E’ un po’ arduo chiamare Roma quella di oggi, se si pensa alla Roma conservatasi fino al fatidico 20 settembre 1870: quella che per secoli e fino a quell’anno era stata Roma, era tutta racchiusa entro le Mura Aureliane, una superficie di poco superiore a 1500 ettari cioè 15 km quadrati, la superficie all’incirca di Gallinaro o di Villalatina, con la precisazione che la parte abitata era forse un terzo della superficie totale: il resto erano campi o ville o siti archeologici! Chiusa dentro le sue mura, sfolgorante di maestosi palazzi unici al mondo e di centinaia di splendide chiese, le antiche vestigia, le opere uniche di Raffaello e di Michelangelo e di Caravaggio, una isola tagliata fuori dal resto: ecco perché da sempre motivo di nostalgia, meta continua non solo di pellegrini ma di artisti, di visitatori di ogni provenienza, di sovrani, di diplomatici: molti, una volta arrivati, si rendevano conto che in realtà fino ad allora non avevano mai vissuto! E quanti di loro, presi dall’incanto, non tornavano più alle proprie case. Che cosa dunque doveva mai essere questa Roma! E gli abitanti? Poche decine di migliaia, compresi preti, monaci, suore, trovatelli e orfanelli e sagrestani. Una componente sostanziosa, un quarto se non la metà della popolazione civile, erano i ciociari immigrati a partire dalle ultime decadi del 1700: in effetti la Ciociaria, l’ampia regione distesa al di qua del Tevere e dell’Aniene, è stata sempre “l’ombra di Roma”, come qualcuno si è espresso, per connotarne l’intima e essenziale simbiosi. Quanto invece avvenuto dopo il 1870 fino ad oggi è simile a una corsa all’oro che tutto ha travolto e stravolto, anche nella popolazione che oggi più che mai è eclettica e cosmopolita, milioni, fino a chiedersi: chi sono e quanti i ’romani’ veri? Difficile rispondere, ma possiamo affermare che i ciociari ormai romanizzati nel corso degli ultimi due secoli e quelli presenti da qualche generazione o meno, sono in totale a mio avviso almeno quattrocentomila. Tale cifra è un po’ superiore a quella a suo tempo proposta da Clelio Darida, sindaco della città negli anni ’70. Tutto ciò per dimostrare che la presenza ciociara nella città, in ogni ganglio della esistenza, è preponderante e determinante, non solo a presiedere la Corte dei Conti o una sezione della Cassazione o sulla cattedra universitaria o sulla poltrona ministeriale. Nel cinema alla città Eterna hanno contribuito a dare gloria e celebrità nomi quali Gina Lollobrigida da Subiaco, Nino Manfredi da Castro dé Volsci, Marcello Mastroianni da Fontana Liri, Tina Lattanzi da Alatri, quel grandissimo che fu Giuseppe De Santis da Fondi, regista di ‘Riso Amaro’ e di ‘Non c’è pace tra gli ulivi’ e di altre perle. Tra questi immortali aggiungiamo quell’altro immenso che è Ennio Morricone originario di Arpino, le cui melodie e motivi vengono perfino fischiettati, in tutto il mondo. Nella musica, sempre citando a memoria, incontriamo don Licinio Refice originario di Patrica, genialissimo, tutto ancora da capire veramente, già Maestro di Cappella a Santa Maria Maggiore; Giuseppe Micheli da Ripi poeta e compositore di testi per canzoni e studioso e scopritore e promotore della canzone e della stornellata romana; astro di Roma e del mondo intiero è stato Severino Gazzelloni da Roccasecca, il flauto d’oro, maestro a Santa Cecilia; nelle arti scultoree hanno dato lustro e onore alla città Amleto Cataldi originario di Castrocielo, definito giustamente lo scultore di Roma: sue opere magistrali al Quirinale, alla Banca d’Italia, alla Protomoteca Capitolina, al Senato, nelle istituzioni museali, opere e monumenti nell’ambito cittadino quale ‘La fontana della Ciociara o dell’anfora’ al Pincio, i gruppi scultorei nel Villaggio Olimpico, la Vittoria