Sabrina Persechino dall’Architettura alla Moda per Alta Roma Alta Moda 2014

abito in  raso di seta ispirato alle travi longitudinali del MAXXIAbbiamo da poco finito di assistere alla sfilata della collezione di Sabrina Persechino per Alta Roma Alta Moda 2014. Eccellente la scelta della location: il MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, un’opera architettonica maestosa che ospita l’arte contemporanea. Presente alla sfilata un parterre di ospiti di eccezione: Gabriele Rossi, Enrica Bonaccorti, Massimo Lopez, Matilde Brandi, Laura Lattuada, Cinzia Leone, Elsa Di Gati, Beppe Modense, Eleonora Daniele, Sidney Rome, Nino Lettieri, solo per fare alcuni nomi. Il design della Collezione è affidato all’architettura, disciplina dalla quale la Persechino proviene. Il concept della sfilata è da ricondurre alle parole del grande Renzo Piano: “L’architettura è un’arte. Usa tecniche per generare emozioni e lo fa con il proprio linguaggio fatto di spazio, proporzioni, luce e materiale. Per un architetto la materia è come il suono per un musicista o le parole per un poeta.” Il parallelo con la moda è esplicito come riconosce la stessa Persechino: “La moda è un’arte che genera emozioni, fatta di tessuti, texture, materiali, finiture, tagli, cuciture, sapienti manifatture. Progetto un abito come faccio per un edificio: piante, prospetti, sezioni, proporzioni, tagli, luci e ombre che avvolgono la figura umana.” Gli abiti della sua collezione Primavera/Estate 2014 sono dunque il risultato dell’analisi e della scomposizione estetico-prospettica di alcune opere di tre tra i più grandi architetti contemporanei: Zaha Hadid, Jean Nouvel e Renzo Piano. Haute Concrete, questo il nome della collezione, nasce dal dialogo della Persechino con questi tre grandi dell’architettura odierna. Haute Concrete segnala inoltre il legame simbiotico tra i materiali che, aggregati, compongono gli abiti, intesi come struttura. Haute Concrete anche perché la miscela, fatta principalmente di sete e metalli, imita il processo di preparazione del calcestruzzo armato, conglomerato artificiale costituito da una miscela di legante, acqua e aggregati (sabbia e ghiaia) gettato in casseforme di legno con anime di ferro. Al di là dei colti riferimenti tecnici di quest’artista in passerella abbiamo visto sfilare abiti la cui bellezza toglie davvero il fiato. Procediamo però con ordine, seguendo il suo percorso. Da Zaha Hadid vengono ripresi il MAXXI e il Ponte-Padiglione di Saragozza. Del primo viene evidenziata la struttura con le travi che seguono la plasticità delle pareti, come le linee decise, sinuose e parallele degli abiti percorrono i corpi delle modelle avvolti nel rosso sensuale del raso di seta (in foto). Del Ponte-Padiglione, costruito per l’Expo 2008 il cui tema era Acqua  e Sviluppo Sostenibile, vengono riproposti, nella lavorazione dei tessuti, i cosiddetti “baccelli”. Ad un tema come quello dell’acqua doveva essere associato il bianco. Di Jean Nouvel riprende l’Istituto del Mondo Arabo di Parigi e il Burj Doha in Qatar. La texture mutevole dei vestiti assomiglia alla facciata parigina dell’Istituto che muta a seconda dell’inclinazione dei raggi solari. La geometria del mondo islamico d’altronde richiama la jali: una griglia perforata che consente di vedere senza essere visti, così da preservare l’intimità familiare. Gli abiti blu-indaco in pura seta con catene e motivi stellati esaltano i merletti-jali e sono ispirati al macramè metallico del rivestimento della Torre di Doha. L’architetto italiano Renzo Piano viene ad essere riscoperto con i richiami al Jean-Marie Tjibaou Cultural Center in New Caledonia e la Banca Popolare di Lodi. La verticalità della prima struttura, famosa tra l’altro per essere in grado di produrre un suono simile al fruscio degli alberi, trova un canale espressivo nei tagli sulle sete, principalmente sui bustier. Le gonne ampie come le mantelle riprendono l’ariosità dei gusci; al bambù deve essere invece ricondotta la scala cromatica degli abiti che vanno dal verde al marrone. Frange impreziosite da cristalli e lustrini ferrosi richiamano la Banca Popolare di Lodi fatta di lastre di vetro sospese tra cavi e pendini in acciaio con un giunto fermavetro. La lavorazione di resine interne e invisibili e impunture sulla seta è ispirata al sistema di pannelli acustici, ovali e convessi. La terracotta è una scelta di colore dovuta.

 

Pasquale Musella

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