Una Donna Spezzata in scena al Teatro Belli di Roma

UNA DONNA SPEZZATADal 4 al 9 marzo al Teatro Belli di Roma va in scena Una Donna Spezzata, trasposizione teatrale dell’omonima trilogia di racconti della scrittrice e filosofa francese Simone de Beauvoir. La regia è di Rodolfo Martinelli. L’attrice protagonista è Isabel Russinova che, dall’anno scorso, ha aderito ad Amnesty International Italia. In occasione della Festa della donna si è dunque deciso di portare in scena un classico della letteratura femminista. L’8 marzo lo spettacolo sarà preceduto da una conferenza-dibattito alla presenza di Antonio Marchesi, Presidente della nota ONG. In quella sede alla Russinova verrà consegnata una pergamena per premiare il suo impegno nel campo dei diritti civili. L’attrice ha spiegato le ragioni che l’hanno spinta ad interpretare un personaggio femminile così difficile come quello descritto nell’opera della Beauvoir: “Sono anni che cullo l’idea di portare in scena ‘Una donna spezzata’. Ciò che mi ha davvero colpita della scrittura della Beauvoir è questa estrema sincerità e durezza con cui descrive le verità della nostra società, tirando fuori quello che molte donne hanno dentro ma non hanno il coraggio di svelare. Raccontarsi senza filtri è davvero molto importante, per quanto questo rappresenti solo il primo passo per sentirsi realmente liberi. La donna spezzata è una donna che non vuole mentire e vorrebbe dire le cose come stanno, ma che soccombe, affondando in una palude di luoghi comuni e stereotipi. Questo è il senso ultimo de ‘Una donna spezzata’, un personaggio che in fondo racconta ognuno di noi alle prese col malessere di questa società. Racconta di quanto sia difficile essere persone vere, sensibili, di come sia difficile dire la verità o semplicemente amare”. Lo spettacolo, che consiste in un lungo e drammatico monologo, vuole mettere in luce i meccanismi oppressivi della società borghese. Di fronte ad eventi luttuosi e terribili, come la morte di una figlia, la scoperta dell’adulterio da parte del marito, la separazione, la protagonista sprofonda in un universo di frustrazione e di solitudine. A farle compagnia, la sera dell’ultimo dell’anno, ci sono soltanto i rumori assordanti che provengono dalla strada e il baccano dei vicini. La donna soffre di insonnia e odia tanto il rumore quanto il silenzio. Gli eventi della vita l’hanno strappata via dalle sue certezze – hanno sporcato la luna, ripete in maniera ossessiva – e soprattutto le hanno fatto scoprire che le persone a lei più vicine, in particolare gli uomini che ha amato, le hanno voltato le spalle. C’è solo il baratro davanti al divano sul quale è distesa. Si trova al centro di una tremenda contraddizione esistenziale che, da un lato, le fa odiare tutto e tutti e, dall’altro, la spinge a desiderare di tornare con il marito, riabbracciare il figlio che è stato affidato al padre, potere passeggiare come gli altri per le strade di Parigi. Lo spettacolo coglie sicuramente la critica di Simone de Beauvoir alla donna borghese, vittima e artefice ad un tempo di una mentalità basata sull’apparenza e sul perbenismo, tralasciando l’aspetto della speranza che per bocca di una donna spezzata assume i contorni di un’intensa visione: “La porta si aprirà lentamente, e vedrò che cosa c’è dietro. C’è l’avvenire.” 

 

Pasquale Musella

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