo di Picasso, vissuto tra il 1881 ed il 1973. A partire dai primi anni parigini, segnati dall’esecuzione delle incisioni del ciclo La Suite des saltimbanques (1913), fino ai disegni ed alle litografie riservate a La Célestine del 1971, frutto del periodo maturo dell’artista. Un ulteriore nucleo di opere degno di nota è costituito dalle ceramiche, appartenente ad una delle poche collezioni complete in possesso di un privato, con il ciclo Tauromachia (1959), realizzato da Picasso in seguito al secondo conflitto mondiale. Dopo vasi, piatti, brocche e mattonelle dipinte, negli ultimi vent’anni di vita le pratiche di sperimentazione artistica di Picasso si sono spinte fino alla scultura, alla grafica ed alle opere su tela. Qui si inseriscono i due dipinti ad olio Tête de femme (1943) ed Autoritratto (1967) presenti in mostra, incentrati su soggetti particolarmente vivi nella pittura di Picasso, dominato dalle passioni per la donna e per se stesso.
Tête de femme è l’ultimo di una sequenza di quattro ritratti eseguiti tutti nello stesso giorno, il 3 giugno del 1943, come una specie di addio a Dora Maar, prima dell’incontro di Picasso con la successiva conquista e novella musa Françoise Gilot. Dal dipinto emerge un insieme di affascinanti accezioni attribuite alla figura femminile: la verità più nascosta, il cavallo di battaglia più sicuro nella guerra di conquista della realtà; ed ancora, la donna quale simbolo limpido, inesauribile tesoro e nemica instancabile, joie de vivre ed ossessione, nonchè inseparabile compagna e regina da volere al fianco. Alcuni biografi ipotizzano un legame tra il temperamento forte, nevrotico e intellettualmente isterico di Dora Maar, compagna di Picasso tra gli anni Trenta e Quaranta, e l’esasperazione dell’espressionismo estetico del pittore, rilevabile sia nella scomposizione dei piani prospettici, sia nella profondità ed acutezza interpretativa del carattere della donna.
In Autoritratto, il pittore rivela tutta l’identità e l’alterità del suo doppio: Picasso è uomo, artista, alchimista, ma anche Minotauro, toro, demone. Si rivela l’ombra che affiora dall’inconscio per tradire l’io nascosto, in un meccanismo di decostruzione dell’Ego, sorretto sull’ossessione drammatica di rivelare la propria identità segreta in primis a sè.
Inoltre, il progetto a Palazzo Vistarino comprende l’allestimento di tre innovative rappresentazioni del dipinto della Guernica, nell’ambito di un’iniziativa promossa da The Mad Box, leader di mercato in Italia nella raccolta di digital e media retail. La prima delle trasposizioni del capolavoro originario è realizzata da Stefano Bressani, autore di Urlo alla vita: la Guernica è colta come inno alla vita, alla passione ed al colore, con la sovrapposizione di un urlo di speranza all’opprimente grigiore livido della guerra. Immagini decomposte e decostruite caratterizzano l’opera Per Guernica ora di Paolo Baratella, quale trasposizione che “alza la voce”, in opposizione a distruzioni e massacri quali strumenti di risoluzione dei conflitti tra popoli. La terza interpretazione dell’opera di Picasso è eseguita dall’artista milanese Paolo Ceribelli, che propone la Guernica mediante la ripetizione ossessiva di un’icona, con la perdita di profondità, forma e colore: il risultato è un effetto sbiadito, per la riproduzione della ciclicità degli orrori di cui l’uomo è artefice nel proprio quotidiano.
La mostra resterà aperta al pubblico fino al prossimo 20 marzo 2016.
Box informazioni: http://www.picassoelesuepassionipavia.it/.
Clara Agostini