“Nessun supererà mai Fidia”. Auguste Rodin, L’art, 1911.
E’ visitabile fino al 5 maggio ai Musei Capitolini la prima esposizione monografica dedicata allo straordinario scultore dell’età classica “Fidia”, famoso per l’edificazione del Partenone e delle sue decorazioni scultoree, il cui genio creativo ha lasciato un segno distintivo nell’immaginario collettivo e continua ad essere fonte di ispirazione anche per i contemporanei.
La rassegna promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura e Main sponsor Bulgari, è a cura del Sovrintendente Capitolino Claudio Parisi Presicce.
“In questa mostra si ripercorre da un lato il personaggio, cosa noi sappiamo di Fidia, quali sono gli elementi che sono riconducibili direttamente a lui. Dall’altra parte siamo in grado di ripercorrere un percorso cronologico; lui ha vissuto grossomodo tra il 480 e il 430 a.C., realizzando una serie di opere che abbiamo documentato attraverso le fonti letterarie. La ricerca archeologica, la ricerca artistica, hanno permesso di ricostruire attraverso le copie alcune di queste sue realizzazioni, ma poi soprattutto abbiamo il suo contributo essenziale come soprintendente della costruzione del Partenone, forse l’opera per l’epoca classica più straordinaria in assoluto”. Ha illustrato il sovrintendente.
Fidia, è stato uno scultore e architetto ateniese, attivo dal 470 a.C. circa ad Atene, Pellene, Platea, Tebe e Olimpia.
La rilevanza dello scultore nella storia dell’arte greca ha però nascosto la realtà di quello che effettivamente si conosce, molte date della sua attività sono dubbie, le molteplici fonti letterarie riconsegnano una effigie quasi leggendaria e le notizie che si hanno sui suoi lavori si incentrano per la maggior parte sulle copie ritrovate di alcune sculture, sulla descrizione di scrittori antichi e sui rinvii iconografici alle sue composizioni ricavati da ceramiche, rilievi, monete e gemme.
Poche infatti sono le informazioni sulla sua esistenza e contrastanti quelle sulla sua morte, secondo alcuni in carcere ad Atene, incriminato prima del furto di parte dell’oro destinato all’esecuzione dell’Atena Parthenos e successivamente di sacrilegio per essersi raffigurato con Pericle sullo scudo della dea, secondo altri a Olimpia, centro religioso dell’Elide nel Peloponneso nord occidentale, in cui si sarebbe rifugiato dopo esser scappato da Atene.
Attuò moltissime e glorificate opere in diversi materiali e con svariate tecniche, distinguendosi sia nella rappresentazione del nudo sia nella resa del panneggio leggero e trasparente sui corpi, il così chiamato panneggio bagnato.
La realizzazione più rilevante di Fidia fu la sistemazione urbanistica dell’Acropoli di Atene e in particolare del Partenone, con l’inizio dei lavori nel 447 a.C., creò con collaboratori la decorazione scultorea: frontoni, metope e il grande fregio, ubicata per la maggior parte nel British Museum di Londra.
Il cantiere del Partenone fu un enorme laboratorio in cui ebbe origine la scuola degli scultori ateniesi operanti nella seconda metà del V secolo a.C., tra i quali bisogna sicuramente ricordare Agoracrito, Alcamene e Kolotes.
“A Fidia erano riconosciute le qualità della bellezza e maestosità, dotato di una personalità eclettica e versatile, architetto e pittore, possedeva grandi capacità organizzative tanto che Pericle, nell’Atene del V secolo a.C., decise di affidargli i lavori di ristrutturazione dell’Acropoli e del Partenone. Con questa mostra raccontiamo il percorso artistico di Fidia e l’eredità del suo lavoro”. Ha spiegato il curatore Claudio Parisi Presicce.
I temi stilistici frequenti relativi allo scultore sono le rappresentazioni della natura divina, secondo le norme della grandezza e della compostezza, la sua ecletticità cioè l’abilità di lavorare con differenti materiali adoperati attraverso diverse tecniche, e infine quello della precisione e della capacità esecutiva.
