Le Marche, regione Bio per eccellenza. Il progetto del Distretto Biologico unico intende valorizzare il patrimonio biologico già esistente e ampliarlo a tutto il territorio regionale.
Alla luce del grande interesse e delle potenzialità , il biologico diventa strumento per incentivare l’economia sostenibile e socio – economica per un equilibrio alimentare che abbia come fine la salute .
Il Bio deve essere il traino per molti altri settori , non solo alimentari ma anche per il comparto turistico – ricettivo e ambientale.
Il brand territoriale che identifichi le Marche come regione Bio per eccellenza è senz’altro vincente ma deve passare attraverso un forte marketing territoriale, una promozione che valorizzi i prodotti in termini di qualità, al fine di competere sui mercati interni ma soprattutto internazionali dove il Bio è largamente ricercato ed apprezzato.
l metodo di produzione biologica inizia a diffondersi nella regione Marche nel lontano 1978, ben 13 anni prima del varo del primo regolamento europeo e in anticipo anche sulle altre regioni italiane.
Quella del biologico marchigiano è una storia di grande successo che, da oltre quarant’anni, contraddistingue l’operato di aziende il cui lavoro, in agricoltura e in allevamento, è improntato alla sostanziale rinuncia della chimica in campo e al benessere animale; realtà aziendali fondate da persone come Gino Girolomoni che, quando il termine “bio” assumeva contorni perlopiù indefiniti, già ne avevano sposato e praticato quotidianamente i concetti essenziali come vera e propria filosofia di vita, prescindendo da meri calcoli di natura economica e di mercato, o da tendenze modaiole.
Nei primi anni Ottanta, grazie alla perseveranza di questi “pionieri”, nascono le prime cooperative bio: Terra Bio, Alce Nero, La Terra e il Cielo, Girolomoni e altre ancora, aziende che continuano a portare in alto il biologico delle Marche, nonostante le difficoltà e gli ostacoli incontrati nel lungo percorso.
Dieci anni più tardi, nel 1990, viene approvata la prima legge regionale in materia (Legge n. 57 “Norme per l’agricoltura biologica”), tra le prime in Italia, che fissa le regole per la coltivazione biologica e stanzia incentivi per la sua realizzazione. Il provvedimento regionale quindi anticipa le disposizioni europee del 1991 e del 1992 (Regolamento CEE n. 2092/91 del Consiglio del 24 giugno 1991),
Le aziende Bio Marchigiane oggi continuano a credere che le coltivazioni biologiche producano benefici per l’ambiente, arricchiscano i terreni di sostanze organiche e vegetali, riducano il rischio di frane, e offrano un prodotto migliore del convenzionale dal punto di vista nutrizionale
L’impegno di operatori, Istituzioni, ma anche cittadini/consumatori, ha generato i suoi frutti: alla fine del 2019 è quello di una regione in prima fila nella corsa al bio, con un aumento delle superfici dell’11% rispetto all’anno precedente (+6,3% sul dato nazionale) e un’incidenza sui terreni coltivati ben al di sopra della media, con il 19,5%, contro il 15,4% italiano.
Le Marche sono la terza regione italiana per densità di aziende biologiche (6,8%) sul totale delle imprese agricole, dietro solo a Calabria e Provincia Autonoma di Trento, posizionandosi inoltre al 7° posto nel rapporto tra SAU (Superficie Agricola Utilizzata) e pratica bio. Con un totale di oltre 87.000 ettari le Marche possiedono il 4,6 % delle superfici a biologico in Italia, e i suoi 3.050 rappresentano il 4% degli operatori bio italiani.
Abbiamo fortunatamente una regione vocata per particolari colture Biologiche :
• i cereali, coltivati su 18.000 ettari, caratterizzano anche il principale prodotto biologico marchigiano, la “pasta”;
• la vite, che raggiunge i 6.000 ettari, con una qualificata produzione di vini biologici;
• le colture foraggere, che occupano 23.750 ettari e rappresentano l’importanza della filiera zootecnica regionale;
• gli ortaggi, che con 4.119 ettari di superficie coltivata sono diventati la quarta coltura regionale..
Per quanto riguarda il comparto zoologico biologico tradizionale, importanza europea ha assunto il settore avicolo
Un inciso importante lo voglio dedicare a Gino Girolomoni, pioniere del Bio e fondatore della cooperativa ora presieduta dal figlio Giovanni Battista e figlia Maria. A Isola del Piano dove ha sede lo stabilimento e l’eremo di proprietà, la strada si inerpica tra bosco e terre di grano ben esposte al sole. Per Gino il grano aveva un doppio significato, era pane quotidiano e pane di vita.
Ultimamente ho avuto l’onore di essere chiamato per una consulenza molto interessante: redigere una scheda organolettica sulle sensazioni olfattive e gustative della produzione su paste con l’utilizzo di grani antichi. Di seguito alcune note sulla varietà Senatore Cappelli :
profuma di erba medica e mineralità sabbiosa e argillosa con note di crosta di pane, pinoli e venature erbacee. Il profumo evolve verso note di tarassaco. Al tatto è corpulenta , globulosa e turgida ad annunciare la capacità di reggere la cottura e l’avvolgenza ai sughi. Assaggio con sapidità iodata e consistenza speziata.
Il grano antico Senatore Cappelli può raggiungere i 180 centimetri di altezza, caratteristica che ne aveva scoraggiato la produzione negli anni ’50. L’agronomo marchigiano Nazareno Strampelli lo selezionò nel 1915 e fu lui che dedicò il nome al senatore Raffaele cappelli.
Oggi il “ Senatore Cappelli “ è considerata una varietà preziosa con basso indice di glutine riducendo disturbi intestinali ed extra intestinali
Per la valorizzazione di questo patrimonio, è stato da poco istituito con volontà di privati e Regione nella persona del Vice Presidente Carloni, il Distretto Biologico che racchiude realtà piccole, medie e grandi per avere forza di penetrazione commerciale nei mercati, non ultimo nella sezione Food di Expo Dubai.
Il fine ultimo della Regione Marche è quindi di incrementare la superfice agricola utile coltivata a biologico, passando dall’attuale 20% al 100% nei prossimi anni. Potenziare la ricerca, la sperimentazione, la formazione per migliorare la qualità e tutelare la biodiversità in alternativa agli OGM . Promuovere quindi il Bio ai consumatori, nelle mense e nei circuiti commerciali. Far crescere un ampio progetto di sostenibilità che integra turismo dei Borghi con alberghi diffusi, rendere il Brand Marche leader del Biologico in Europa e quindi Regione che esprima Qualità di Vita