“Taccia la barbara Menfi il prodigio delle piramidi, né il lavoro degli Assiri esalti più Babilonia; né siano celebrati gli effeminati Ioni per il tempio di Diana; l’altare dei molteplici corni faccia dimenticare Delo; né i Cari portino più alle stelle, con lodi sperticate, il Mausoleo proteso nel vuoto. Ogni opera cede dinanzi all’Anfiteatro dei Cesari, la fama parlerà ormai d’una sola opera al posto di tutte”.
Marziale, Liber de spectaculis, 80
Il Colosseo, anticamente noto come Amphitheatrum Flavium, ubicato nel centro della Città Eterna, è il più grande anfiteatro e il più imponente monumento dell’antica Roma che sia giunto sino a noi. Incluso nel 1980 nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dall’UNESCO, nel 2007 la struttura, sola opera architettonica europea, è stata anche inserita fra le Nuove sette meraviglie del mondo.
I lavori del grande Anfiteatro Flavio o Colosseo iniziati da Vespasiano (70 – 79 d. C.) e localizzati nella zona bassa tra il Celio e l’Oppio, dove prima esisteva il lago della Domus Aurea, ormai abbandonata e in demolizione, furono portati a termine da Domiziano e completati, o forse meglio restaurati da Alessandro Severo e Giordano III. Il termine Colosseo si divulgò nel Medioevo e nasce dalla deformazione popolare dell’aggettivo latino “colosseum”, traducibile in “colossale”, ergendosi infatti nell’Alto Medioevo tra le basse case a uno o due piani, oppure quasi certamente, per la presenza vicina della colossale statua acrolitica di Nerone.
In poco tempo il complesso diventò emblema della città imperiale, manifestazione di un’ideologia in cui la volontà di commemorazione e di glorificazione determinò modelli di svago e di divertimento del popolo.
Le pareti esterne del Colosseo misurano in altezza 48,50 metri e formano un volume su pianta ellittica con gli assi di 156 e 188 metri, mentre internamente l’arena, anch’essa ellittica, ha gli assi di 54 e 86 metri. Nelle gradinate potevano trovare posto 50000 spettatori. La facciata è costituita dalla ripetizione in serie, lungo il perimetro dell’ellisse, di ottanta elementi semplici composti dall’arco inquadrato nell’ordine architettonico. La serie delle arcate si sviluppa in altezza per tre piani e le semicolonne dei tre ordini architettonici, a partire dal basamento, sono rispettivamente tuscaniche, ioniche e corinzie; il quarto ordine, vero e proprio piano attico, è formato da paraste composite delimitanti delle superfici con piccole finestre rettangolari ed è definito da una trabeazione con il fregio articolato in una serie di mensole a formare un forte ritmo chiaroscurale, costituendo così un giusto coronamento dell’edificio interno. Con il Colosseo si ha dunque la codificazione definitiva del sistema arcuato inserito tra gli ordini architettonici sovrapposti, motivo adottato in seguito nel trattamento di molti edifici rinascimentali. L’interno con l’abbondante uso della pietra e l’impiego piuttosto limitato del cemento, era fondamentalmente tradizionale. Dal punto di vista strutturale, la riuscita dell’opera è dovuta alle qualità eccellenti delle fondazioni, non ci sono infatti quasi tracce di cedimenti e l’accurata scelta dei materiali. Attraverso una tecnica tradizionale e di riuscita sicura e il fatto che l’edificio sia potuto essere inaugurato, con il piano non ancora finito, appena dieci anni dopo l’inizio dei lavori dimostra che l’architetto seppe impiegare con grande efficienza ed economia un corpo di lavoratori certamente enorme. Per accelerare la costruzione, il lavoro fu suddiviso in quattro settori ed entro ciascun settore fu ancora suddiviso secondo i materiali, secondo un piano programmato molto meticolosamente. Anche tenendo conto di tutto questo, ebbe una riuscita straordinaria: è vero che i materiali e lo stile erano tradizionali, ma l’abilità organizzativa fu certamente eccezionale.
