“Cantieri Meticci” è, insieme, un’associazione culturale, un collettivo di artisti e artiste, una compagnia teatrale.
“Cantieri”, perché si è sempre alla ricerca di nuove forme di incontro, di costruzione di “ponti”, di idee per far compartecipare tutte e tutti a un percorso in continuo divenire, privo di staticità. “Meticci” perché si mescolano culture, arti, esperienze, progetti e persone che apportano idee e risorse da varie parti del mondo.
In una realtà globalizzata, non solo come concetto astratto e sociologico, ma come vita quotidiana nelle nostre città, l’interculturalità deve diventare terreno d’incontro e di dialogo per non essere relegato a muro di incomunicabilità, diffidenza, marginalità. In sostanza, le città sono una fucina di meticciato sociale e laboratorio vivente di integrazione work in progress.
Nell’intervallo fra il primo lockdown e l’inizio del secondo, si è svolto a settembre 2020, l’atto conclusivo di un percorso con i relativi processi di partecipazione iniziati a giugno/luglio dello stesso anno. Artisti e artiste provenienti da 15 diversi Paesi, hanno usato il teatro come ponte di congiunzione tra arti e culture differenti.
Per esempio, quest’anno, alle tradizionali espressioni artistiche si è unito anche l’artigianato, con le manifatture, le decorazioni.
Che aspetto può avere la ripartenza? Come si può rappresentare la “risorgenza” da una pandemia che ha isolato ognuno e ognuna nel chiuso della propria dimensione personale, nel conosciuto nella comfort zone, ristretto i contatti sociali e creato barriere di diffidenza rinforzate dalla raccomandazione al distanziamento sociale, all’uso delle mascherine, al divieto di contatti fisici?
Sicuramente questa ripartenza si può esprimere con un’immagine. Che sia il tratto, il colore, la matita, il disegno. C’è chi ha portato un quadro. Una traccia di quello che ha vissuto, il suo sentire, l’immagine del “dove vogliamo andare da qui in poi”.
Questo “Treno del Ricomincio” deve essere un’occasione di incontro, per portare estro e idee, far conoscere nuovi progetti.
La voglia è tanta e lo dimostra l’ampia partecipazione all’iniziativa.
Certamente, è importante utilizzare l’arte e il teatro per creare occasioni di incontro, per mescolare le persone. La diversità, soprattutto ora che si tratta di “ricostruire”, è un valore aggiunto e l’integrazione è un elemento necessario della nostra società.
Un approccio che la città di Bologna, molto aperta da questo punto di vista, accoglie e incoraggia la loro attività. Come si legge nella Homepage del loro sito (https://www.cantierimeticci.it/), Cantieri Meticci “A Bologna attiva da anni laboratori che mescolano arti e persone diversissime, nella convinzione che per creare qualcosa di davvero nuovo c’è bisogno di andarlo a cercare e coltivarlo laddove nessuno aveva mai guardato. E così andiamo nei quartieri di periferia, nelle scuole, nei centri di accoglienza, nelle piccole biblioteche di quartiere, nelle parrocchie. E incontriamo persone: a volte riluttanti, a volte infastidite, spesso desiderose di raccontare una storia, e di impegnarsi in un progetto che li mette al centro”.
E, nonostante il Covid19, hanno trovato il modo e il mood per portare avanti questa opera di contaminazione fra arti, culture e persone diverse, promuovendo Porto Met, la rassegna, anche virtuale, della creatività della comunità urbana. L’idea è quella di rendere questo luogo “Un Porto a cui approdare per scoprire nuove voci, nuovi suoni, o il luogo in cui mostrare e condividere la propria arte”.
Ogni settimana, il palco del Met ospita musicisti/e, performer, compagnie teatrali, cineasti/e, mostre, presentazioni, tavole aperte e altro ancora.
Insomma, arte, territorio, sperimentazione creativa, dialogo culturale per soddisfare un bisogno primario della comunità di insediamento. Lo scopo è quello di “Accrescere esperienze di comunità con la condivisione di valori e ideali di apertura nel rispetto dell’Altro, ampliando la percezione culturale della comunità, per riscoprirne la partecipazione e incentivarne l’attivismo. Creare azione negli spazi è interrogarsi sulla loro valenza: l’arte acquista un valore differente in base allo spazio in cui viene agita”.
Tutto ciò con un’attenzione particolare e nel solco della “responsabilità”, personale e sociale.
Certamente un progetto non facile in questo specifico contesto.