GENE POMPA LA NATURA CHE SI FA ARTE IN MOSTRA A SIENA

Generoso Pompa, per tutti Gene, diminutivo con il quale è chiamato fin da piccolo in famiglia e con il quale da sempre firma le sue opere, nasce ad Alessandria D’Egitto, da padre romano e madre messinese, nel 1952. Trasferitosi a Roma nel 1962, nella capitale, seguendo l’inclinazione che gli veniva anche dall’ambiente familiare – due suoi nonni erano stati cantanti lirici alla Scala di Milano e i suoi genitori erano appassionati di teatro, musica, poesia e pittura – si avvicina all’arte figurativa, dapprima ispirandosi alle opere di grandi maestri del passato come Caravaggio e Monet, successivamente – siamo nel 1970 – realizzando, su commissione della Galleria Esedra di Roma, copie a olio dei 120 acquerelli della serie “Roma Sparita” dell’artista romano di fine Ottocento Ettore Roesler Franz. A queste prime esperienze Pompa fece seguire anche un percorso di formazione “istituzionale” che lo vide prendere lezioni di nudo e diplomarsi in murales presso l’Istituto San Giacomo.

Ma la vera svolta arriva per l’artista nel 1984, quando, all’approssimarsi della nascita della figlia Giulia – oggi restauratrice e spesso collaboratrice dei progetti paterni – Gene Pompa volle arredare la cameretta della nascitura con quelli che, nelle sue parole, avrebbero dovuto essere dei «quadri particolari»: dalla ricerca fatta a tal fine nacque, per successive approssimazioni e raffinamenti, la tecnica pittorica a rilievo con utilizzo di pennello e spatola che ha portato l’artista a conseguire numerosi premi nazionali e internazionali, grazie anche al favore riscontrato presso il pubblico e, con il tempo, presso i critici d’arte. Tra questi ultimi, si annoverano tra gli altri Vittorio Sgarbi e Philippe Daverio: i due hanno anche collaborato alla stesura di una monografia su Pompa – “Gene. Signa Artis” edito dall’Editoriale Giorgio Mondadori – nella quale Daverio rinveniva nella nascita e nei primi anni vissuti da Gene ad Alessandria d’Egitto, città che all’epoca offriva «sin dalla culla una rara combinazione di influssi» di aree geografiche diverse, la ragione profonda dell’arte di Pompa «amante della luce come gli impressionisti», delicata «come i pomeriggi britannici», attenta «alle tessiture spesse , palpabili, come le annodature dei tappeti d’Oriente», e caratterizzata, specie nella pittura dei paesaggi toscani, da una luce che «richiama quella dei nabis di Francia e quella della stagione macchiaiola».

Se quella della spatola è, come detto, la tecnica prediletta da Pompa, l’artista ha anche un soggetto d’elezione, ovvero la natura e in modo particolare gli alberi: quanto alla prima, Gene sottolinea che, dipingendola, intende risvegliare in chi guarda l’opera, e in primis in sé stesso, la

cosiddetta biofilia, ovvero l’innato e ancestrale amore dell’uomo per la natura; quanto agli alberi, questi sono per Pompa i patriarchi della natura, i giganti del bosco che, in una sorta di metafora della vita, possono insegnarci – come recita una frase di autore ignoto che il pittore ha scelto di fare propria – «a tenere i piedi per terra; a tenere la testa alta ed essere fieri; a tenere salde le nostre radici; a bere tanta acqua; a piegarsi prima di spezzarsi; a crescere sempre; ad essere un rifugio per gli indifesi».

Titolare di due gallerie d’arte, una a Roma, in via Bellinzona, nei pressi di corso Trieste, l’altra nel centro storico di Spoleto – città nella quale ha anche tenuto, tra il 25 giugno e l’11 luglio scorsi, una mostra delle proprie opere nell’ambito del Festival dei Due Mondi – Gene Pompa, che sarà tra le altre cose presente all’Expo 2021 di Dubai in partenza ad ottobre, è da giovedì 19 agosto, e fino al prossimo 20 settembre, in mostra con i propri dipinti a Siena, nelle sale di Palazzo Chigi Zondadari, edificio che sorge nel pieno centro della città toscana, tra via Banchi di Sotto e piazza del Campo. La mostra è organizzata per il progetto “Pace e Amore” ed è curata dal Prof. Giammarco Puntelli.

Al centro delle opere in esposizione si trovano appunto la natura e gli alberi, questi ultimi soprattutto in quadri come “L’alba delle stagioni”, “Caldi ulivi”, “Colline senesi”, “Veigelia”, e “La notte stellata

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