Nasce dal rapporto di collaborazione che lega il MAXXI all’Ambasciata di Israele,a cura di Nitza Metzger Szmuk, la mostra dal grande significato storico, architettonico e artistico, in occasione dei 70 anni dalla fondazione dello Stato di Israele.
La metamorfosi della capitale israeliana, la cosiddetta “Citta bianca” assume una valore evolutoivo senza eguali. Una città bianca, dato l’uso ricorrente dell’intonaco locale di calce spenta, ma che racchiude numerose sfumature artistiche e concettuali.
La cultura ottimistica che ha reso Tel Aviv Patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco nel 2003 diventa un esempio di opportunità, un tentativo di abbattere i confini culturali in un perfetto mix di contaminazioni europee orientali e occidentali minuziosamente riuscito.
Il primo momento del percorso focalizza l’attenzione sul Piano Geddes, presentato a Tel Aviv nel 1925 come il connubio di armonia e funzionalità della città che sarebbe cresciuta nel dinamismo sociale. La forma e la sequenza degli edifici in rapporto alle dimensioni della strada hanno l’obiettivo di conferire senso di libertà ai passanti, attraverso un’ottica minimalista.
Anche chiamata “the city of balconies “ , Tel Aviv sfrutta questo elemento strutturale per esigenze simboliche : una città che si affaccia alla vita diurna e notturna, una città che guarda al futuro.
Il cuore della mostra è la presentazione degli architetti che hanno contribuito alla costruzione della città moderna.L’architettura locale diventa figlia della scuola tedesca, di Le Corbusier e dell’Espressionismo.
Più in particolare consiste nelle conoscenze multidisciplinari e nelle diverse influenze:lo scambio delle correnti e gli influssi bahuaus diventano un esperimento architettonico con un messaggio ermetico che abbatte confini, colma le fratture culturali sotto un’ottica puramente progressista.