La storia del castello di Fumone ha origini oscure ed antichissime. Sin dagli albori Fumone fu importante vedetta e luogo di comunicazione. L’altura di ottocento metri ove è collocato Fumone si trova in una posizione di straordinaria importanza strategica, una posizione geografica che domina l’intera Valle del Sacco e la strada maestra che collegava Roma e Napoli: la via Latina. Il nome di Fumone nasce dall’antica funzione di comunicazione effettuata con segnali di fumo, segnali che annunciavano le invasioni di nemici provenienti da sud e diretti a Roma. A partire dal X secolo d.c. la storia di Fumone è strettamente legata a quella della Chiesa. Il primo documento ufficiale in cui compare il nome di Fumone è la “Donazione Ottoniana” quando nell’anno 962 l’imperatore di Germania , Ottone I di Sassonia, donò alla Santa Sede e al suo Pontefice Giovanni XII, le città di Teramo, Rieti, Norcia, Amiterno e l’Arx Fumonis. La rocca di Fumone fu usata dai Papi per oltre 500 anni come antiguardo verso il Mezzogiorno e prigione pontificia per prigionieri politici. I tentativi di conquistare la fortezza di Fumone con la forza risultarono vani a chiunque, ivi compresi gli Imperatori Federico Barbarossa ed Enrico VI. L’episodio più importante avvenuto nel castello di Fumone, motivo per cui il nome della rocca si ritrova inserito in tutti i libri di storia, avvenne nel 1295 quando vi fu rinchiuso il Santo Papa Celestino V, che vi morì dopo dieci mesi di dura prigionia. Celestino V ( l’eremita Pietro del Morrone ) fu eletto Papa all’età di 86 anni dopo trenta mesi di conclavi andati a vuoto. Il suo nome fu scelto per via della santa vita, per la fama che godeva come dispensatore di miracoli, e soprattutto per ragioni politiche, vista l’impossibilità per le famiglie cardinalizie dominanti, i Colonna e gli Orsini di trovare un accordo. Ma la scelta dei Cardinali di puntare su di lui si rivelò un errore. Il pontificato di Celestino durò pochi mesi, il suo animo puro entrò presto in contrasto di coscienza con le decisioni politiche nell’interesse della Chiesa e dopo un tormentoso travaglio Celestino V abdicò. Al suo posto venne eletto Papa Bonifacio VIII il quale resosi presto conto della illegittimità della sua elezione decise di recluderlo in una prigione pontificia di massima sicurezza. Fu così che il sant’uomo venne rinchiuso nel castello di Fumone e vi morì il 19 maggio 1926 nel luogo dove visse dieci mesi. Da allora il castello che aveva sempre avuto caratteristiche di natura militare, divenne anche un luogo spiritualmente importante. Nel corso del 1500 il castello di Fumone perse la sua importanza militare e senza più lavori di manutenzione andò decadendo. Fu così che nel 1584 Papa Sisto V decise che, essendovi morto Celestino V, il castello andava conservato come memoria storica e lo affidò ad una famiglia storica romana: I marchesi Longhi De Paolis. Il castello di Fumone nei secoli fu trasformato dalla famiglia Longhi De Paolis in propria residenza di campagna. Oltre al santuario i discendenti costruirono il gigantesco giardino pensile ampliarono il palazzo aggiungendo al mastio la parte seicentesca del piano nobile, e settecentesca confinante con il giardino. A tutt’oggi la visita al castello si sviluppa attraverso le sale del piano nobile, il santuario di Papa Celestino V, i giardini pensili e la galleria d’arte contemporanea. Il luogo più importante del castello di Fumone è senz’altro il Santuario di S. Pietro Celestino V. L’atmosfera di serenità e pace, la spiritualità che si respira all’interno della piccola cappella, eretta dai Longhi nel settecento in onore di Celestino V, e dell’angusta prigione dove il santo morì compiendo il suo primo miracolo post vita, è da sempre il ricordo più vivo che rimane nella memoria di chiunque visiti il castello. Percorrendo il corridoio della cappella si incontra la Sacrestia, luogo dove vengono conservate e sono visibili oltre 300 sacre reliquie cristiane di Santi donate per secoli alla famiglia Longhi De Paolis da Papi, Cardinali e Vescovi devoti a San Pietro Celestino V. Attiguo al Santuario un piccolo cortile medievale conduce nell’ Archivio dove sono conservati importanti manoscritti che vanno dal XVI-XIX secolo. Ma l’Archivio conserva anche da oltre 200 anni il corpo imbalsamato di un bambino, Francesco Longhi-Caetani (erede della famiglia ottocentesca) morto in circostanze misteriose e oggetto di molte leggende. “La Sala degli Antenati” , è un ambiente ricco di suggestione, i ritratti di membri della famiglia Longhi De Paolis sono collocati sulle pareti di damasco rosso. “La Sala dei Cesari”, così denominata per gli originali grandi busti di epoca romana e sculture in marmo. Nell’ ala est del castello c’è l’antica “Sala degli Stemmi”, un grande ambiente dal soffitto con volte a botte, una sala che da secoli funge da camera da pranzo. All’ingresso del piano nobile ci si troverà di fronte al “Pozzo delle Vergini” il crudele strumento che a volte veniva utilizzato dai Feudatari di Fumone quando decidevano di utilizzare il diritto dello “Ius Primae Noctis”. Prima di celebrare matrimoni fra gli abitanti del suo territorio “il Signore” di Fumone aveva facoltà di trascorrere una notte con le future spose, ma se le sventurate non arrivavano vergini al suo cospetto questi le faceva inesorabilmente precipitare nel pozzo. Continuando attraverso un passaggio di ronda, si arriva ai “Giardini Pensili” all’ italiana. I loro 3500 metri quadrati di perimetro, circondati da alberi secolari, ne fanno il giardino pensile più alto d’Europa, un oasi verde sospesa a 800 metri nell’aria. La vista spazia su di un territorio immenso, oltre 40 paesi, valli, fiumi, montagne, castelli, strade, un osservatorio che domina metà del territorio della Ciociaria.