Era il settembre del 1975 e a Lisbona si respirava già da un po’ l’aria di libertà: ad aprile dello stesso anno, infatti, la Rivoluzione dei Garofani aveva messo la parola “fine” su una triste parentesi durata a lungo. Quella di Salazar, di fatto, era stata una delle dittature più persistenti e repressive d’Europa.Allora Stefano Pacini, appena diciannovenne, era un adolescente che conduceva la sua vita in un mondo diverso, in una realtà che sembra lontana anni luce dalla modernità sfavillante e soffocante di oggi. I soldi erano pochi ma gli ideali c’erano: è stato così che, assieme a due amici, il giovane era giunto a Lisbona per provare sulla pelle le conseguenze del cambiamento, per capire che sapore aveva la libertà tanto desiderata e finalmente guadagnata di un altro popolo che, come noi, aveva ugualmente sofferto e provato la vergogna dell’oppressione.In Portogallo i ragazzi hanno incontrato persone, si sono intrufolati in ogni angolo di strada, prendendo parte a eventi e manifestazioni, lasciandosi incantare da storie che mai avrebbero ascoltato se non avessero compiuto quel viaggio: sembrava un sogno, invece era tutto vero.Fu in questo contesto che Stefano realizzò il suo primo reportage: strumento di lavoro nonché compagna inseparabile una Yashica usata; dentro di sé, una voglia giovane e dirompente di vedere e capire, di documentare fatti ed individui.Oggi Stefano è un reporter affermato: a lui si deve la fondazione di un’associazione di fotografi e filmaker, l’ “Agenzia Fotografica 101”; a lui si deve la firma di meravigliosi documentari, alcuni dei quali realizzati nell ex-Jugoslavia, a Cuba e nel Magreb.Nel 2014, 39 anni dopo, il “Centro Português de Fotografia” ha acquistato quelle foto lusitane che sono poi confluite in “A Revolução está na rua”, una delle numerose esposizioni d’arte pensate per celebrare l’anniversario della ricorrenza. Sarà possibile ammirare gli scatti nel palazzo della FNAC, in Largo do Chiado, fino al termine del mese di luglio.Rivivere il passato grazie ai suoi segni tangibili che sfidano il tempo e l’oblio: è questo il merito degli scatti del reporter. Le sue foto, ancora oggi, raccontano e ricordano. Pongono anche delle domande, inesauribili, sempre attuali. La memoria è necessaria se si vuole costruire un futuro migliore. Ed il Portogallo ricorda con forza e con orgoglio proprio mentre si prepara, con ottimismo e straordinaria volontà, a superare la crisi e a risorgere più vigoroso di prima.
Michela Graziosi
Michela Graziosi