In rassegna oltre appunto 100 opere provenienti dai musei più autorevoli del mondo, tra cui il British Museum di Londra, il Museo dell’Acropoli di Atene, il Museo Archeologico Nazionale di Atene, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Metropolitan Museum of Art di New York, i Musei Vaticani, il Louvre di Parigi e tante altre istituzioni importanti.
“Lo straordinario contributo artistico di Fidia non solo ha definito i canoni dell’arte classica ma ha anche inciso profondamente sull’estetica moderna e contemporanea, influenzando gli artisti di tutte le epoche successive. Ringrazio i numerosi musei e le istituzioni italiane e internazionali che con i loro prestiti hanno contribuito a rendere unica questa esposizione”. Ha affermato il Sindaco Roberto Gualtieri.
Gli spazi di Villa Caffarelli a Roma, sede distaccata dei Musei Capitolini, accolgono reperti archeologici, opere originali greche, copie romane, istallazioni multimediali, dipinti e manoscritti, allo scopo di descrivere la carriera e l’ambito storico dello scultore greco, simbolo dell’Atene di quell’età.
L’evento “Fidia” presenta un percorso espositivo che racconta quindi le fasi della attività artistica del Maestro, mediante i suoi disegni, i suoi modelli, i suoi strumenti di lavoro, i suoi materiali, le sue fonti di ispirazione.
Contempliamo anche le sue sculture in bronzo, marmo, oro e avorio, le sue pitture murali, i suoi rilievi, i suoi bassorilievi, i suoi fregi, i suoi frontoni, i suoi acroliti.
Possiamo anche raffrontare il suo stile con quello dei suoi insegnanti, dei suoi allievi, dei suoi contemporanei, dei suoi imitatori, dei suoi antagonisti. Potremo in conclusione anche essere in grado di stimare la sua influenza sull’arte di epoche successive, dal Rinascimento al Neoclassicismo, fino ad oggi.
Il percorso espositivo è composto da sei sezioni: Il ritratto di Fidia, L’età di Fidia, Il Partenone e l’Atena Parthenos, Fidia fuori da Atene, L’eredità di Fidia, Opus Phidiae: Fidia oltre la fine del mondo antico.
La prima sezione della esposizione inizia mostrando un presunto volto di Fidia con un ritratto proveniente dalla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen. Citiamo poi la brocchetta di argilla a vernice nera con incisa la scritta “Pheidiou elmi”, “io appartengo a Fidia”, uno dei rari oggetti personali di proprietà di un notabile dell’epoca, proveniente dal Museo Archeologico di Olimpia degli anni 30 del V secolo a.C..
Vi sono opere che giungono da prestiti eccezionali, ossia non sono mai uscite prima d’ora dalle loro sedi museali, come i due frammenti originali del fregio del Partenone, esattamente un frammento dal fregio nord con oplita, un soldato greco, e un frammento dal fregio sud con giovane e bovino, 447-438 a.C., elargiti in via del tutto eccezionale dal Museo dell’Acropoli di Atene. A questi si uniscono altri due frammenti originali con cavalieri e uomini barbati provenienti invece dal Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Sempre della III sezione descriviamo il Codice Hamilton 254, Staatsbibliothek zu Berlin, manoscritto quattrocentesco comprendente la prima immagine del Partenone arrivata in Europa. Notevole è anche il prestito del così denominato taccuino Carrey, 1674, della Biblioteca Nazionale Francese, dove è riprodotta la decorazione del monumento prima dell’esplosione che lo annientò nel 1687.
E’ esposto poi un Modello del tempio di Zeus a Olimpia, attuato nel 1997 da M. Goudin, una ricostruzione parziale in legno di tiglio e noce, prestato dal Musée du Louvre di Parigi.