Ma chi era il costruttore del monumento? Leggenda riporta che l’architetto che edificò l’Anfiteatro Flavio fosse un tal Gaudenzio, nobile romano. Si racconta ancora che egli fu ucciso proprio all’interno del Colosseo nell’83 d. C., o successivamente nel 93 d. C. nel momento in cui iniziarono le persecuzioni dei cristiani ad opera dell’imperatore Domiziano. La leggenda ha origine nel XVII secolo e trova certezza nella spiegazione di una iscrizione situata in una cripta della chiesa dei Santi Luca e Martina, nel Foro Romano.
Il Colosseo oggi diventerà un’arena per grandi eventi o spettacoli tradizionali, il complesso avrà di nuovo il suo piano, come due millenni fa, però in una variante high tech, reversibile e sostenibile, un grande progetto di riqualificazione per uno dei monumenti più importanti al mondo, per riutilizzare certe funzionalità di grande impatto socio culturale. Un progetto che, attraverso tecnologie innovative, l’impiego di materiali adeguati ed ecosostenibili e metodologie di analisi ricercate, assicurerà sicurezza e funzionalità che, al di là di ripristinare l’immagine eccezionale dell’opera e del suo funzionamento come articolata macchina scenica, consentirà inoltre di tutelare, conservare e salvaguardare specificatamente le strutture.
Dal 2015 al 2020 sono stati compiuti molti studi e ricerche per determinare i modi di realizzazione dell’intervento che hanno condotto da pochissimo al bando di gara appena definito. E’ stato infatti presentato, il 3 maggio, Il progetto vincitore del bando stesso promosso da Invitalia – agenzia nazionale per gli investimenti e sviluppo d’impresa, nel dicembre 2020, con scadenza l’1 febbraio 2021, per l’assegnazione della progettazione del piano dell’arena dell’Anfiteatro Flavio, compreso tra i Grandi Progetti Beni Culturali con uno stanziamento di 18,5 milioni di euro. Attraverso la vittoria del gruppo di lavoro formato da Milan Ingegneria e altri partner: la società Labics Srl, l’architetto Fabio Fumagalli, le società Croma e Consilium – Studio di Ingegneria, con la consulenza del professor Heinz Best per gli aspetti archeologici, inizia ufficialmente la fase operativa del progetto. Esso è stato selezionato da una commissione aggiudicatrice costituita da Salvatore Acampora, Alessandro Viscogliosi, Stefano Pampanin, Michel Gras e Giuseppe Scarpelli. Lo studio di ingegneria possiede un portfolio molto considerevole di opere di livello mondiale e collaborazioni con archistar internazionali iniziando da Renzo Piano, con cui attualmente stanno edificando l’ospedale di Emergency in Uganda, Mario Cucinella, Arata Isozaki, Rem Koolas e molti altri. L’impresa ha restaurato la Basilica Palladiana di Vicenza e ripristinato antichi palazzi come lo Spedale degli Innocenti di Firenze e Palazzo Turati a Milano. La Milan Ingegneria si evidenzia anche per la creazione di molte altre opere architettoniche in Italia e all’estero: citiamo infatti la facciata del Prada flagship store di Dubai, il recupero edilizio in Città Studi a Milano, l’edificazione del MUSE, il museo delle scienze di Trento. La nuova piattaforma del Colosseo, come contemplato dal Documento di Indirizzo alla Progettazione (DIP) sviluppato dagli architetti, archeologi, restauratori e strutturisti del Parco Archeologico del Colosseo: Federica Rinaldi, Barbara Nazzaro, Angelica Puglia, con l’ausilio esterno dell’ingegner Stefano Podestà dell’Università di Genova e con il coordinamento del responsabile del procedimento unico Cristina Colettini, sarà leggera, una struttura non invasiva, collocata grazie agli spessori ridottissimi, alla quota che aveva all’epoca dei Flavi.
