Carlo Vanoni

Come raccontare la pittura in maniera tale da trovare un punto di contatto con il pubblico, senza ricorrere ai libri di storia dell’arte, fatto di date, di descrizioni tecniche, di didascaliche?

Attraverso la storia delle figure che vengono ritratte.

È questa la chiave narrativa che Carlo Vanoni ha adottato per il suo libro “Ho scritto t’amo sulla tela. La storia dell’arte in dodici profili di donna”. Raccontare la storia dell’arte con riferimento a 12 donne, 12 dipinti e altrettanti capitoli del libro e intere epoche.

Le donne nell’arte. Raccontate attraverso il linguaggio “segreto” dei quadri.

Il sapore e non solo il sapere, attraverso 12 figure di donne che hanno avuto la capacità di ammaliare l’uomo.

La scelta di queste 12 figure non è stata casuale. Carlo Vanoni si è proprio innamorato di loro.

C’è la bellezza della gioventù, della intelligenza, dell’abbigliamento, del potere (Cleopatra), della fragilità (Anna Mendieta), del rifiuto (la donna in bianco), della contemporaneità (Venere di Pistoletto), tanto per citarne alcune.

La Storia dell’Arte è come un ingranaggio che segna il tempo. Per lui la Storia dell’Arte insegna la contemporaneità, perché gli artisti vivevano il loro tempo e facevano il loro lavoro: la Venere di Urbino è un po’ come un influencer di oggi. Le opere d’arte nascevano sempre per un motivo, per esigenze concrete, non sono favole. Non sono causali creazioni. Ricavano un significato, dicevano qualcosa a qualcuno/a.

L’intento di Carlo Vanoni è di far incuriosire i giovani e le giovani all’arte. L’arte si occupa delle cose belle così come delle cose brutte della vita! Ed è stato spesso uno strumento utilizzato per finalità politiche. Limitare l’arte alla bellezza è come dire ad una donna bella di non parlare, perché è importante solo per la sua bellezza.

Gli artisti contemporanei cercano uno scambio a livello pubblico, per posizionarsi ed avere visibilità nei canali giusti. Da qui: mostre, gallerie, mercato e forme d’arte pubbliche. Bisogna invece uscire dalle gallerie.

L’arte non la si assaggia, la si guarda attraverso la bottiglia: questo capita oggi nell’arte, così come spesso capita nel mondo del vino.

Ci sono opere che arrivano in maniera immediata, altre che richiedono più competenza, tempo ed esperienza: come alcuni vini possono essere di facile approccio, mentre altri sono più complessi.

Quella di Carlo Vanoni è un invito a dialogare di arte con le stesse donne raffigurate sulle tele; “interrogarle” per scoprire la storia enigmatica della loro esistenza, dei loro tempi, delle relazioni con il contesto, dell’ispirazione che hanno avuto i pittori guardandole e dipingendole.

Sembra quasi suggerire che “l’essenziale è invisibile all’occhio umano”, come avrebbe detto Antoine de Saint Exupéry ne “Il Piccolo Principe”.

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