Si sa che l’uomo nel percorso della sua storia si distingue per violenza ferocia sopraffazioni e guerre, salvo per fortuna le immancabili eccezioni. Tra i tanti episodi di violenza sono quelli nei confronti dei bimbi e degli adolescenti: il più antico, pur se promosso da Dio Padre stesso, è certamente quello noto come circoncisione, altri spiccatamente feroci sono le mutilazioni ai danni del sesso femminile ancora oggi praticate e un’altra altrettanto efferata ai danni dei bambini e degli adolescenti e cioè la castrazione o evirazione, anche questa secolare: gli eunuchi erano un ingrediente del potere, all’epoca e anche oggi in certe zone. Ma accantoniamo tale pagina: chi ha curiosità, la rete offre i mezzi primari per indagare ed apprendere. Una peculiarità inimmaginabile connessa alla castrazione tale da renderla spesso volontariamente praticata specie nel 1600 e 1700, fu la presa d’atto che gli adolescenti, a seguito della mutilazione, sviluppavano delle corde vocali e dei timbri di voce e dei virtuosismi canori fuori del comune, superiori perfino alle qualità delle cantanti femminili, di per sé già non comuni: erano le cosiddette voci bianche, molto apprezzate e richieste specie dalla Chiesa che col tempo e una ferrea formazione evolvevano a prestazioni canore inimmaginabili stando ai resoconti dell’epoca. Incredibile infatti la capacità dei cantanti castrati di raggiungere sia le note più basse sia quelle più elevate, sia il timbro del basso sia quello del contralto e poi i virtuosismi e i gorgheggi, come nessun altro!
E perché Napoli? Questa ancor oggi città miracolosa, nei secoli passati si è distinta anche per l’elevatissimo numero di nascite indesiderate, cioè di trovatelli e di NN, cioè con ipocrita definizione, di ‘figli della Madonna’, di espositi o di adeodato o di tedesco o di inglese o di greco o di fico o di quercia ecc. Ma lasciamo al curioso di approfondire anche questa pagina buia della storia napoletana e non solo napoletana. Tale enorme numero di umanità innocente messa al mondo, le percentuali scrive qualche ricercatore, vanno fino al 50%!!, sebbene presa in cura dalle pubbliche o caritatevoli istituzioni dell’epoca, la famosa o famigerata ‘ruota’, in realtà quei pochi che sopravvivevano, venivano raccolti ed educati in istituti appositi noti come ‘conservatori’: le sole denominazioni di alcuni di essi suscitano trepidazione e quasi commozione. Oggi ‘conservatorio’ ha altro significato, nobile sicuramente, ma il vincolo sotterraneo originario permane: infatti in questi istituti o conservatori uno degli insegnamenti principali che si impartiva era la educazione musicale. E perciò nel 1600 e soprattutto nel 1700 la fioritura a Napoli di così tanti e grandissimi compositori, di tante commedie ed opere e di tanti e insuperabili cantanti d’opera e, in aggiunta, si spiega perché più tardi nel corso dell’ottocento è a Napoli che nacque ed evolse in tutto il mondo la canzone napoletana: tutto si ricollega, tutto da ricondurre a quella situazione crudele dell’abbandono dei neonati più sopra brevemente ricordata. Si rammenti, in tale triste contesto, che fu il papa ciociaro Innocenzo III, nel 1100, angosciato in particolare dalla quantità di neonati morti restituiti dal Tevere, ad essere il primo o uno dei primi a istituire la ‘ruota’ a Roma per la raccolta e protezione dei neonati indesiderati. Quindi, fine 1600 e per tutto il 1700 fu un fiorire eccezionale di scuole di musica e di canto. E, ecco la Ciociaria, una di queste scuole fu fondata da Domenico Gizzi originario di Ceccano, celebre compositore, affianco a Nicola Porpora e a Giovanbattista Pergolesi e anche lui celebrato cantante e maestro di cappella. Ma il suo motivo alla memoria è la scuola di canto che istituì a Napoli e che divenne gradualmente di significato inarrivabile per la qualità dell’insegnamento e per la passione che ispirava il tutto. Nel libro “ORGOGLIO CIOCIARO/Ciociaria pride” che molto raccomandiamo è illustrata la pagina dell’attività riferita agli allievi ciociari. La tradizione voleva che i più celebrati e più ricercati fossero i cantanti cosiddetti castrati, quelli cioè che avevano subito in giovane età la mutilazione più sopra descritta. Uno di questi fu Gioacchino Conti da Arpino (1714-1761) che seguì per svariati anni le lezioni del Maestro Gizzi, conseguendo una preparazione e una formazione che lo renderanno in breve tempo famoso in tutta l’Europa. Nel Settecento questi personaggi, grazie alle loro virtù canore e alle loro capacità e virtuosismi ma soprattutto al timbro e resistenza della emissione vocalica, erano enormemente apprezzati e ricercati presso le corti, i teatri e i salotti di tutto il continente. E che si viaggiasse solo in carrozza o in battello e senza telefonini, rende tale
situazione storica ancora più affascinante e intrigante. Il nostro Gioacchino in ricordo e riconoscenza verso il suo maestro adottò lo pseudonimo di ‘Gizziello’ così come conosciuto in tutta Europa, dove si esibiva e cantava. Il suo successo fu strepitoso e anche naturalmente il suo vantaggio economico.
Il suo ritratto si trova nell’importante National Portrait Gallery di Londra, ad attestarne il ruolo significativo nella storia della musica occidentale.