Un viaggio nel sogno visionario del misterioso Tommaso Bortolotti, imprenditore lavisano che nell’Ottocento costruì un’ autentica meraviglia, è oggi un viaggio nella sua anima e nella concezione sua del mondo e della vita, che prende corpo, nel Giardino dei Ciucioi sulla collina di Lavis, incastonato sul Torrente Avisio, come una scenografia teatrale.
Un giardino che già solo, nel suo apparire, si prospetta come una metafora della vita con salite continue e percorsi articolati che poi lasciano muta la vista nell’osservare una rocca diroccata, terrazzamenti, castelli, chiese, grotte e sistemi di riscaldamento e irrigazione all’avanguardia. Nell’idea del suo creatore, il Giardino dei Ciucioi voleva essere qualche cosa di più di una curiosa e grandiosa scenografia in pietra: il cammino allegorico verso la conoscenza, verso l’illuminazione, dove le rovine e la vegetazione dialogano con l’arte per creare un paesaggio onirico e idilliaco, facendo sposare la mente con la vista, e il sentimento con l’immaginazione, l’ardore con lo stupore.
E’ un giardino che nella mente di Tommaso, imprenditore di grano e tabacco, sembra uscire direttamente da un racconto fantastico, un racconto romantico, onde per cui l’appellativo romantico, un racconto ricco di immaginazione, dove il finito aleggia nell’infinito e ogni angolo recita un brano di poesia che esalta e assurge.
Una poesia che nasce dalla fusione tra architettura e natura, con l’idea di dare corpo, ad una sorta di città onirica, una rappresentazione ideale della vita, con il suo castello diroccato, specie botaniche rare ed un meraviglioso giardino in stile italiano.
Lungo un percorso a rampa elicoidale, si susseguono terrazze pensili che, tra magnifiche piante rare, ospitano diverse strutture, tra cui la facciata di una chiesa neogotica, un criptoportico, una loggia rinascimentale, la “Casa del giardiniere”, per salire in alto sino alle rovine del Castello.
Danneggiato gravemente dall’incuria degli anni, oltre che da azione di sfregio durante la Prima Guerra Mondiale, e in seguito alla terribile siccità del 1921 che distrusse tutte le piante, dopo oltre vent’anni di lavori di rinnovamento, il Giardino dei Ciucioi, è stato da poco riaperto alle visite guidate, a cura dell’ Ecomuseo Argentario.
Dal 2005 l’Associazione è presieduta da Ivan Pintarelli che descrive con soddisfazione il bilancio dell’Ecomuseo, una realtà volta a valorizzare, tutelare oltre far conoscere ogni chicca di arte e di sapere del meraviglioso trentino.
A due passi da Trento l’Ecomuseo Argentario, per gli amanti della natura e della storia, offre visite insolite e curiose; l’Ecomuseo Argentario è uno dei sette Ecomusei presenti in questa regione nato “dal basso”, dalla sensibilità delle comunità dell’altopiano, dalla passione per i propri luoghi, dalla volontà di mantenerli vivi e produttivi.
L’ Associazione Ecomuseo Argentario ha organizzato il suo territorio attraverso tematismi: l’ambiente naturale del Monte Calisio Argentario, le antiche miniere d’argento, le calcare, le cave di pietra, le fortificazioni, l’archeologia, i monumenti, l’attività estrattiva del porfido, le manifestazioni: il linguaggio delle comunità, le attività umane, tutti input per far conoscere sempre meglio e sempre di più angoli di natura di cui si dimenticava l’esistenza.
Tanto c’è da fare, tanto si è fatto, ma nella parole di Ivan Pintarelli, risuona un eco, far bene e far conoscere, non solo il giardino, ma tutto ciò che apre la nostra mente, e perchè no la accoglie in un abbraccio verde speranzoso come la natura che la circonda.
Anche a detta del sindaco l’architetto Andrea Brugnara, si sta promuovendo molto il territorio, rilanciando le bellezze architettoniche, naturali ed enogastronomiche che arricchiscono l’offerta di questo territorio posto tra Trento e Bolzano, in quello che Cesare Battisti chiamava il giardino visitato d’Europa.
Il sindaco inoltre afferma: “passeggiare tra le verdi colline site tra Lavis e Sorni è un’esperienza unica, la vista spazia su tutta la valle dell’Adige, incastonata tra le alte montagne trentine, la Paganella, il Bondone, la Vigolana. Sullo sfondo le cime del gruppo di Brenta, delle Maddalene, del Scilliar e del Lagorai”
Un posto a cui lui è molto legato come uomo e primo cittadino, e che gli da lo stimolo anche di progettare la realizzazione di una passeggiata ad anello nella forra del torrente Avisio, scavata nella dura roccia porfirica, con scorci mozzafiato e la possibilità di vedere l’avifauna che popola questo ambiente naturale incontaminato.
Un progetto questo che ne sposerà altri, tra cui un percorso ipogeo che colleghi le numerose cantine sotterranee dei palazzi del centro storico di Lavis, disposte su due piani e che anticamente potevano arrivare a anche a ben nove metri sotto il livello stradale.
Lavis, bomboniera davvero preziosa per la provincia di Trento, orgoglio per il Sindaco, motivo di vanto per l’Ecomuseo, raccoglie tanti scrigni, tante gemme, e si offre al visitatore con il suo ventaglio di perchè a cui solo lo sguardo può dare risposte.