Il Carcere di Opera, ufficialmente noto come “Casa di Reclusione di Opera,” è una delle istituzioni penitenziarie più significative e grandi d’Italia. Si trova nel comune di Opera, vicino a Milano. Inaugurato nel 1987, è diventato un punto focale per il sistema penale italiano, non solo per la sua grandezza e complessità operativa, ma anche per i programmi innovativi di riabilitazione e istruzione che vi vengono sviluppati.
Il Carcere di Opera è stato inaugurato durante un periodo di importanti riforme nel sistema penale italiano. Progettato per accogliere un numero crescente di detenuti, in particolare quelli con condanne a lungo termine, il carcere è stato costruito con strutture moderne, pensate per fungere da modello per altre istituzioni penitenziarie italiane. Con il tempo, Opera è diventato uno delle carceri più importanti d’Italia, sia per la dimensione che per la complessità operativa.
Si estende su un’area che copre parte del territorio di Milano e del comune di Opera. La posizione è stata scelta per la vicinanza a Milano, che facilita l’accesso a strutture legali e sanitarie, pur mantenendo un certo grado di isolamento tipico delle grandi istituzioni penitenziarie.
Il design della struttura riflette la doppia esigenza di sicurezza e riabilitazione. Il carcere ospita circa 1.400 detenuti, di cui la maggior parte sconta pene definitive. Tuttavia, a causa del sovraffollamento, un problema comune nelle carceri italiane, le celle originariamente progettate per un solo detenuto ora ne ospitano principalmente due, se non tre.
Opera è noto per le sue sezioni specializzate, inclusa quella dedicata al regime 41bis, che impone un isolamento severo per i detenuti condannati per crimini legati alla mafia. A tal proposito, è stato costruito un blocco di 92 celle specificamente per questi prigionieri, facendo di Opera il sito di detenzione con il maggior numero di detenuti in regime 41bis in Italia. La struttura include anche un centro medico con attrezzature avanzate per i detenuti con gravi condizioni di salute.
Nel corso degli anni, questo ha ospitato alcune delle figure più note della storia criminale italiana, evidenziando il suo ruolo centrale nel contesto della giustizia penale.
Alcuni dei suoi residenti sono stati: Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Giuseppe Graviano.
Questi detenuti sono stati sottoposti al regime 41bis, progettato per interrompere tutte le comunicazioni tra i leader mafiosi e le loro reti esterne.
Oltre ai mafiosi, Opera ospita anche una varietà di altri criminali di alto profilo, come: Renato Vallanzasca, conosciuto come “il Bel René”, uno dei gangster italiani più famosi e sfacciati degli anni ’70; Pietro Maso, noto per il brutale omicidio dei suoi genitori all’inizio degli anni ’90; Roberto Savi, capo della banda “Uno Bianca”, responsabile di una serie di rapine violente e omicidi negli anni ’80 e ’90.
Questi detenuti hanno contribuito alla reputazione di Opera come uno dei luoghi in cui sono rinchiusi i criminali più pericolosi e famigerati d’Italia.
Uno degli aspetti distintivi di questo penitenziario è il suo impegno verso la riabilitazione e il reinserimento sociale attraverso l’istruzione. Nonostante la presenza di criminali pericolosi, il carcere si distingue per i suoi programmi innovativi che mirano a trasformare le vite dei detenuti.
L’istruzione è un fattore fondamentale nel percorso di re-inclusione sociale delle persone detenute. Nel Carcere di Opera, l’istruzione non è vista solo come un diritto, ma come uno strumento di cambiamento personale e sociale. I programmi educativi offerti ai detenuti comprendono corsi di alfabetizzazione, formazione professionale e, soprattutto, l’accesso a percorsi universitari attraverso i Poli Universitari Penitenziari.
Il progetto del Polo Universitario Penitenziario dell’Università degli Studi di Milano è uno degli esempi più significativi di come l’istruzione possa trasformare la vita dei detenuti. Attivo dal 2015, questo Polo supporta gli studenti detenuti attraverso una rete di tutor e docenti universitari, facilitando il loro percorso di studi e offrendo loro la possibilità di partecipare a laboratori didattici e moduli formativi.
Dal 2008, il progetto “Leggere Liberamente” è stato uno dei pilastri degli sforzi riabilitativi di Opera. Questo programma, condotto dalla dott.ssa Barbara Rossi, utilizza la letteratura e la poesia come strumenti per coinvolgere emotivamente e intellettualmente i detenuti. L’obiettivo è quello di aiutare chi vive in regime detentivo a esprimersi, comprendere le proprie azioni e iniziare un percorso di trasformazione personale attraverso il potere delle parole.
Un’altra iniziativa significativa è il “Gruppo della Trasgressione,” attivo a Opera dal 2008 e coordinato dal dott. Angelo Aparo. Questo gruppo ha lo scopo di costruire ponti tra i detenuti e il mondo esterno, promuovendo la responsabilità e la consapevolezza di sé. Le attività del gruppo includono progetti scolastici, formazione di primo soccorso in collaborazione con la Croce Rossa, e produzioni teatrali come la reinterpretazione de “Il Mito di Sisifo,” che funge da potente metafora della lotta tra crimine e redenzione.
