Costantino e la fondazione di San Giovanni in Laterano

San Giovanni in Laterano è una delle basiliche cosiddette costantiniane, cioè volute e fondate dall’imperatore Costantino, che rappresentano materialmente l’avvicinamento politico dell’imperatore alla sempre più consistente – e destinata ad esercitare un potere sempre maggiore, specialmente nella città di Roma – compagine cristiana, ai tempi ancora in lenta ma decisa diffusione, e già ben presente tra le maglie della classe dirigente.

Lorenzo Valla, nel celebre discorso del 1440, ha definitivamente dimostrato la falsità del documento noto come Donazione di Costantino, con il quale l’imperatore avrebbe donato la parte occidentale dell’impero al papa Silvestro I, lo stesso che ha fama – immeritata – di averlo convertito.

In realtà l’interessamento di Costantino nei confronti della religione cristiana non aveva nulla a che vedere con la propria fede personale. Sin dal 313, quando con l’allora collega Licinio aveva legalizzato la professione del cristianesimo e restituito i beni ai cristiani che ne erano stati espropriati durante le precedenti persecuzioni (la più recente delle quali era stata quella dell’imperatore Diocleziano, dal 303 al 306) lo aveva fatto perché nell’incertezza politica, nell’instabilità dei confini, nella scarsa sicurezza che il III secolo d.C. aveva lasciato in eredità, una filosofia come quella cristiana, che era fondata sull’aiuto reciproco, sulla speranza in un futuro ultraterreno migliore, e che soprattutto poteva contare su una capillare distribuzione di luoghi di aggregazione comunitaria – le diocesi – rette da uomini che non di rado provenivano dal ceto dei funzionari romani, preparatissimi alla gestione amministrativa, oltre che alla direzione pastorale, delle sempre più anime che a loro si rivolgevano, poteva costituire un importante fattore di equilibrio e di tenuta sociale, qualcosa di cui l’Impero aveva decisamente bisogno.

Altro vantaggio del coinvolgimento di una relativamente nuova – o rinnovata – classe di amministratori era la possibilità di allontanarsi dalla precedente, per la maggior parte ancora pagana. Fu una delle felici – per Costantino – conseguenze del trasferimento della capitale a Bisanzio, rinominata Costantinopoli e dotata, tra le molte cose, di un nuovo Senato e conseguentemente di un nuovo ceto senatoriale.

Un modo per supportare ed incoraggiare la diffusione della religione cristiana era la costruzione di edifici sacri, per la venerazione di un martire – la basilica di S. Pietro in Vaticano nasce, come noto, con questa funzione e mantiene il suo fulcro architettonico nella tomba dell’apostolo – oppure, come è il caso di San Giovanni, come sede del vescovo di Roma: il Laterano, progressivamente monumentalizzato in senso cristiano a partire da questa fondazione, sarà la sede del papa fino al periodo avignonese, al ritorno dal quale si opterà per il Vaticano, già sede apostolica ma che fino a quel momento aveva avuto una connotazione prevalentemente difensiva e che come nuova sede pontificia assumerà, edificio dopo edificio, parete dopo parete, il volto che oggi conosciamo.

Tornando al Laterano, il luogo si prestava particolarmente ad essere simbolico della nuova politica adottata dall’imperatore. Non solo offriva l’occasione di supporto al cristianesimo, ma anche quella per risemantizzare uno spazio connotato politicamente.

Infatti nell’area tutt’ora occupata dalla – chiaramente non più costantiniana – basilica di San Giovanni si trovava una enorme caserma, quella degli equites singulares, i quali avevano combattuto al fianco dell’ultimo nemico di Costantino, ultima barriera al suo potere assoluto su Roma: l’imperatore Massenzio.

Una volta sconfitto il suo rivale nella celeberrima battaglia di Ponte Milvio Costantino scioglie il corpo degli equites singulares e, sostituendo alla loro caserma – e alle ville patrizie limitrofe –una basilica cristiana pone sé stesso, i suoi interessi e i suoi nuovi collaboratori sociali al posto di ciò che, sia materialmente che politicamente, c’era prima di lui.

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