Il piano dell’arena che avrà una superficie di 3000 metri quadri, sarà composto da pannelli mobili in carbonio ricoperti di legno di Accoya, ottenuto attraverso un particolare processo, con un trattamento all’acido acetilenico, che ne incrementa resistenza e durabilità. La scelta è stata determinata da criteri di sostenibilità, per eludere la distruzione di specie pregiate, il legno giungerà infatti unicamente da colture sostenibili. Oltre a ciò il legno così trattato permetterà la realizzazione di una piattaforma molto più leggera in relazione all’originale, oltre che più resistente agli attacchi di agenti biologici. Alcune parti del piano saranno costituite da pannelli mobili che, come una sorta di super sofisticato brie soleil, attraverso rotazione e traslazione, favoriranno l’apertura delle strutture ipogee dei sotterranei per illuminazione naturale consentendo la visita dell’Anfiteatro Flavio a decine di milioni di turisti, che fino al periodo pre – Covid, nel 2019 erano circa 7 milioni l’anno. L’intera area grazie appunto ad una superficie modulabile in varie configurazioni, sarà gestita da remoto. Per ciò che concerne la conservazione, 24 unità di ventilazione meccanica poste sul perimetro verificheranno la temperatura e l’umidità degli ambienti ipogei: in trenta minuti sarà in questo modo assicurato il ricambio totale dell’intero volume d’aria. La piattaforma preserverà le strutture sotterranee dagli agenti atmosferici, limitando il carico idrico con un sistema di raccolta e recupero dell’acqua piovana che alimenterà i bagni pubblici del monumento. Per assicurare il controllo in temperatura e umidità verrà montato un sistema di monitoraggio continuo, che funzionerà anche simultaneamente con l’apertura delle lamelle: di conseguenza, se si manifestasse il bisogno di conferire ventilazione naturale o di verificare le variazioni di temperatura e umidità, sarà fattibile eseguire un controllo contemporaneamente con la ventilazione meccanica allo scopo di garantire in modo costante la condizione ambientale ideale per gli elementi archeologici. Oltretutto la struttura della nuova arena sarà tangibilmente isolata, sia chimicamente sia fisicamente, dalle murature esistenti e dalle strutture archeologiche . Fisicamente per impedire alle forze orizzontali di eventuali sismi e alle forze dinamiche del calpestio dei visitatori di diffondere tali forze alle murature. Il nuovo piano dell’arena non avrà ancoraggi profondi in modo da permettere un’assoluta reversibilità. Come chiarisce Massimiliano Milan, qualora ce ne fosse l’esigenza, l’impianto si potrà rimuovere anche tra dieci o cento anni. Quanto alle tempistiche di attuazione, i lavori si concluderanno presumibilmente entro il 2023. Quello che è stato presentato è il progetto di massima, ci vorranno altri mesi per mettere a punto il progetto esecutivo e successivamente dovrà essere selezionata l’impresa che lo realizzerà.
“Il Colosseo, la più bella rovina di Roma, termina il nobile recinto dove si manifesta tutta la storia. Questo magnifico edificio, di cui esistono solo le pietre spoglie dell’oro e dei marmi, servì di arena ai gladiatori combattenti contro le bestie feroci. Così si soleva divertire e ingannare il popolo romano, con emozioni forti, quando i sentimenti naturali non potevano più avere slancio”.
