Un artista cosmopolita conquistato dal fascino della città eterna. Grazie ad una grande esposizione monografica divisa in due sedi prestigiose, le Scuderie del Quirinale e Villa Medici, la capitale celebra Balthasar Klossowski, in arte “Balthus”, un personaggio simbolo del Novecento. A soli 15 anni dalla sua morte, la mostra, in programma dal 24 ottobre 2015 al 31 gennaio 2016, esplora l’enigmatico mondo di Balthus, nato a Parigi nel 1908 da padre polacco, un noto critico d’arte, e madre russa, una pittrice assidua frequentatrice di salotti culturali elitari.
L’esposizione, curata da Cècile Debray, affronta l’intero percorso artistico di Balthus: la collezione delle Scuderie del Quirinale ripercorre i vari passaggi della sua lunga vita, ne analizza le influenze artistiche e le peculiarità stilistiche, soffermandosi sui grandi capolavori; le testimonianze raccolte a Villa Medici approfondiscono il rapporto tra l’autore e Roma, mettendo in luce il suo processo creativo, l’uso dei modelli, le tecniche e il ricorso alla fotografia.
Una grande mostra (circa 200 opere) che è in grado di spiegare la vicinanza tra l’artista, di formazione mitteleuropea, e il nostro paese, da lui tanto amato fin dalla giovinezza. Dopo aver vissuto la sua infanzia tra Berlino, Parigi e Ginevra, nel 1926 Balthus visita per la prima volta l’Italia, rimanendo colpito dai grandi del Rinascimento, in primis Piero della Francesca. Il suo amore per il bel paese non finisce di certo qui: si appassiona al Realismo Magico e alla Metafisica di De Chirico, che lo trasporta verso quella staticità carica di mistero e introspezione che caratterizzerà i lavori degli anni trenta. Balthus amava interpretare l’arte figurativa, spingendosi fino allo studio di un tema considerato tabù: la sessualità infantile, un filo sospeso tra erotismo artistico e pornografia. Il suo realismo aspro finiva così per provocare non poche opposizioni, garantendogli però un’indiscussa singolarità. Così Antonin Artaud, commediografo francese da cui Balthus verosimilmente acquisì questa estetica “crudele”, scriveva dell’amico: “Attraverso la rivoluzione surrealista, attraverso le forme dell’accademismo classico, la pittura rivoluzionaria di Balthus riscopre una sorta di misteriosa tradizione”. In particolare, i libri del pastore Lewis Carroll ispirano il lato più fantasioso e fiabesco di Balthus: capolavori come “Alice nel Paese delle Meraviglie” e “Al di là dallo Specchio” suscitano nell’estro dell’artista una fascinazione che lo trasporta verso l’onirismo e il bizzarro. Forse una difesa dalla deformità dell’esistenza stessa, la mostruosità tuona in alcune opere esposte alle Scuderie, cariche di angoscia e inafferrabilità; quasi a voler riconciliare gli animi e addolcire la scena, i gatti sono i protagonisti di alcuni suoi capolavori come “Le Roi des Chats” o “Le Chat de la Mèditerranèe”.
Il suo amore per l’Italia trova completamento con l’esperienza del soggiorno romano presso Villa de Medici, dove ricopre la carica di direttore dell’Accademia di Francia. Nella capitale italiana l’artista trova finalmente quel filo conduttore tra passato e presente, a cavallo tra Metafisica e Rinascimento: durante questo lungo soggiorno, dal 1961 al 1977, Balthus restaura e trasforma uno dei luoghi monumentali più affascinanti di Roma, divenendo un punto di riferimento cruciale per la comunità intellettuale di quegli anni, da Guttuso a Fellini. Roma non ha dimenticato Balthus ed oggi offre al grande artista una celebrazione ricca e ambiziosa.
“Balthus” Scuderie del Quirinale / Villa Medici, Roma
24 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016
Francesco Consiglio