sul Ponte Vitt.Em.II, il monumento agli studenti alla Univ.la Sapienza, il monumento alla Guardia di Finanza; altri scultori ciociari romani furono Domenico Mastroianni da Arpino, insuperabile plasmatore e modellatore della terracotta le cui Vie Crucis in argilla o in bronzo decorano gran parte delle chiese romane; lustro ha dato a Roma anche Eleuterio Riccardi originario di Colfelice grazie ai suoi ritratti scultorei e alle sue opere pittoriche. Spiccano poi personaggi che a Roma hanno rappresentato dei fulmini, dei fuochi pirotecnici, per idee e per iniziative: come si possono circoscrivere i quattro fratelli Bragaglia da Frosinone tra i quali quel guizzo di eternità che fu Anton Giulio? Oppure Antonio Valente da Sora che ha dato, a Roma ma anche al mondo, numerosi contributi di realizzazioni architettoniche e scenografiche e di innovazioni teatrali? Oppure quella Anna Letizia Pecci detta Mimì da Carpineto che coadiuvata da quell’altro enciclopedico ciociaro di Fondi Libero de Libero letteralmente inondò e civilizzò ancor più Roma con irripetibili mostre personali di artisti dell’epoca e con manifestazioni ed eventi musicali altrettanto ineguagliabili e con episodi letterari e teatrali che hanno fatto la storia della città in quegli anni durante il Fascismo? Altrettanto arduo presentare con una frase quelle altre personalità ciociare che pure hanno lasciato indelebili impronte, non solo nella Città Eterna, nei settori e contesti in cui hanno operato: il Generale Rodolfo Graziani, Maresciallo d’Italia, da Filettino, amatissimo dai civili, un idolo per i soldati; Michele Biancale da Sora, le cui lezioni alla Univ. la Sapienza sull’arte erano diventate quasi una occasione di convegno e di incontro tanto erano considerate e stimate; nella cultura e scienza romane hanno lasciato il loro segno anche Augusto Beguinot da Paliano per gli studi sulla botanica della regione; Nicola Parravano da Fontana Liri chimico famoso, specialista degli acciai e delle leghe metalliche, professore alla Sapienza e Accademico dei Lincei. Don Luigi Pietrobono, originario di Alatri, dell’ordine degli Scolopi, professore al vecchio e nobile Istituto Nazareno, poi preside del medesimo, il più illustre studioso di Dante: è dalla sua aula che irradiavano le sue attese interpretazioni e letture dantesche. Altro ciociaro, pure di Alatri, che dalla sua cattedra alla Università la Sapienza di Roma svolgeva lezioni e corsi sul sanscrito, le lingue indoeuropee e sui fenomeni linguistici e fonologici del Lazio soprattutto, con grande successo e ammirazione fu Luigi Ceci. E anche nel campo politico e amministrativo la presenza ciociara ha lascito la sua impronta nella città eterna: Erminio Sipari, originario di Alvito, per molti anni deputato e attivissimo nella tutela e valorizzazione della natura e degli animali tanto da divenire il promotore e fondatore del Parco Naz.d’Abruzzo; Maria Antonietta Macciocchi, da Isola del Liri, un caleidoscopio di donna, che riversò su Roma fasci di luce mai visti prima: come deputata, come militante del PCI, come giornalista fuori del comune, come promotrice dei diritti delle donne, come polemista e panflettista infinita, come cosmopolita. Altro ciociaro, di Lenola, che pure ha lasciato la sua orma anche in tutte le borgate romane è stato Pietro Ingrao, militante comunista. Notevoli anche le presenze ciociare nella stampa, nella televisione, nella musica, nell’arte, nello sport…Numerose cariche e impegni ricopre Mons. Vincenzo Paglia da Boville Ernica, tra le quali quella di consigliere spirituale della prestigiosa Comunità di S.Egidio in Trastevere; ruolo di rilievo nell’ambito delle relazioni internazionali della Chiesa ha rivestito il Card. Benedetto Aloisi Masella da Pontecorvo.
Michele Santulli