Da oggi al 27 febbraio la galleria Alfonso Artiaco ospita l’esposizione dedicata a Max Neuhaus.
Sul finire degli anni ’60 un musicista ebbe un’idea geniale: invece di far ascoltare registrazioni di suoni industriali, tegami da cucina, sintetizzatori elettronici ecc. in sale da concerto – più abituate ai violini ed ai fiati delle sinfonie di Beethoven – portò il pubblico in giro per la città, guidando l’ascolto di suoni di paesaggi urbani che si sentono tutti i giorni, ma che nessuno ascolta veramente.
L’autore, conosciuto col nome di Max Neuhaus, scomparso da pochi anni, con queste “opere” – chiamate, guarda caso, Listen – diede inizio ad una serie di studi artistici denominati Sound Art.
Benché egli stesso non volesse fondare alcun movimento artistico (anche perché di vero e proprio movimento non si tratta) sta di fatto che da quel momento abbandonò la carriera di percussionista per dedicarsi interamente ad installazioni sonore, catalogabili a metà strada tra il panorama musicale e quello artistico, ma forse più prossime a quest’ultimo.
Infatti ecco cosa diceva appena un anno prima della sua scomparsa: “Non è forse più così inusuale oggi, ma in quel periodo eravamo solo in tre o quattro a fare questo tipo di cose. Tuttavia, più miglioravo e più le persone pensavano che quello che stavo facendo era, per così dire, ‘musica’. Così ho dovuto, in quanto musicista, suicidarmi” La sua opera può considerarsi come una “scultura di suono”, innovativa proprio in quanto utilizza il suono come materiale plastico creando opere sonore, i sound works, che nascono dall’interazione tra suono “emancipato” e lo spazio, fruibili come personali esperienze acustiche. Una parte fondamentale del lavoro di Neuhaus riguarda la rappresentazione grafica delle sue opere sonore.
La Galleria Alfonso Artiaco in questa occasione presenterà una sezione di disegni di Max Neuhaus. Per rappresentare i suoi lavori, l’Artista utilizza una copèpia di dittici in scala ridotta. La coppia è composta da un’immagine accanto ad un testo scritto su carta trasparente. Tra essi si stabilisce un gioco dialettico che scorre su linee, colori primari e grafite. I colori corrispondono ai suoini, mentre la grafite traccia i confini dell’area che occupa l’istallazione. I testi fungono da supporto ai disegni e viceversa. “Per me i disegni sono modi di esprimermi. Dichiarazioni, indicazioni e tracce dei miei lavori sonori invisibili. Essi li circoscrivono, come i disegni degli scultori circoscrivono le loro opere visibili. Parlano lingue diverse, al di là del mezzo sonoro, e non possono essere scambiati per riduzioni o imitazioni. Limitati al mezzo che li esprime, non rivelano ciò che accade realmente quando il suono impegna la mente in un luogo. Il viaggio attraverso questa esperienza può essere compiuto da ciascun individuo nell’atto di percepire l’opera sonora. Questi disegni quindi non sono né guide per tale esperienza né descrizioni di essa.
Essi sono tuttavia manifestazioni di dee, catalizzatori che producono associazioni di pensieri, memorie attive, punti di vista e proiezioni di ciò che il pensiero può diventare.” Negli ultimi quattro decenni Neuhaus ha creato un gran numero di opere sonore per vari ambienti, tra cui opere permanenti negli Stati Uniti. La più famosa è Times Square a New York. Ma ci sono anche la Kunsthaus di Graz, in Austria, il Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea, Italia; CAPC Musée d’Art Contemporain, Bordeaux, Francia, il Palazzo AOK, Kassel, e la città di Stommeln, in Germania, insieme a numerose opera temporanee in musei e mostre (il Museum of Modern Art, il Whitney Museum of American Art, e la Torre dell’Orologio a New York City, ARC, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Centre National d’Art Contemporain, Grenoble, Francia, la Kunsthalle di Basilea e il Kunsthalle Bern, Switzerland, Documenta 6 e 9, Kassel, in Germania, e la Biennale di Venezia, Italia), e numerose mostre personali dei suoi Drawings
Le installazioni più note sono caratterizzate da un suono unico e continuo emesso da fonti non visibili all’occhio dello spettatore, che creano un sottofondo tenue, quasi un rumore di fondo in lontananza. Spesso poste anche in ambienti naturali, le installazioni mirano ad essere, come afferma lo stesso artista, più delle “presenze che dei suoni”. Devono suscitare interesse senza infastidire: il loro compito sta infatti nel catalizzare l’attenzione delle persone ai suoni già presenti nel luogo, oltre che a quelli da loro stessi creati.
I suoni di Neuhaus sono ben lontani dal voler essere un brano musicale, bensì un tramite per la scoperta del mondo sonoro che ci circonda fino ad arrivare alla percezione più cosciente della realtà intera.
Il merito più grande che un artista come Max Neuhaus ha avuto risiede nella considerazione della musica come strumento di conoscenza, strumento che non è a se stante né vive isolato è continuamente ed ontologicamente tutt’uno con la realtà. Lo spazio non è mai neutro, perché è occupato dal rumore, dal suono, sempre, è il territorio ad occupare lo spazio, sono i suoni della natura e noi dobbiamo operare per creare la giusta interazione tra il nostro rumore e quello della natura.
Napoli – dal 16 gennaio al 27 febbraio 2015
Scolpire col suono – Max Neuhaus
Grazia Manna