Come in una avvincente romanzo d’appendice, in cui si attende la prossima puntata per poter sapere come prosegue la storia, come si conclude, quali colpi di scena attendono gli osservatori, così la mostra in programma al Museo Boncompagni di Roma, dedicata all’opera di Zecchin e Cambellotti sulle Mille e una notte, è l’ideale prosecuzione di quella intitolata Spirito klimtiano. Galileo Chini e Vittorio Zecchin e la grande decorazione a Venezia, tenutasi alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro. Questa mostra romana ha consentito di accostare all’artista veneziano la figura del romano Duilio Cambellotti, che ha condiviso con Zecchin l’eclettismo dell’ispirazione e la passione per l’insegnamento delle arti applicate. Nel 1914 il veneziano fu incaricato di decorare le sale dell’Hotel Terminus di Venezia e realizzò una serie di dodici pannelli dipinti su tela raffiguranti scene tratte dalle Mille e una notte, pubblicate in quell’anno dall’Istituto Editoriale Italiano di Milano per la prima volta, con le illustrazioni proprio di Duilio Cambellotti. Non è possibile sapere se i due artisti si influenzarono a vicenda o anche se fossero semplicemente a conoscenza della produzione dell’altro, fatto sta che grazie al loro lavoro quest’opera straordinaria, con le novelle raccontate dalla seducente e straordinaria Sherazade al sultano per allontanare il momento della sua esecuzione, ebbero un successo eccezionale che dura tutt’oggi. L’esposizione presenta al pubblico sei di quei dodici pannelli, oltre ad una serie di vasi in vetro, realizzati dall’artista muranese, per la ditta Cappellini & Co. provenienti dalle collezioni di alcuni privati romani. Di Cambellotti, invece, sono esposte le venti tavole originali per le illustrazioni del volume edito da Treves, di proprietà dell’Archivio Cambellotti di Roma. Oltre a questi, una selezione di prime edizioni delle Mille e una notte, selezionate dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, tra cui la prima famosa edizione francese di Antoine Gallard. Come “ambientazione” delle tematiche raccontate dalla mostra, sono presentate due mattonelle persiane del XVIII secolo, a riprodurre il mondo di fiaba narrato nel libro, insieme ad una lucerna ad olio, simbolo tra i più significativi, risalente al periodo di composizione dell’opera, proveniente dall’Iran. L’oggetto rappresenta una delle fiabe più conosciute della raccolta, La lampada di Aladino, che è rimasta vivida nell’immaginario collettivo fino ad oggi. Questi manufatti sono stati prestati dal Museo Nazionale d’Arte Orientale di Roma. Di fatto l’esposizione è una testimonianza eccezionale di quanto fossero conosciute e popolari le fiabe orientali in Italia all’inizio del XX secolo e quale interesse enorme abbiano suscitato queste nei confronti dell’Oriente in ogni campo del costume sociale. Le Mille e una notte sono un’opera complessa e meravigliosa; Borges sostenne che avevano il titolo più bello della storia della letteratura, ma la loro genesi fu lunga e complessa e ancora oggi, pur esistendo moltissime edizioni critiche in tutto il mondo, nessuna può dirsi ancora definitiva. La loro attrattiva è rimasta inalterata nei secoli (prima stesura nel IX secolo) e oggi rivive nell’interpretazione straordinaria dell’estro di questi due grandi artisti italiani, forse non conosciutissimi ma di straordinaria importanza per la nascita del Modernismo nel Bel Paese.
Box informazioni:
Zecchin – Cambellotti e Le Mille e una notte
Roma – Museo Boncompagni Ludovisi Via Boncompagni, 18
dal 14 dicembre 2013 al 3 marzo 2014
info: tel. 0642824074
museoboncompagni.info@beniculturali.it
Patrizio Pitzalis