Le dame russe d’altri tempi, le fanciulle grunge, le viaggiatrici dai sandali leggeri, le hippy del terzo millennio con i cappelli in paglia fiorentina: in passerella per Wion, tante donne diverse e la consacrazione dello stile oltre la moda.
Sono due le osservazioni che si fanno passando in rassegna il lavoro dei dodici finalisti dell’edizione 2013 di Who Is On Next?: la prima è che sono estremamente differenti tra loro. La seconda è che, nonostante queste differenze, riescono tutti a trasmettere un’immagine di donna molto precisa, espressione di un mondo e di una visione della moda personale e sviluppata. Sofisticate ed elegantissime le signore che vestono Esme Vie– brand primo classificato nella sezione abbigliamento, creato dalle stiliste Julia Voitenko e Daria Golenko– e Greta Boldini– nato come atelier di haute couture dal lavoro di Michela Musco e Alexander Flagella– ma agli antipodi geografici e stilistici. Altere dame russe dal portamento lento le prime, con un’educazione francese nel gusto e nei-pochissimi- severi modelli che indossano da mattina a sera, declinandoli in pochi colori neutri e serrandoli in collier e polsiere big size; giovani, sorridenti dive– magari americane ma vestite in via Sistina– che scelgono di portare con rilassata freschezza top in seta e abiti dai ricami preziosi anche ai bordi di un campo da tennis. Meno classicamente chic, ma non per questo senza personalità, le icone mandate in passerella dagli altri tre brand finalisti: una fanciulla grunge in bomber leggero e maxigonna quella voluta da Antonio Romano e Francesco Alagna per Comeforbreakfast; una ragazza senza nessun orpello in camicia leggera e gonna al ginocchio austera per l’austriaco- ma milanese di adozione- Arthur Arbesser, primo classificato a pari merito per il pret-a-porter; una signorina a tinte vivaci e bluse con un’originale stampa a mosca da Quattromani, il brand sardo disegnato da Massimo Noli e Nicola Frau che, grazie a tagli geometrici e inediti accostamenti di tessuti, guadagna anche la menzione speciale della giuria. Tante anime diverse anche per le donne che hanno ispirato i finalisti della sezione accessori: vincono le calzature dell’inglese Paul Andrew, che ha lavorato a lungo per brand come Calvin Klein e Alexander McQueen, e ora disegna ballerine affusolate e decolletee sofisticate con stampe create da lui; ma piacciono anche le infradito componibili, da viaggiatrice chic, di Ka-Mo, marchio romano di Camilla Stipa, i sandali colorati e altissimi di Melis Yildiz, creati dalla designer di origine turca Melis Paciotti e, completamente all’opposto, gli stivaletti unisex e dallo spirito rock di Memento Duo di Fausto Poli. Spazio anche ai gioielli delle toscane Simona Cassai e Marta Saletti, che con il marchio LedaOtto fanno indossare le piante dei più celebri edifici del mondo su collane e orecchini opulenti ma eleganti, e quelli dal design geometrico di Coliac, brand della stilista Martina Grasselli, già autrice di collaborazioni con Jean Paul Gaultier, Stella McCartney e Christian Louboutin. Grandi assenti della sezione accessori, borse riconoscibili e dallo stile definito come quelle viste nel 2012, ma presenti- anche a Roma, dopo la vittoria del mese scorso a Pitti nella categoria uomo del concorso- Super Duper Hats di Ilaria e Veronica Cornacchini e Matteo Gioli, che sono partiti da una vecchia forma per cappelli per creare una visione del look tutta giocata intorno al ruolo di un accessorio che da anni non era così protagonista. L’edizione 2013 del più importante concorso di scouting della moda italiana va quindi in archivio con la bella immagine di un panorama fashion vivace e di grande valore, in cui convivono e si integrano perfettamente culture, visioni e tradizioni sartoriali molto differenti tra loro, e in cui a vincere sulla moda è lo stile personale, quello che trasforma un capo in emozione.
Claudia Proietti