Una divertente mostra per tutte le età!

Negli anni ‘40, mentre nel resto dell’Europa si faceva la guerra e poi la ricostruzione, in Danimarca già da qualche decennio una piccola falegnameria produceva giochi in legno. Ma è con la diffusione dell’utilizzo della plastica alla fine degli anni ‘40 che Kristiansen (proprietario della falegnameria che poi diventerà la Lego) comincia la produzione del mattoncino ad incastro come lo conosciamo oggi. Ed è così che da ottant’anni milioni di bambini e adulti hanno giocato e giocano con i mattoncini ed i personaggi Lego. Parlando di Lego e di una mostra di Lego però a primo impatto il pensiero è questo: una mostra per far vedere ai bambini del 2000 a cosa si giocava nel secolo precedente. Ebbene assolutamente no. O meglio, anche! Se da un lato la mostra può far senz’altro appassionare i bambini di oggi ad un mondo di giochi materiali e tangibili in un’epoca dove il gioco ed il divertimento sono sempre più dematerializzati e digitali, le costruzioni presenti in questa esposizione sono anche per i “bambini di ieri” e per i veri appassionati e collezionisti del mondo Lego. Sì perché il dettaglio e la cura dei particolari, nonché la complessità degli scenari riprodotti attraverso l’uso dei Lego, li rende dei veri e propri diorami. Basti pensare che il diorama medievale riproduce una città completa di terreni coltivati, animali, case, torri medievali che inglobano mura antiche, piazze pavimentate, insomma un vero e proprio plastico in mattoncini. Per essere leggermente più precisi circa novantamila mattoncini. Esatto: 90000. Ma come si fa ad assemblare tutti questi pezzi con dettagli minuziosi e sapere esattamente di quanti mattoncini necessitiamo e di quale misura essi devono essere? È sorprendente scoprire non solo che alcuni di essi vengono costruiti “a braccio” provando tecniche, incastri, resa cromatica e stilistica ma anche la tenuta strutturale direttamente sul momento, il che è ovviamente difficilissimo e richiede molta esperienza, ma anche che esistono delle progettazioni fatte in CAD e addirittura programmi di disegno assistito specifici. Con essi i costruttori possono definire pezzo per pezzo, e alle volte anche ottenere le istruzioni di montaggio, del diorama. Questo se da un lato rende “più semplice” la realizzazione, la rende sicuramente più particolareggiata e spettacolare; come nel caso della ricostruzione del foro di Augusto con il tempio dedicato a Marte Vendicatore ed il dettaglio delle statue nel timpano della facciata, la quadriga di Augusto con la sua statua che domina la piazza. Il diorama, che conta circa 60000 pezzi, presenta una pavimentazione completamente bianca, a richiamare perfettamente il marmo dell’epoca. Parlando di complessità realizzativa non è da meno il diorama dei pirati, dove un gigantesco vulcano con una colata di lava si staglia sullo sfondo di un arcipelago fortificato per una caccia al tesoro nei suoi anfratti. Tra fortificazioni dettagliate, galeoni da guerra e soprattutto l’edificio vulcanico, la composizione conta circa duecentomila pezzi. A superare quota centomila mattoncini c’è anche il diorama celebrativo della liberazione dell’Italia nel 1945: lo scenario riproduce un paese di una provincia italiana con la fuga dei tedeschi incalzati dagli alleati. Qui oltre le dimensioni sono i minimi dettagli e la fedele ricostruzione a dominare la scena. La mostra inoltre fa vanto di una collezione di minifigures, ossia gli omini che fanno parte del mondo Lego, da Guinnes dei primati. Gianluca Rossignoli è uno dei più grandi collezionisti mondiali di Lego ed ha gentilmente concesso alcune delle sue 4100 minifigures presenti nella sua collezione privata: dal poliziotto al pompiere, da batman ad ironman passando per Star Wars, insomma veramente per tutti i gusti e per tutti gli scenari che uno può immaginare.

Queste sono solo alcune delle installazioni che si trovano nel percorso della mostra, percorso reso “attivo” e divertente dalla possibilità di ricercare alcuni personaggi specifici in ogni diorama, pur non facendo essi assolutamente parte del contesto dello scenario proposto. Una mostra che vale assolutamente la pena vedere per scoprire o riscoprire un gioco, e quanto in realtà c’è dietro ad un movimento di appassionati planetario.

“L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare” George Bernard Shaw

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