Opera Liquida è una compagnia teatrale attiva all’interno del carcere dal 2009. La compagnia produce spettacoli basati su copioni scritti dai detenuti, con costumi e scenografie progettati in collaborazione con studenti della Nuova Accademia delle Belle Arti, la NABA. Questa collaborazione fornisce sbocchi creativi per i detenuti e li aiuta anche a mantenere connessioni con il mondo esterno. Alcuni detenuti hanno continuato la loro associazione con Opera Liquida dopo il rilascio, formando una compagnia esterna che collabora con quella interna.
Il laboratorio di liuteria è forse uno dei programmi di riabilitazione più unici e potenti a Opera. Qui, i detenuti costruiscono violini e altri strumenti musicali dal legno delle barche migranti che si sono arenate sulle coste italiane. Questo progetto, noto come “Metamorfosi,” serve sia come esercizio simbolico che pratico, trasformando oggetti associati alla tragedia in strumenti di bellezza. Guidati dal maestro liutaio Enrico Allorto, i detenuti apprendono l’intricata arte della costruzione di violini, acquisendo competenze preziose e un senso di scopo e orgoglio.
I programmi educativi e di riabilitazione del Carcere di Opera non riguardano solo la riabilitazione dei detenuti, ma anche il rimodellamento del rapporto tra la società e i suoi membri più emarginati.
Uno dei problemi più pressanti nel sistema penale italiano è l’alto tasso di recidiva. Gli studi indicano che circa il 68% dei detenuti rilasciati torna a delinquere, principalmente a causa della mancanza di programmi di riabilitazione efficaci e di strategie di reinserimento sociale. Le iniziative di Opera, in particolare quelle incentrate sull’educazione, lo sviluppo delle competenze e la crescita emotiva, mirano a ridurre questo tasso, fornendo ai detenuti gli strumenti necessari per ricostruire la propria vita dopo la detenzione.
Un recente studio del Cnel ci dice che il dato della recidiva può crollare drasticamente fino al 2% per i detenuti che hanno avuto l’opportunità di un reinserimento professionale.
Programmi come “Leggere Liberamente” e il “Gruppo della Trasgressione” sono particolarmente efficaci a questo riguardo, poiché affrontano le cause profonde del comportamento criminale, come la mancanza di istruzione, meccanismi di coping inadeguati e traumi irrisolti.
Il lavoro svolto a Opera ha un grande peso nel cambiare le percezioni pubbliche sui detenuti e sul sistema penale. Iniziative come il laboratorio di liuteria e le rappresentazioni teatrali portano le storie dei detenuti a un pubblico più ampio, umanizzandoli e sfidando la stigmatizzazione che spesso segue gli individui che hanno scontato una pena.
Ad esempio, i violini costruiti con le barche dei migranti trasmettono un messaggio potente sull’interconnessione delle esperienze umane, indipendentemente dalle circostanze. Questi strumenti simboleggiano la possibilità che dalla disperazione possano emergere bellezza e speranza, una narrazione che risuona ben oltre le mura del carcere.
Il successo dei programmi di Opera è dovuto anche alla forte collaborazione con organizzazioni esterne, volontari e istituzioni educative. Queste partnership forniscono risorse e supporto inestimabili, aiutando a sostenere e ampliare i programmi nel tempo. Inoltre, favoriscono un senso di coinvolgimento della comunità nel processo di riabilitazione, colmando il divario tra il carcere e la società.
Mentre il Carcere di Opera continua a evolversi, si trova di fronte a sfide e opportunità. Il problema persistente del sovraffollamento e la necessità di un ulteriore sviluppo infrastrutturale sono preoccupazioni significative.
Sono in corso piani per espandere la capacità del carcere con la costruzione di un nuovo blocco che aggiungerà 400 posti letto. Questa espansione è necessaria per alleviare il sovraffollamento e migliorare le condizioni di vita dei detenuti. Inoltre, sono in atto sforzi per modernizzare le strutture esistenti, compreso il completamento della struttura esterna a bunker per i processi, ritardata per anni.
Il futuro di Opera risiede nella sua capacità di continuare a sviluppare e migliorare i suoi programmi di riabilitazione. La crescita di iniziative di successo come il laboratorio di liuteria e Opera Liquida, oltre all’introduzione di nuovi progetti che affrontino le esigenze in evoluzione della popolazione carceraria, sono progetti che possono avere impatto a livello nazionale e portare nuovi paradigmi nel sistema penitenziario italiano. Un’area di crescita potenziale è la formazione professionale, dove i detenuti possono acquisire competenze direttamente trasferibili sul mercato del lavoro una volta rilasciati.
La salute mentale è una questione critica all’interno delle carceri. Garantire che i detenuti abbiano accesso al supporto psicologico, sia durante che dopo l’incarcerazione, è essenziale per il successo del loro reinserimento nella società.
Il Carcere di Opera rappresenta un esempio virtuoso all’interno del sistema penitenziario. Pur ospitando alcuni dei criminali più noti d’Italia, serve anche come un faro di speranza, offrendo opportunità di istruzione, crescita personale e riabilitazione. Attraverso i suoi programmi innovativi e le partnership comunitarie, Opera sfida la nozione tradizionale delle prigioni come luoghi di punizione, posizionandosi invece come uno spazio di redenzione e rinnovamento.
Le lezioni apprese dalle iniziative di Opera potrebbero servire da modello per altre istituzioni non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Focalizzandosi sul potenziale umano per il cambiamento, anche nelle circostanze più difficili, il Carcere di Opera dimostra che rispettare e applicare l’articolo 27 della nostra Costituzione è possibile e che il carcere può davvero riabilitare una persona.
Foto Simone Paris