Veneziana di nascita ma di formazione italo-francese a causa del ruolo di medico e astrologo ricoperto dal padre prima presso la Serenissima e successivamente nel contesto della corte di Carlo V, Christine de Pizan poté godere per tutto il corso della propria infanzia di un’istruzione privilegiata e d’altissimo livello, che la portò a diventare un’abituale frequentatrice di luoghi d’eccezionale cultura, uno tra tutti la Biblioteca Reale del Louvre. Grazie anche al suo matrimonio con Étienne Castel, consigliere di Carlo V, conobbe gli ambienti più sfarzosi e politicamente rilevanti d’Italia e Francia, tuttavia i decessi prima del padre e poi del marito (morto a causa di un’epidemia nel 1390) la scaraventarono in un vortice di disgrazie e necessità divenute ormai troppo grandi per poterle affrontare: anche la madre di Cristina, infatti, divenuta vedova, iniziò a contare sul supporto economico dell’erudita. Essa iniziò dunque a produrre liriche d’amore, le quali le diedero in un unico slancio la possibilità di esprimere il proprio dolore con una sensibilità ineguagliata e di guadagnare abbastanza da sostentare sé stessa, i suoi tre figli rimasti e la madre. In qualità di autrice, Christine de Pizan ebbe grande successo: in soli due anni riuscì infatti a vendere più di cento ballate. È probabile anche che, per far fronte alle avversità della sorte, lavorò in qualità di copista negli scriptoria: abbiamo un riflesso del suo animo combattivo e dolente nel “Livre de la mutacion de Fortune”, un’opera poetica di grande interesse sia per l’umanità che ne traspare, sia per il sistema metaforico che contiene, volto a delineare la simbolica trasformazione di una donna in uomo in seguito alla perdita del proprio sposo. Questa immagine che la pensatrice dà di sé, di donna irriducibile e sempre pronta a foggiare il proprio destino attraverso l’intelletto e i suoi numerosi talenti, la portò a diventare la prima scrittrice professionista in Europa, posizione che, prima di Cristina, era quasi esclusivamente ricoperta da uomini.
Grande rilievo ebbero, nella produzione di Christine de Pizan, le sue letture: si trattava soprattutto di opere di autori quali Dante, Boezio e Boccaccio, che furono omaggiate dalla scrittrice nei suoi scritti, ad esempio ne “L’epistre au dieu d’Amours” e ne “Le Tresor de la cité des Dames”, dedicata alla regina Isabella. In particolare, quest’ultima opera si segnala per il suo scopo, che si potrebbe definire riabilitativo nei confronti delle donne. In un periodo nel quale venivano ancora considerate esseri peccaminosi e dediti al vizio, posizioni che trovavano riscontro anche nelle opere di Boccaccio e Jean de Meun, Christine vi propose disamine ed esempi di donne virtuose ed influenti: era l’inizio della cosiddetta “querelle des femmes”, argomento ancora attuale circa il quale pensatrici come Cristina offrono prospettive fertili e significative.