FILOSOFE 4: MARY WOLLSTONECRAFT, LA RIVALSA DELL’INVISIBILE

Da quale età il sentimento d’ingiustizia può alimentare il desiderio di rivalsa? Per Mary Wollstonecraft, nata nel 1759 da una famiglia della piccola borghesia londinese incrinata da maschilismo e indifferenza, una molto tenera.

La marcata preferenza dei genitori per il fratello di Mary, però, oltre che ferirla, le diedero la motivazione definitiva per divenire una donna libera e indipendente, capace persino di prendersi la responsabilità della propria formazione, realizzata in pieno autodidattismo.

Il delicatissimo tema dell’istruzione femminile e dello status sociale delle donne viene trattato dalla filosofa con grande sensibilità ed edificante ispirazione nelle sue opere “Thoughts of the education of Daughters” del 1787 e “A Vindication of the Rights of Woman” del 1790, all’interno delle quali l’autrice mostra come lo stato degradato nel quale versavano le donne del suo tempo fosse dovuto all’(inconsistente) educazione che esse ricevevano, che invece di formarle per essere autonome e fiere le preparava a una vita di sottomissioni, dipendenza e soprusi. Mary arrivò anche a definire il matrimonio come una “prostituzione legale”: ciò che voleva sottolineare con una formula tanto brutale era l’inaccettabilità della condizione femminile, per l’autrice pericolosamente prossima alla schiavitù, soprattutto se si considera la naturale uguaglianza tra uomo e donna.

La Wollstonecraft fondò anche una scuola a Newington Green per diffondere in maniera più capillare i capisaldi del suo pensiero: questo progetto, nonostante ebbe breve durata, attestò in modo significativo la necessità di cambiamento in una città rivelatasi, fino a quel momento, sorda alle richieste di un’educazione egalitaria e della difesa del diritto al lavoro per le donne, entrambe condizioni necessarie nella prospettiva di creare una nuova società più prospera e giusta.

Grazie al supporto dell’editore Joseph Johnson, Mary poté vivere delle sue opere ed entrare nel circolo d’intellettuali al quale presero parte anche William Blake e Thomas Paine. All’autrice furono commissionate soprattutto traduzioni, delle quali la più importante fu quella de “De l’importance des idées réligieuses” di Necker, padre di Madame de Staël.

La filosofa riuscì anche nel difficile intento di diffondere e trovare un pubblico per la questione dei diritti delle donne rispondendo prima anonimamente e poi lasciando comparire il suo nome al testo di Burke che aprì il dibattito circa la Rivoluzione francese in Gran Bretagna. Fu in questo contesto che l’opera “A vindication of the rights of Woman” del 1790 vide la luce: un vero e proprio caso editoriale che le valse la stima della storica francese Catherine Macaulay, grazie alla quale ebbe accesso ai più importanti ambienti culturali francesi. Il suo spirito indipendente, brillante e talentuoso passò anche alla sua progenie: Mary fu infatti madre della famosissima scrittrice Mary Shelley!

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