Quest’anno per Natale regala una visita al Castello del Catajo e ai suoi meravigliosi giardini. Questo l’invito dei curatori di una delle più antiche regge d’Italia. In particolare, sono disponibili voucher regalo validi per la primavera/estate 2021, acquistabili tramite la piattaforma EventBrite; il biglietto comprende l’accesso al giardino storico e al Piano Nobile, quest’ultimo accesso è contingentato tramite prenotazione a seguito delle normative anti-Covid.
Il Catajo si trova a Battaglia Terme, a pochi minuti dalle città termali di Abano e Montegrotto ed è velocemente raggiungibile da Padova e Venezia. Poco prima di raggiungere Battaglia Terme, provenendo da Padova, si può ammirare sulla destra, perfettamente incastonato nel sinuoso paesaggio dei Colli Euganei, il Castello. Nelle immediate vicinanze sono presenti hotel termali di grande capienza ricettiva, dotati di spa – centro benessere, piscine e golf club, è quindi una visita che può regalare un weekend davvero “da sogno”, come indica la proposta dei curatori.
Il Castello del Catajo (https://www.castellodelcatajo.it) deve la sua costruzione alla famiglia Obizzi, originaria della Borgogna (Francia), essa si può considerare, nella storia italiana, una famiglia di “Capitani di ventura”, giunti in Italia al seguito dell’imperatore Arrigo II nel 1007. In un periodo di pace Pio Enea I degli Obizzi (il quale impose il nome all’obice, il cannone da assedio), attratto dalla bellezza dei Colli Euganei, decise di costruire un palazzo adeguato alla gloria della famiglia ampliando la precedente casa materna costruita nei primi decenni del ‘500, oggi chiamata Casa di Beatrice. Esso fu ideato dallo stesso Pio Enea avvalendosi dell’aiuto dell’architetto Andrea Da Valle e sta a metà tra il castello militare e la villa principesca. La parte più imponente detta Castel Vecchio fu costruita in soli tre anni fra il 1570 e il 1573 anche se diversi ampliamenti furono compiuti fino alla seconda metà del XIX secolo. All’inizio erano previste pitture solo sui muri esterni (ora solo parzialmente leggibili) ma nel 1571 Pio Enea chiamò Gian Battista Zelotti, discepolo di Paolo Veronese, ad affrescare le pareti interne con le gesta della sua famiglia, dando vita ad uno dei più spettacolari cicli di affreschi delle ville venete. Nel 2016 sono iniziati i primi lavori di restauro suddivisi in diverse fasi. Alcuni interventi sono già stati portati a termine, altri sono previsti nei prossimi mesi. Interventi progettati e diretti dagli architetti Cristiano Paro e Davide Cavasin.
La casa di Beatrice risulta essere, il nucleo iniziale del castello del Catajo; già posseduta dalla famiglia Obizzi sin dal 1400. Essa si colloca in posizione rialzata con ampi porticati posti al piano terra in direzione est ovest e con forometrie allineate alle arcate.
La totalità di casa di Beatrice risulta realizzata in muratura di laterizio (con tessitura a tratti incerta) rivestita da intonaco. Nel migliore dei casi si percepisce la presenza, sotto alcuni strati successivi, di intonaco di calce di colore giallo paglierino; mentre nel peggiore dei casi l’intonaco è stato asportato per essere soppiantato da intonaco a base cementizia dal tipico colore grigio scuro tinteggiato in superficie con colore giallognolo. Il Giardino di Beatrice sorge ad Est del complesso del Catajo, dirimpetto all’edificio, su un terrazzamento a ridosso del Rio Rialto. L’accesso al giardino avviene dalla parte più antica del Castello, dalla casa di Beatrice da cui ottiene il nome.
Al suo interno l’area conta un cospicuo numero di piante, tra cespugli e alberi messi a dimora in epoche diverse.
Dall’analisi delle mappe Campori del 1837 emerge che il giardino di Beatrice era suddiviso in tre quadranti e che il parterre era costituito da vialetti e spazi erbosi tipici del giardino all’italiana.
Il chiaro impianto geometrico ortogonale fa sì che al centro dei tre quadranti si collochino degli elementi ornamentali diversi.
Ancor oggi questo giardino, rivela il suo carattere particolare di “giardino segreto”, un tempo aperto sul lungo loggiato affrescato che ne prolungava in qualche modo la suggestione.
Se ne intuisce l’antico ruolo di salotto verde a completamento delle sale frequentate dagli intellettuali amici di Beatrice Pia.