Zara entrò per caso in casa e restò per sempre nel cuore.
Cagna lupa pura, acquistata per guardiania, sin da piccola rischiò di morire, dapprima per gastroenterite, poi per displasia, ma era tenace e la spuntò. Soffrì la catena, gli spazi angusti ed il caldo torrido o il freddo intenso della sua cuccia di lamiera. Il piazzale d’asfalto di un magazzino fu il suo mondo e lo sfrecciare delle auto sul raccordo il suo passatempo. Quando il padrone decise di sposarsi, il viaggio di nozze per Zara fu il canile. Saputa l’intenzione, non avemmo cuore di assecondare quella scelta e ci mobilizzammo per trovarle una casa. All’epoca risiedevo in Tirolo e mi portai Zara certa di trovarle una collocazione confortevole. Misi un annuncio, ben decisa ad individuare un’adozione dignitosa. Zara pareva aver compreso: divenne un cane trasparente, vigile, silenziosa e circospetta, una presenza invisibile, ma inseparabile. Da quel momento, qualsiasi cosa facessi, Zara era lì. Anche nelle bramate passeggiate lungo fiume erano corse a testa indietro, impegnata a controllare i miei movimenti, a dedurre le intenzioni. Pian, piano ci abituammo a tenerci compagnia. Quegli occhi buoni ed espressivi, color gratitudine, avevano vinto la mia diffidenza gattara e, ben presto, alle scuse di volta in volta addotte, seguì “No,grazie, la cagna è stata adottata” …resta qui con me.
Della prima vita le restò col tempo solo il nome: Zara, per coincidenza la città di mio padre, esule di Patria.
I ricordi degli stenti forse le sopravvissero nel carattere mansueto, grata del suo tappetino, della ciotola sempre piena e del nostro amore sereno.
La nascita dei bambini ci fece temere gelosie riflesse, ma Zara, semplicemente, li amò, li adottò come suoi cuccioli glabri…fu per loro una mamma pelosa, custode gelosa del mondo intorno.
Visse con noi per 8 anni, regalandoci ricordi e risate, dedizione e compagnia. Il suo sguardo dolce si spense una sera di primo autunno, sulla collina dietro casa, teatro di tante scorribande. Salutata dal vento e dalla pioggia sottile, fitta, insistente, confusa alle lacrime.
Continuo a credere che non fu un caso a mettermi di fronte quel musetto, quasi sorridente, che ha saputo donarmi tanto affetto in cambio di un posto in famiglia, che nessuno potrà mai sostituire.
Sabrina Cicin