«STANDING ON THE EDGE OF THE WORLD» La “maturità etico-estetica” di Georg Baselitz

 

Dal 4 marzo al 18 giugno 2017, il Palazzo delle Esposizioni di Roma ospita la mostra Georg Baselitz. Gli Eroi, a cura di Max Hollein e Daniela Lancioni. La rassegna, co-prodotta da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Städel Museum di Francoforte, Moderna Museet di Stoccolma e Guggenheim Museum di Bilbao, è incentrata sulla serie di dipinti Eroi, realizzata dal pittore e scultore tedesco Georg Baselitz (Kamenz, 1938) fra il 1965 e il 1966.

Hans-Georg Rem nasce nel borgo sassone di Deutschbaselitz (attualmente un quartiere di Kamenz) e decide, appena diciottenne (1956), di inseguire il sogno dell’arte, iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti di Berlino Est, dalla quale, in seguito al rifiuto di impiegare le vacanze estive lavorando in fabbrica, come previsto dal regolamento, viene subito espulso per “immaturità sociopolitica”. Nel 1957, si trasferisce a Berlino Ovest, dove completa gli studi e, con lo pseudonimo di Georg Baselitz (in onore della sua città natale), inizia a farsi conoscere, tenendo, nel 1963, la sua prima mostra personale, che vede il sequestro di alcuni dipinti, tra cui La grande notte nel secchio e Uomo nudo, ritenuti scandalosi. Due anni più tardi, grazie a una borsa di studio, soggiorna per la prima volta a Firenze, città nella quale farà ritorno una decina d’anni dopo, fra il ’76 e l’’81. Particolarmente affascinato dal nostro Paese, nel 1987, allestisce uno studio a Imperia, dove ancora oggi vive e lavora. Fra le più importanti rassegne internazionali a cui ha preso parte, si ricordano la Biennale di San Paolo del Brasile (1975) e la Biennale di Venezia (1980), in qualità di rappresentante della Germania. Nel 1995, il Guggenheim Museum di New York ha organizzato una grande retrospettiva del suo lavoro e, nel 2004, gli è stato conferito il “Praemium Imperiale” per la pittura.

Nato e formatosi in una fase di totale distruzione dell’ordine e dei valori tradizionali, Baselitz avverte la necessità di salvare il salvabile, rovistando fra le macerie di quelli preesistenti. Il desiderio di rianimare l’identità storico-culturale tedesca lo ha allontanato tanto dal Realismo socialista, imposto nella DDR (Repubblica Democratica Tedesca), quanto dalla pop art e affini, diffusasi nella DBR (Repubblica Federale Tedesca), inducendolo al recupero del linguaggio, pre-espressionista e neo-espressionista, di maestri dell’Ottocento, come Van Gogh, e del Novecento, come Jean Fautrier, Jackson e Francis Bacon. La sua pittura si è sviluppata così in direzione di un’originalissima sintesi fra figura e astrazione, raggiungendo il suo culmine, nel 1969, con il capovolgimento delle tele, che ha segnato la definitiva conquista dell’indipendenza delle immagini dipinte dal loro contesto oggettivo d’origine.

Il ciclo degli Eroi, realizzato di ritorno dal primo soggiorno fiorentino, permette di individuare, nel senso di un isolamento combattivo e anticonformista, il filo conduttore di tutta la sua vasta e varia produzione. Protagonisti dei circa settanta dipinti esposti sono personaggi, non ancora capovolti, ma già svuotati della loro storia: personaggi fragili, sofferenti, sconfitti dalla guerra, lacerati nell’animo prima ancora che nell’abito; solitarie presenze in angoli del mondo distrutti; eroi senza gloria, che smentiscono l’ingannevole immagine dell’uomo ostentata, prima dalla propaganda dei regimi totalitari e, in seguito, dall’ideologia del boom economico occidentale, confermando che qualcosa, per Baselitz, «si trova sotto la tela»: è la fine degli ideali astratti e la nascita di un’arte che sia veramente umana.

Dopo la tappa romana, la rassegna, già presentata a Francoforte e a Stoccolma, sarà trasferita a Bilbao.

 

Giada Sbriccoli

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