Salviamo l'Italia

“O patria mia, vedo le mura e gli archi,
E le colonne e i simulacri e l’erme
Torri degli avi nostri,
Ma la gloria non vedo,
Non vedo il lauro e il ferro ond’eran carchi
I nostri padri antichi”.
(Giacomo Leopardi, All’Italia, 1818)

Nell’anno in cui si festeggia il 150° anno di vita della nostra Patria, siamo chiamati a rispondere ad un nuovo quesito: non più, chiaramente, “se si può fare l’Italia”, come i nostri Padri fecero nei primi anni dell’Ottocento, ma se “la si può salvare”. La prima domanda era dettata dalla speranza, la seconda è dettata dalla disperazione. Da cosa “la si deve salvare”? Da scandali, corruzione, tendenze populiste, cultura dell’apparenza, egoismi regionali, xenofobia, scarso senso civico… Non a caso il saggio comincia con la metafora dell’Italia piangente sulla tomba di Vittorio Alfieri, situata in Santa Croce a Firenze: tutta l’Europa ci prende in giro e guarda con orrore e scherno le figure della più recente politica; senza dimenticare di citare, con ribrezzo, il ruolo assunto dalla donna nell’odierna società italiana. Al quesito “perché salvare l’Italia?” risponde con un secco “si”, il noto professore di origini inglesi di Storia dell’Europa Contemporanea dell’Università di Firenze, Paul Ginsborg, che, dal gennaio del 2009, può definirsi italiano a tutti gli effetti. Il docente ragiona sull’attuale condizione dell’Italia mettendo costantemente in relazione e confronto gli italiani del nostro tempo con i patrioti del Risorgimento, il loro pensiero, la loro azione. L’intento non è senza dubbio quello di narrare la storia del Risorgimento, quanto quello di stabilire quale sia stato il contributo delle diverse componenti del passato italiano alla realtà della narrazione di oggi. Il saggio è articolato in quattro brevi capitoli: dopo il primo, in cui viene posta la fatidica domanda, segue il secondo in cui si analizza il posto che l’Italia dovrebbe occupare nell’Europa e nel mondo moderno. Nel terzo capitolo ci si chiede da chi e da cosa si debba salvare l’Italia. Il quarto e ultimo tratta del fattore umano: chi salverà l’Italia e con quali mezzi. La risposta affermativa del novello cittadino italiano è supportata dall’elencazione delle virtù italiane che diventano i mezzi necessari per salvare l’Italia: l’esperienza dell’autogoverno municipale in primis, come processo di autoeducazione concepito secondo lo spirito che animava l’amor di patria risorgimentale e che Ginsborg ritrova nella vocazione europeista di Altiero Spinelli. L’uguaglianza: in un momento in cui nel nostro paese regna la più totale diseguaglianza. In definitiva il valore della mitezza e della fermezza, quell’amore per la pace e il rispetto dell’altro che deve essere la base di un nuovo contratto nazionale (o patto tra tutti gli italiani), inteso dunque come abitudine al confronto civile, al rispetto, allo spirito di accoglienza che sta alla base della democrazia, nonostante in passato ci siamo macchiati di cruente azioni (il capitolo comincia proprio con il ricordo degli avvenimenti del 1937 ad Addis Abeba quando non solo le truppe, ma anche i civili italiani massacrarono la popolazione locale). Ma questo, altro non è che un episodio della lunga storia italiana, in cui ci sono anche altri episodi che possono essere letti attraverso la lente della mitezza, ad esempio possiamo senza dubbio citare l’articolo 11 della Costituzione Italiana, il quale afferma che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”, un chiaro messaggio di pace, ma soprattutto una dimostrazione illuminata dello spirito costituente. Non sono senza dubbio da dimenticare tutte quelle figure di intellettuali e di politici, Altiero Spinelli e Giorgio La Pira per il passato e Fausto Bertinotti (il quale nel 2000 è stato premiato dal Riformista “Per la revisione delle radici comuniste, per il ripudio della violenza come strumento di lotta politica, per la condanna senza se e senza ma del terrorismo anche se islamico, e per la rifondazione del suo partito come forza di governo”) per il tempo moderno, che propongono e si fanno portavoce di un’idea diversa di modernità non basata sulla violenza, ma sulla cooperazione e sul rispetto reciproco.

Cinzia Murgia


Paul Ginsborg, Salviamo l’Italia, Einaudi, pagine 133, 10 euro

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