Nel cuore dell’ antico centro di Napoli, persa tra i tipici vicoletti , abbracciato da panni stesi e colori vivaci è situato il museo cappella Sansevero , gioiello ricco di gruppi scultorei di tipico gusto barocco .
Le linee semplici che sono evidenti fin dall’ ingresso sono caratteristiche tipiche del XVII secolo , con un richiamo allo stile classico .
Fu Giovan Francesco di Sangro nel 500 a fondare la cappella , ma fu Raimondo di Sangro settimo principe di Sansevero che concepì e mise in opera il progetto iconografico attualmente visibile , ma non fu l’ unico artista che ne prese parte , vari scultori contribuirono al lavoro sulla Pietatella come Giuseppe Sanmartino, Antonio Corradini e Francesco Queirolo .
Nel suo complesso è carico di significati.
La chiesa sconsacrata con pianta rettangolare , ad una sola navata tipica del barocco napoletano , presenta già a partire dal pavimento dei giochi labirintici ,gialli e blu .
Le facciate laterali della cappella sono sormontate da quattro archi a tutto sesto , subito è evidente la geometria delle facciate , quattro archi sorretti da colonne che invitano ad altrettante cappelle laterali , su ogni colonna è posta una statua , ciascuna di esse corrisponde ad una virtù.
Al disopra del cornicione un dipinto realizzato da Francesco Maria Russo , artista completamente a disposizione del principe.
Considerato dalla critica un capolavoro di Francesco Celebrano è l’ altare maggiore, unico esempio di altorilievo ritrovabile sugli altari maggiori delle chiese partenopee.
L’ opera raffigura la deposizione di Cristo dalla croce .
Unicum della cappella è però il cristo velato e le macchine anatomiche poste al piano inferiore .
Il Cristo Velato (1753) è una scultura in marmo a cui diede vita Giuseppe Sanmartino , posto al centro della navata , è un’ opera a grandezza naturale, rappresentante Gesù morto coperto da un sudario trasparente .
È proprio il velo l’ elemento più notevole , è così realistico , ricco di pieghe da dare la reale sensazione di morbidezza ,effetto che contrasta completamente con il marmo visto come materiale duro e poco flessibile per eccellenza , è da qui che si evince l’ abilità dello scultore .
Le Macchine anatomiche di Giuseppe Salerno rappresentano un singolarissimo monumento che premia l’ ingegno umano e la curiosità dell’ artista.
Questi sono due modelli anatomici dell’ apparato circolatorio . Sono stati usati per la realizzazione , come base , gli scheletri di un uomo ed una donna , a lasciare i visitatori sorpresi è la perfezione con cui è riprodotto il sistema circolatorio , da qui nascono svariate leggende che narrano di alcuni servi che vennero usati per esperimenti alchemici condotti dal Principe di San Severo quando erano ancora in vita.
Di altre leggende tramandate su tale storia parla anche Benedetto Croce nei suoi scritti :
“… fece uccidere due dei suoi servi , un uomo e una donna , e imbalsamarne stranamente i corpi in modo che mostrassero nel loro interno tutti i visceri , le arterie e le vene.