Domenica 18 settembre 2016 si svolgerà, in settantaquattro località italiane ed in trentacinque Paesi europei, la Giornata europea della cultura ebraica, giunta alla sua 17ma edizione.
La manifestazione fu istituita nel 2000 al fine di abbattere pregiudizi e discriminazioni nei confronti del popolo ebraico, per il tramite della partecipazione diretta alla vita ebraica.
In questi anni l’evento è cresciuto di risonanza e partecipazione: la prima domenica di settembre oltre cinquantamila visitatori e centinaia di appuntamenti animano le nostre città.
Convegni, spettacoli, dibattiti, concerti e mostre permettono di aprire le porte dei luoghi e delle tradizioni ebraiche ai “goyim”, i Gentili, le genti “altre” che, nel corso della Storia, hanno nutrito diffidenza e maturato sentimenti ostili verso un popolo condannato ad un perenne esilio e marginalizzato nell’antisemitismo di carattere religioso e politico, sfociato nelle aberranti difese della razza dei pogrom sovietici e della Shoah.
L’occasione annuale di far conoscere il patrimonio storico, artistico e architettonico, fatto di noti personaggi, filosofi e artisti di cui spesso si ignora la matrice ebraica, permette di comprendere la complessa tradizione, trasmessa e preservata nei millenni.
Seguendo itinerari ebraici, assaggiando specialità kasher, assistendo a cerimonie religiose, rileggendo e dibattendo su tematiche spesso fraintese e rielaborate, si scoprono le radici comuni.
Ancora una volta la conoscenza è strumento di pacificazione, per favorire lo scambio, il dialogo, l’accoglienza ed il rispetto del prossimo, abbattendo i muri dell’odio, costruiti sull’incomprensione.
Una giornata di festa capace di coniugare impegno e svago, per mostrare il volto vivo e vitale del mondo ebraico.
Quest’anno il tema della manifestazione è dedicato al patrimonio linguistico: oltre all’ebraico liturgico della Torah, si tratterà delle due grandi varianti maturate nella diaspora del nord est Europa, lo Yiddish, e lo Judeo-Espanol, del bacino mediterraneo, e si approfondiranno i diversi dialetti italiani, come il giudaico-veneziano del primo Ghetto, il bagitto livornese, il ladino, lingua dei sefarditi migrati nella penisola iberica, il giudaico-torinese ed il giudaico-romanesco, parlato dal più antico insediamento ebraico fuori Haretz (testimonianze di comunità ebraica a Roma risalgono al II secolo a.C.)
L’argomento sarà declinato in molti modi, dal teatro ai concerti, dai laboratori alle conferenze, con iniziative aperte e gratuite e diffuse in quattordici Regioni.
Non ci resta che augurare: “Bruchim habaim!”
Sabrina Cicin