Zhang Dali, artista cinese di grande rinomanza (Harbin, Manciuria, 1963), torna, con una grande antologica in corso a Bologna a Palazzo Fava (visitabile fino al 24 giugno 2018), nella città che lo ha ospitato dal 1989 al 1995. Rifugiato politico nel nostro paese dopo le tragiche vicende di Piazza Tienanmen, Zhang Dali ha avuto modo di confrontarsi con la cultura occidentale della fine del XX secolo, della quale ha assunto i caratteri della quotidianità tipici dell’immaginario pop, mettendoli a contatto con quelli della sua cultura d’origine. Il suo lavoro si è indirizzato alla realizzazione di immagini, ma anche di opera plastiche e di installazioni che, in una apparenza di paradossale sospensione, tipica dell’arte orientale, si riferiscono alla massificazione dell’essere umano, sia nel contesto della società consumistica sia in quello della società comunista. L’individuo sembra essere in entrambe cancellato e ridotto a una mera cifra economica o propagandistica, a un segno senza consistenza come i tanti che colpiscono per un istante la nostra attenzione camminando per strada o navigando nella Rete. Zhang Dali è considerato il padre della street art cinese, ma la strada di cui egli si occupa è soprattutto una metafora: è l’orizzonte del nostro tempo in tutte le sue forme, in cui l’artista si sforza, davvero con tutti i mezzi, di fare un passo in avanti, ben consapevole degli impedimenti materiali e ideologici che la sua opera incontrerà. Emblematica è a questo riguardo la grande installazione Chinese Offspring (2005), presente nella mostra bolognese, i cui manichini capovolti e appesi a un alto soffitto evocano gli automi o i “replicanti”, rispettivamente, di Metropolis o di Blade Runner, ma anche gli antichi guerrieri di Xi’an del celebre esercito di terracotta.
Box informazioni:
Meta-Morphosis
Fino al 24 giugno 2018)
Palazzo Fava Via Manzoni 2, Bologna
Mar – Dom 10.00 – 20.00, lunedì chiuso
www.genusbononiae.it