Se non fosse per il turismo, che da fine ‘800 ha riscoperto gli splendori delle Alpi Trentine, poche altre zone della penisola possono vantare destini tanto diversi. In effetti, val di Non, val di Rendena e val di Sole, hanno vissuto storie quasi agli antipodi. Trovandosi la prima,oggi regno incontrastato di una frutticultura che tutela con appositi marchi le mele Renette e Golden e le pere Williams, e proprio a ridosso del confine tra terre di lingua tedesca e terre italiana, fu coinvolta in prima linea nei giochi di potere; una valle che gli studiosi chiamano Anaunia, e che riuscì a mantenere a mantenere valide forme di auto amministrazione.
Dalla val Rendena si emigrò: i più fortunati nella vicina Lombardia, dalla quale venivano i frescanti Baschenis a impreziosire di dipinti le chiese della zona; i meno fortunati fino in America. E la stessa sorta subì chi viveva nella val di Sole, dove i pascoli lasciavano spazi a scarne coltivazioni solo e unicamente nel fondovalle. Poi, venne il turismo,che, a eccezione di Pinzolo e Madonna di Campiglio ha esercitato un impatto non molto caotico e traumatico sull’ambiente, trasformando i luoghi dove entrare in contatto con la campagna Molveno e Fondo, in capitali dello sci Folgarida, Marilleva e il Presena, e in perfette piste per canoa e rafting le acque di torrenti come il Noce. Ma proprio per tutelare un paesaggio nel quale si passa dai ghiacci dei gruppi dell’Adamello alle coltivazioni di frutta e di vite, nel 1967 è stato istituito il Parco naturale Adamello-Brenta, che si salda in territorio lombardo con il Parco dell’Adamello: oltre 61800 ettari dove i graniti dell’Adamello si sposano con le dolomiti del Brenta; dove la montagna ha ancora il fascino maestoso dei luoghi abitati. Presenze normali sono invece i caprioli, i cervi,i camosci, oltre a marmotte e lepri alpine; mentre è più facile scorgere in cielo l’aquila reale che avvicinare il gallo cedrone.
Visitate i maestosi paesaggi alpini delle Dolomiti del Brenta, ne rimarrete estasiati.