L’analisi e lo studio della trama di Eros, romanzo di Giovanni Verga, mostrano elementi importanti da evidenziare, che non possono essere sottovalutati. Il romanzo inizia con l’epilogo del matrimonio tra i genitori del protagonista, i quali, infrangendo e distruggendo il focolare domestico, tolgono al figlio ogni possibilità di successo nella vita. Sin dall’inizio si prefigura il destino di Alberto, uomo incerto e vacillante (e infatti Aporeo avrebbe dovuto essere il titolo del romanzo dal greco, cioè dubbioso e indeciso, come si rileva dalla lettera inviata a Treves il 12 ottobre 1873), “irresoluto” e “inetto”, cresciuto in solitudine nell’esclusivo collegio Cicognini di Prato. La figura dello zio Bartolomeo, tutore e amministratore del nipote è un preludio al Mastro don Gesualdo e a tutti gli altri personaggi verghiani che vivono per la “roba”.
Lo zio di Alberto è un uomo di poche parole come Mastro don Gesualdo, protagonista dell’omonimo romanzo, i suoi conti sono perfetti e calcolati bene, come quelli del furbo Mazzarò della novella La roba. Nel romanzo la “roba” fa il suo ingresso trionfale, come elemento dal quale gli uomini sono attratti e soggiogati.
Molto importante è l’analisi specifica e attenta del protagonista Alberto che mostra un carattere introverso e inquieto ereditati dal padre e della madre.
Il cuore del marchese Alberti è dominato dal vuoto morale e non riesce a legarsi a nessuno, questo rappresenta la crisi esistenziale del protagonista che solo davanti al letto della moglie defunta riuscirà a chiudere gli occhi e a comprendere che ha vissuto una vita dissoluta, quindi, pentito e disperato, si toglie la vita con un colpo di pistola
Il suo girovagare tra mille sentimenti viene messo in luce dagli epiteti che il narratore non gli risparmia “sciagurato”, “stralunato”, “dispettoso”, “corrotto”, “diffidente”, “dissimulatore”, “sarcastico”. Interviene anche l’ironia del Verga usata con poca indulgenza: “ei rispose con accento da Otello”, “il giovane Ortis non s’era fatto scrupolo di andare ad un veglione della Pergola”, tutte queste espressioni servono ad evidenziare la condanna del protagonista.
Il gesto melodrammatico con cui si uccide è un gesto che viene dalla sindrome di “aporeo”, dalla sua inadattabilità alle leggi della logica mondana; dalla pena di una vita costellata di errori, di sconfitte e di comportamenti sbagliati. La vicenda di questo romanzo mostra una società che ha smarrito i valori dell’ethos, il codice degli affetti e il senso del vero amore. Eros condensa in sé figure, temi e motivi che fanno parte del repertorio mondano di Verga. Nel romanzo, l’autore non inserisce elementi autobiografici, ma mostra in primo piano le donne fatali, le piccolezze di una vita sociale e uomini sconfitti. Tutto questo va oltrepassato per trovare una stabilità degli atteggiamenti degli individui nei confronti della vita.