“L’ignoranza e l’invidia non si sono fermate un istante nella sua carriera, ma non prevarranno mai contro di lui davanti alla posterità”. A dir questo di Auguste Rodin è Octave Mirbeau. Parole profetiche, viste le polemiche per l’arrivo a Roma della Porta dell’Inferno,presso le Scuderie del Quirinale per la mostra “Inferno” che si concluderà il 9 gennaio 2022. La mostra, che riunisce capolavori da Beato Angelico a Kiefer, forse per i tempi non facili che stiamo attraversando è stata tacciata di blasfemia. Sui social è stato tutto un postare, per contro, l’immagine della Porta del Paradiso di Ghiberti, e non sono mancate le catene umane con intonazione del sacro mantra Om. Ma è vero che proprio a Ghiberti si ispirò Rodin nel 1880 per la sua Porta. Erano anni in cui ai progressi di scienza e tecnologia si affiancava un profondo interesse peril soprannaturale, anche da parte di illustri esponenti del mondo politico e artistico. E Rodin, uomo incline all’introspezione e al pessimismo, non poteva essere insensibile alle tendenze del tempo. La Porta esprime travaglio, disordine interiore, il dibattersi tra timore della dannazione e bisogno di redenzione. In essa egli incluse le sue opere più significative come Il pensatore, nelle cui espressione intensa e tensione muscolare è espressa la forza del dilemma tra Bene e Male, e L’uomo che cade, colto nel momento della caduta nel peccato. I lavori della Porta si protrassero per molti anni, e il suo autore morì senza riuscire a vederla assemblata. Privilegio di cui noi oggi, invece, possiamo godere.
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di
Marina Di Domenico
7 Novembre 2021