Da qualche tempo, soprattutto grazie alla costituzione dell’albo delle professioni sanitarie (FNO TSRM e PSTRP), si sta facendo strada la possibilità di una richiesta concreta per avviare l’iter legislativo per l’istituzione del “fisioterapista di famiglia”.
Tale figura dovrebbe andare ad affiancare i medici di medicina generale ed i pediatri di libera scelta, al fine di valutare ed intervenire nelle patologie riguardanti il profilo professionale. Il “fisioterapista di famiglia”, oltre a snellire il “traffico” negli studi di medicina generale di tutti quei pazienti con problematiche pertinenti all’area riabilitativa, potrebbe favorire un tempestivo inquadramento della patologia: se il caso non richiede ulteriori accertamenti si potrà procedere direttamente al trattamento più opportuno, se invece il fisioterapista avrà bisogno di ulteriori indagini potrà interfacciarsi con il medico di medicina generale o direttamente con lo specialista pertinente.
L’istituzione del “fisioterapista di famiglia” avrebbe un impatto positivo da molti punti di vista: innanzitutto enormi vantaggi per i pazienti, i quali avrebbero la garanzia di poter accedere rapidamente ad un professionista formato ed aggiornato riguardo al problema che sottopongono ed evitare così esami strumentali alle volte non necessari, che inoltre si ritrovano ad effettuare privatamente per ottenerli in tempi umani.
Con un primo inquadramento già “specializzato” si avrà la garanzia di dover effettuare una visita medica specialistica solo nel caso in cui sia necessario un parere clinico che esula dalle competenze dell’area riabilitativa (valutare la necessità di un intervento chirurgico piuttosto che l’esecuzione di un esame neurologico, per esempio) e di dover procedere con l’assunzione di farmaci solo se davvero opportuno.
Questo si tradurrà in una minor spesa da parte del paziente ma anche di una minor spesa per il sistema sanitario, il quale tra la pandemia che perdura da quasi un anno e l’aumento dell’aspettativa di vita è sempre più sotto stress: un inquadramento non corretto di una patologia muscolo-scheletrica può far ricorrere il paziente a terapie strumentali in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale che si rivelano poi inefficaci per il caso specifico.
In ambito pediatrico poi, affidarsi ad un “fisioterapista di famiglia” specializzato nell’età pediatrica, darebbe modo ai piccoli pazienti di eseguire degli screening periodici per verificare che la crescita sia corretta, oppure accorgersi per tempo della presenza di paramorfismi prima che questi possano evolvere in dismorfismi, migliorando così la qualità di vita del futuro adulto, risparmiando risorse economiche del paziente e dello Stato per delle patologie croniche.
È chiaro che da questa piccola idea si può e si deve poi concretizzare la figura, strutturando in modo corretto un lavoro di equipe che sia snello (ossia di facile accesso per il paziente), specialistico (come esiste il pediatra per l’età pediatrica ci vuole un fisioterapista specializzato in quella fascia di età) e non solo sostenibile per il Sistema Sanitario Nazionale, ma che effettivamente porti ad un risparmio della spesa pubblica in modo concreto e tangibile.
Sono sicuramente tanti i passi da fare per poter effettuare una rivoluzione delle cure di base in un Sistema Sanitario complesso come il nostro, ma se si mantiene come centro del progetto il paziente non si può sbagliare di tanto.