A sostegno del pubblico sono presenti anche istallazioni multimediali e contenuti digitali, si ha infatti l’opportunità esclusiva di essere trasportati indietro nel tempo e di rivivere la visita del momento tramite l’istallazione Fidia e il Partenone. Un’esperienza interattiva emozionante e coinvolgente, dedicata ai modelli della realtà virtuale e della realtà aumentata. Da una parte il piano scenografico è determinato da una vasta proiezione fotorealistica che ricostruisce in 3D Acropoli e Partenone e consente al visitatore di muoversi in volo intorno al tempio, mutando la luce del sole durante l’arco temporale della giornata, dall’alba al tramonto. Dall’altro un’interfaccia touch propone una specie di radiografia del monumento e l’accesso a tutti gli approfondimenti scientifici come l’analisi di alcuni dettagli architettonici.
“….. delle opere di Fidia, invece, qual’è quella che lodi di più? Quale altra avrei potuto elogiare se non la Lemnia, nella quale Fidia ritenne degno incidere il suo nome”. Luciano di Samosata
Sull’Acropoli si potevano contemplare ben 3 statue di Fidia rappresentanti la dea Atena. La più degna di essere vista secondo Pausania era l’Atena della Lemnia, considerata da Luciano di Samosata la più bella. Mediante infatti le sue immagini ne decanta il contorno di tutto il volto, la delicatezza delle gote e il naso ben proporzionato. La composizione, realizzata in bronzo come l’Atena Promachos, era ubicata presso l’angolo nord est della fronte orientale dei Propilei.
La maestosa ricostruzione in gesso bronzato al centro della sala è stata eseguita mettendo insieme come in un puzzle la splendida testa Palagi di Bologna, considerata la più fedele all’origine, con un torso conservato a Dresda.
E’ stata inoltre ricostruita la cella con l’Atena Parthenos, attraverso teste, torsi, rilievi e il busto di appena 3 centimetri di diametro della gemma di Aspasios, in diaspro rosso. Tre copie dello scudo, tra cui il cosiddetto scudo Stragford, della collezione del British Museum, III secolo a.C., in cui Fidia ritrae se stesso e Pericle, calvo e con il braccio alzato.
Il colosso crisoelefantino di Zeus, opera famosissima nel mondo antico distrutto in un incendio, è raccontato nella IV sezione tramite monete, rilievi e una maschera in bronzo, prestito insigne del Kunsthistorisches Museum di Vienna, I secolo d.C..
Appartenente alla V sezione la Statua acrolitica di Apollo, in marmo greco del 440-430 a.C., proveniente dal tempio di Apollo Aleo a Crimisa, odierna Cirò Marina (Crotone), collocata nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.
Infine menzioniamo nella VI e ultima sezione il gruppo marmoreo “Antonio Canova sedente nell’atto di abbracciare l’erma fidiaca di Giove”, creato nel 1820 da Giovanni Ceccarini come omaggio al famoso scultore, celebrandolo come il Fidia dell’epoca moderna.
Grazie alla sua notorietà mondiale, l’esposizione si intitola semplicemente Fidia e inaugura un ciclo di 5 mostre: “I Grandi Maestri della Grecia Antica”, allo scopo di esaminare in modo approfondito i più importanti protagonisti dell’arte greca. Parliamo di vari eventi che determinano prestigio e credito all’Urbe, offrendo basilari testimonianze sull’attività dello scultore greco e dei suoi contemporanei.
Tra le attività collaterali riferite alla rassegna, la Sovrintendenza Capitolina si impegna sui temi dell’accessibilità con un programma di visite integrate accompagnate da interpreti LIS – Lingua dei Segni Italiana in virtù della collaborazione del Dipartimento Politiche Sociali, Direzione Servizi alla Persona di Roma Capitale. Saranno infatti presto disponibili su prenotazione a richiesta visite per persone ipovedenti e non vedenti.
Come integrazione della mostra il catalogo “Fidia”, edito da “Erma”.
L’evento descrive il genio di uno scultore che ha contraddistinto la storia dell’arte e che ancora adesso ci ammalia e ci incanta attraverso il suo modo di dare vita e movimento alle forme, evidenziando la magnificenza e la grandiosità delle divinità ed esprimendo la natura e la cultura del suo tempo.