Ennio Bìspuri dedica la sua «definitiva biografia artistica» edita da Gremese, a Totò attore di teatro e, soprattutto, di cinema. Non tralascia però di ricordare l’attività televisiva e quella d’interprete di spot pubblicitari nonché quella di doppiatore del grande comico napoletano.
Nel saggio introduttivo, L’attore Totò: una fenomenologia globale (pp. 11-45), Bìspuri affronta due questioni: quella della riscoperta dell’attore da parte della critica alla quale si contrappone la continuità del favore del pubblico e quella, più importante dal punto di vista storico critico, del rapporto Totò Pulcinella. Non c’è identificazione tra i due, ma piuttosto la comune appartenenza alla tradizione comica napoletana e alla tradizione della commedia dell’arte.
All’inizio ci fu la creazione di Totò «marionetta», indi il processo di maturazione e l’acquisizione da parte dell’attore dell’«intera gamma dei suoi registri recitativi» (p. 23), i quali affondano, a detta di Bìspuri, in un nucleo costituito dall’essere clown, dalla convivenza in lui di comicità e tragicità, dell’aspetto buffo e di quello malinconico. L’accentuata mimica del volto, la gestualità, la capacità di dire la battuta beffarda e dissacrante, si calano nella realtà quotidiana dell’uomo qualunque di Napoli, del cui spirito Totò è il grande interprete. Bìspuri fa notare, sfatando il luogo comune che assegna il ruolo preponderante nell’arte di Totò alla mimica e alla gestualità, come sia piuttosto il linguaggio «la chiave per comprendere la specificità e la grandezza della sua recitazione» (p. 36).
L’attore arrivò al cinema dopo avere calcato a lungo le tavole del palcoscenico. Nel teatro, che egli amava profondamente e sicuramente più del cinema, si svolse infatti il suo apprendistato, si compì la sua formazione. Il secondo saggio, La formazione teatrale di Totò (pp. 47-71), ripercorre le fasi della sua carriera teatrale, una sorta di parabola iniziata nel 1919, con le “staccate”, spettacoli allestiti in provincia il sabato e la domenica, e con le “periodiche”, spettacoli domestici che allietavano i pomeriggi domenicali della Napoli bene. È qui che il comico creò la sua prima maschera e trovò l’essenza della propria recitazione, quella stessa che avrebbe portato nel cinema.
Vennero gli anni 1925-1927, la recitazione di Totò si fece più sicura, arrivò il successo in tutta Italia; a questo punto era l’attore stesso a creare le proprie macchiette, che nascevano dell’osservazione della realtà e dallo sforzo di riprodurla. Egli divenne, secondo Bìspuri, la massima espressione dello stile recitativo risalente alla commedia dell’arte, stile che «senza mai esagerare, lasciava sempre aperta all’attore un’infinita possibilità di situazioni drammaturgiche e di situazioni nuove» (p. 54). Soprattutto dopo la guerra, l’attore scelse d’interpretare le grandi riviste e fu proprio da queste che iniziò la fase discendente della sua carriera; siamo agli anni 1946-1947 e il «personaggio che Totò aveva creato per il teatro – con il fracchino, la bombetta, i pantaloni a “zompafossi” e i calzini a righe –» (p. 67), rimaneva in secondo piano. Cominciò a sembrare provinciale e fuori tempo, mentre nella sua recitazione faceva capolino un fastidioso manierismo.
Totò ormai cieco recitò per l’ultima volta, nei panni di Otello, il 5 maggio 1957 al Teatro Politeama Garibaldi di Palermo. L’addio al cinema venne nel 1967, anno della sua morte.
Gli ultimi film da lui interpretati furono quelli della cosiddetta trilogia (Uccellacci e uccellini, 1966; La terra vista dalla luna, 1967; Che cosa sono le nuvole?, 1967) diretta da Pier Paolo Pasolini. Il nome di Pasolini ci offre l’occasione di sottolineare come Bìspuri in questo suo libro sfati il luogo comune secondo il quale Totò fu diretto soltanto da registi mediocri.
Come ciò non sia vero può essere verificato leggendo la parte della biografia dedicata alla filmografia dell’attore (pp. 77-496). In essa, frutto di un’attenta ricerca, i film sono elencati in ordine cronologico con il seguente schema espositivo: dati identificativi, indi Sinossi, Informazioni generali e analisi critica del film, La recitazione di Totò. Non si deve pensare a una semplice schedatura, ma piuttosto a un’approfondita analisi che, nel proprio spessore, costituisce non soltanto una fonte di conoscenza, ma anche una lettura piacevole e un’occasione perché il lettore possa mettere a fuoco le tante immagini che Totò attore ha lasciato nella memoria di ciascuno di noi.
Mirella Saulini
ENNIO BÌSPURI, Totò attore. La più ampia e definitiva biografia artistica, Roma, Gremese, 2010, pp. 511, € 35,00.