Durante il tumultuoso periodo della Rivoluzione Francese, François-René de Chateaubriand decise di affidare a un breve racconto l’esplicazione di quello che lui chiamava “le vague des passions”, ossia “il carattere vago delle passioni”. Questo scritto, che inizialmente doveva essere incluso nella raccolta dei Natchez, fu collocato invece nel “Génie du Christianisme”, un’opera volta a far rivalutare la religione in un periodo, quello rivoluzionario, in cui le chiese, più che essere frequentate, si distruggevano.
Il protagonista si chiama René: egli è un giovane nobile che a inizio Settecento non riesce a trovare il proprio posto nel mondo. La storia inizia con René che ha ormai abbandonato il Vecchio Mondo alla ricerca di un nuovo inizio, scevro da imposizioni sociali e culturali. Eppure, quello che doveva essere un nuovo inizio si rivela sin da subito deludente: la prima cosa che viene chiesta a René al suo arrivo è, infatti, di prendere moglie. Accettato controvoglia questo vincolo, il protagonista si ritira nei boschi, in una solitudine totale infranta solamente dai contatti, sempre più rari, con due figure paterne: da un lato il Chactas, un anziano indigeno; dall’altro Padre Souel, gesuita andato in Louisiana per evangelizzare gli autoctoni.
Un giorno, René riceve una lettera che lo sconvolge: la sorella è morta. Dopo aver trascorso diversi giorni in totale solitudine, decide di aprirsi con i suoi padri spirituali: sotto un sassofrasso, albero del deserto, avrebbe svelato loro i suoi segreti.
Il racconto di René diviene allora una confessione: dopo i suoi deludenti viaggi a Roma, in Sicilia e in Grecia alla ricerca della saggezza presso le antiche vestigia, era tornato in Francia per scoprire di sentirsi lì più straniero che altrove. Tale sentimento lo aveva portato ad organizzare il suicidio, cui però sfuggì grazie alla cura della sorella Amélie. Seguirono mesi in cui convissero amabilmente, ma questi si conclusero quando la ragazza, sconvolta, fuggì per farsi suora. René l’aveva raggiunta nel giorno dei voti, scoprendo da una preghiera che ciò che la turbava tanto era l’amore che provava nei suoi confronti. Questo gesto di estremo sacrificio, simile alla morte, aveva travolto René al punto di decidere di fuggire in America. Ora però che Amélie era morta da martire mentre era intenta a curare le sue consorelle, René soffriva ancora di più la sua alienazione; da qui la decisione di ritirarsi definitivamente nei boschi. Ascoltato il racconto, Chactas si commuove mentre Padre Souel ammonisce René per il suo poco polso: avrebbe dovuto fare come Amélie e rivolgere le sue incostanti passioni verso la religione, solo quello l’avrebbe salvato. Ma René non può e non vuole cambiare: creatura leggendaria sfuggita sempre a qualunque tipo d’inquadramento, di lui restò il sasso sul quale, al tramonto, andava a meditare.