FORTUNA: UN FILM CORAGGIOSO

Nicolangelo Gelormini presenta al festival di Roma questo film coraggioso, uno dei pochi in cui viene toccato il tema della pedofilia raccontando un vero fatto di cronaca, l’ omicidio di Fortuna Loffredo , bambina di sei anni scaraventata dall’ ottavo piano di un palazzone popolare vicino Napoli, sul suo corpo sono stati ritrovati segni di abusi sessuali cronici, portando l’ ergastolo per Raimondo Caputo.

La pellicola vuole essere un omaggio alla piccola Fortuna, “UNA CONDOTTIERA”.

Le geometrie caratterizzano tutta la scenografia, grossi edifici si scagliano su cieli tersi e già da principio ci incamminiamo in un continuo intreccio di realtà e onirismo.

La protagonista del film è proprio la bambina interpretata da Cristina Magnotti, che calza perfettamente il ruolo nonostante l’ età, con i suoi nascosti drammi psicologici, non parla mai se non con i suoi amichetti ; Anna e Tommaso, anche loro vittime di questo mostro.

Le donne che ruotano attorno alla vicenda, scambiandosi poi i ruoli, sono V. Golino e P. Turco.

Il regista afferma : “QUESTA STORIA SI POTEVA INTERPRETARE IN MOLTI MODI , NOI ABBIAMO SCELTO LA STRADA DEL NON REALISMO”.

Il punto di vista da principio è quello della bambina, che scopriremo poi essere del tutto utopistico, un mondo di difesa in cui si sente al sicuro da una realtà così cruda, ad un certo punto il film si spezza la bambina si sveglia ed anche lo spettatore inizia a capire a cosa era dovuto quel retrogusto angosciante che si respira, dalla periferia, al degrado , ai suoni in sottofondo come il grugnito dei maiali , sicuramente non viene spiegato in modo troppo esplicito ed è proprio questo che fa aumentare la voglia di spiegarci tanti punti che restano sospesi.

In questa seconda parte viene a galla la crudeltà dettata dall’ ignoranza, la freddezza di un mondo adulto egoista ed incapace di ascoltare, la bambina che si tappa gli occhi che è sempre più chiusa in sè, gli uomini adulti sempre più simili a bestie circondati da atmosfere tese, urli e improvvisi rumori fortissimi.

La dimensione poetica che viene data al film serve a nascondere una realtà così dura ma aiuta allo stesso tempo ad evocarla , il lungometraggio vuole essere un tributo alla bambina, è un lavoro difficilissimo rappresentare qualcosa di così duro e crudo in modo poetico e il regista è riuscito nell’ intento, forse non a pieno dal punto di vista tecnico data l’ inesperienza ma sicuramente si è cimentato in un qualcosa di impegnativo e coraggioso, la storia di un tradimento della fiducia di una bambina da parte degli adulti dando onore ad una storia che non può essere dimenticata.

 

 

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