Madame de Stael, Corinne, 1807
Nel passato, l’arena del Colosseo era caratterizzata da un tavolato ligneo cosparso di sabbia. Un primo progetto databile all’80 d. C., anno dell’inaugurazione, contemplava che il tavolato poggiasse sulle strutture in legno, così da consentire in modo veloce lo smontaggio. Con Domiziano (81 – 96 d. C.) si creerà un complicato sistema di sotterranei in muratura in sostituzione delle opere in legno, con vari corridoi e un passaggio centrale corrispondente all’asse maggiore. Da questo tempo si costituì quindi un sistema sotterraneo grandemente tecnologico, che attualmente si distingue al centro del monumento da cui attraverso botole, montacarichi, piattaforme mobili e macchinari, venivano trasportati gladiatori , scenografie e belve sul piano dell’arena. Ciò nonostante però con queste modifiche non fu più possibile allagare l’arena e le naumachie divennero non più fattibili. Da Domiziano in poi l’arena fu riservata ai “munera”, i giochi gladiatori ed alle “venationes”, le cacce di animali selvatici. I sotterranei erano formati da 15 scenografie e le belve venivano fatte salire, come citato, sul piano dell’arena. I sotterranei erano determinati da 15 corridoi di cui 8 paralleli ad una galleria centrale in cui erano presenti le attrezzature per i giochi, le armi e le gabbie per gli animali. Nel 1996, la Soprintendenza Archeologica di Roma, per il Giubileo 2000, tramite studi sul monumento con l’Istituto Archeologico Germanico, attuò una ricostruzione parziale della piattaforma dell’arena, precisamente una parte del lato orientale, 650 metri quadri circa.
L’arena, illustra il Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Dario Franceschini, presentando una antica e bellissima foto Alinari: “E’ esistita fino dall’Ottocento. Con la ricostruzione i visitatori recupereranno la visione del Colosseo dal centro, ma in assoluto sarà migliorata la tutela del monumento e migliorata la sua fruibilità”… “Sarà possibile fare alcuni eventi culturali di altissimo livello. Nessuno pensi, per carità che diventi un luogo di spettacolo, ciò non toglie che alcuni eventi di portata internazionale e rispettosi della tutela si potranno fare”… “ Il 29 luglio pomeriggio, quando tutti i ministri della cultura G20 inaugureranno la sessione del G20 della cultura, lo faranno nell’arena del Colosseo, in quello spicchio che è già ricostruito. Il Colosseo è il simbolo dell’Italia in tutto il mondo, e credo che questo intervento che farà sicuramente discutere com’è naturale che sia (ha fatto discutere gli archeologi anche tra di loro, e farà discutere perché parliamo del monumento italiano più conosciuto nel mondo) avrà grande valore”…” Un’innovazione tecnologica molto importante”. Il ripristino dell’arena dell’Anfiteatro Flavio è stato ipotizzato in principio dall’archeologo Daniele Manacorda, professore di metodologia e tecnica della ricerca archeologica presso l’Università di Roma Tre, il quale sulla rivista Archeo prospettò di riconsegnare ai visitatori dell’Anfiteatro Flavio la medesima ambientazione tratta appunto dalle vedute ottocentesche con l’arena calpestabile che copriva i sotterranei. In quel periodo, durante il governo Renzi, allora il Ministro della Cultura era sempre Dario Franceschini, fece sua l’idea e iniziò la procedura di progettazione, sebbene già al tempo ci fossero state numerose polemiche di archeologi e altri studiosi contrari ad un lavoro considerato invasivo su uno dei monumenti più rilevanti e celebri al mondo. “Ottime professionalità messe al servizio di un pessimo progetto”, critica Tomaso Montanari storico dell’arte. “Pompare ulteriori risorse nel luogo più visitato d’Italia quando ci sono tanti siti minori ancora a secco, mi sembra inopportuno”, continua l’archeologo Paolo Liverani. Approva invece l’ex presidente del consiglio superiore dei beni culturali Giuliano Volpe: “Ora l’arena diventi una piazza per i romani”.
Finalmente l’intervento permetterà di ripristinare la lettura integrale del monumento e farà comprendere al pubblico totalmente l’uso, il ruolo e il valore di questo simbolo del mondo antico, in uno scenario unico al mondo, rendendo il Colosseo di nuovo vivo e vivibile, protagonista di eventi culturali di altissimo livello.
“Finchè esisterà il Colosseo, esisterà anche Roma; quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma; quando cadrà Roma, cadrà anche il mondo” “Quamdiu stabit Colyseus stabit et Roma; cum cadet Colyseus cadet et Roma; cum cadet Roma cadet et mundus”
Profezia di Beda il Venerabile, VIII secolo