Alla Galleria d’Arte Moderna di Roma sino ad Ottobre 2019 la riflessione sulla figura femminile nell’arte tra ‘800 e ‘900 sino ai nostri giorni
Un percorso che è anche una riflessione sulla figura femminile nell’interpretazione di grandi artisti dell’arte moderna, a Roma inaugurato questo viaggio originale alla Galleria D’Arte Moderna
Parte da una domanda provocatoria la mostra “DONNE: Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione”: le donne devono essere nude per entrare nei musei? E’ il quesito che posero a slogan uno dei collettivi di artiste femministe americane più famosi. Ed effettivamente l’evento, che durerà sino ad Ottobre 2019, induce i visitatori a pensare al ruolo che nell’arte la figura femminile ha rivestito nei vari artisti tra Ottocento e Novecento, fino ad arrivare ai nostri giorni.
Per secoli la donna è stata protagonista della creatività e lo ha fatto attraverso la nudità. Il nudo femminile è stato per secoli la forma da studiare, oppure un modello di bellezza, o fonte di erotismo o anche oggetto della tentazione, ed allo stesso tempo la modella diventa, nei vari artisti, o musa ispiratrice o fonte di peccato o rappresentazione della vita domestica e della maternità.
Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con Cineteca di Bologna, Istituto Luce-Cinecittà, la mostra presenta circa 100 opere, tra dipinti, sculture, fotografie e video, provenienti dalle collezioni d’arte contemporanea capitoline oppure mai esposte prima.
Il viaggio comincia con la visione di produzioni artistiche in cui la donna ha essenzialmente un duplice aspetto, un ossimoro potremmo definirlo: tra la fine dell’Ottoceno ed i primi anni del Novecento la donna è nell’arte ambivalente, Da una parte è rappresentata come eterea, puro spirito immateriale, immagine angelica irraggiungibile; dall’altra parte abbiamo poi una donna ammaliatrice, fonte di seduzione e peccato, provocante nelle sue pose. Musa e Sfinge dunque nell’arte pittorica come nella letteratura. La mostra presenta in questo contesto i lavori di Giulio Aristide Sartorio con Le Vergini savie e le vergini stolte, quelli di Camillo Innocenti con le sue modelle in pose provocanti con La Sultana, troviamo l’opera di Angelo Carosi con L’angelo dei crisantemi.
La riflessione del visitatore passa poi ad un’altra fase storica dove viene a mutare questa immagine della figura femminile in corrispondenza con i grandi cambiamenti sociali in Italia ed in tutta Europa.
Le dive del cinema, le protagoniste della poesia del D’Annunzio perdono la loro veridicità poiché vi è una profonda rottura dell’immaginario consolidato. Arriva l’emancipazione femminile con i primi movimenti delle suffragette; le donne entrano nel mondo del lavoro come conseguenza del Primo conflitto Mondiale e, si trasformano dentro l’arte come simbolo di una società che sta cambiando.
Il Novecento scardina non solo il tradizionale modo di vedere la donna ma, soprattutto, anche la tradizionale posizione della famiglia a seguito delle teorie Freudiane che ne segna il luogo di inclinazioni, di turbamenti e di discordie. Nella mostra allora passiamo alla serie di ritratti esposti al secondo piano dove spicca, tra gli altri, il volto di Elisa, moglie di Giacoma Balla, ritratta mentre si volta per guardare qualcosa o qualcuno dietro di sé. Il senso di tutto il dipinto è racchiuso nello sguardo della donna che si trasforma da oggetto da ammirare
a soggetto misterioso. Troviamo anche figure allo specchio che cercano la propria identità, o sguardi ermetici chiusi nel proprio solipsismo che non lasciano spazio all’esterno.
Andando avanti nel secolo, troviamo in concomitanza con l’avvento del Fascismo, l’immaginario della famiglia italica ed il ruolo della donna che è tutta dedita al ruolo materno. Ed è questo aspetto che diventa protagonista nell’arte degli anni Trenta e Quaranta. Tuttavia questa stessa rappresentazione è incompatibile con la nuova visione del mondo che viene rappresentata nei dipinti di Antonietta Raphaël con Riflesso allo specchio; in Luigi Trifoglio con Maternità, in Mario Mafai con Donne che si spogliano; oppure in Baccio Maria Bacci con Vecchie carte.
Arriviamo così agli anni Sessanta del Novecento. E’ avvenuta la contestazione femminile, si punta al raggiungimento della parità dei diritti e nell’arte tale movimento di liberazione è al centro della ricerca di molte artiste. Vediamo in mostra, a questo punto, Tomaso Binga, Bacio indelebile; Giosetta Fioroni, L’altra ego.
Il percorso espositivo sarà accompagnato da videoinstallazioni, documenti fotografici e filmici tratti da opere cinematografiche e cinegiornali provenienti dalla Cineteca di Bologna e dall’Archivio dell’Istituto Luce-Cinecittà che ne hanno curato la realizzazione. In una sala della mostra sarà proiettato il film, prodotto dall’Istituto Luce, Bellissima di Giovanna Gagliardi che attraverso documenti storici dell’Archivio Luce, spezzoni di film, canzoni popolari e interviste racconta per immagini il cammino delle donne nel ventesimo secolo.
L’ultima sezione della mostra è dedicata ai rapporti tra l’arte contemporanea e l’emancipazione femminile con la presentazione di materiale documentario proveniente da ARCHIVIA, e testimonianze di performance e film d’artista di alcune protagoniste di quella stagione provenienti da collezioni private, importanti Musei e istituzioni pubbliche ad esempio il Museo di Roma in Trastevere; Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale; Galleria Civica d’Arte Moderna Torino; MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna; MART – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto – Archivio Tullia Denza.
Durante tutto il periodo dell’esposizione il percorso sarà arricchito da nuove opere mai presentate al pubblico e dalla fine di Febbraio nelle sale della Galleria sarà presente anche un focus sull’opera di Fausto Pirandello grazie al prestito speciale del Museo del Novecento di Milano del dipinto Il remo e la pala, esposto insieme ad altre opere della GAM Galleria d’Arte moderna dello stesso autore.
Box informazioni:
Mostra: DONNE. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione
Dal 23 Gennaio 2019 al 13 Ottobre 2019
LUOGO: Galleria d’Arte Moderna – Roma
INDIRIZZO: via Francesco Crispi 24
ORARI: da martedì a domenica ore 10-18.30. L’ingresso è consentito fino a mezz’ora prima dell’orario di chiusura