GENTI LEPINE E… CIOCIARIA

A partire dalla Università di Cassino medesima che ora si chiama del ‘Lazio Meridionale’ a far intendere che esiste anche un Lazio Centrale o Settentrionale oppure a intendere come se la università di Urbino si chiamasse delle Marche Settentrionali e quella di Camerino delle Marche Meridionali: si dirà, tutto è possibile, è vero, ma solo quando non sono disponibili punti di riferimento e paletti. E che dire di quell’ente anche pubblico che ha ‘investito’ una grossa cifra di soldi europei per illustrare con eleganti tabelloni stradali e raffinate frecce segnaletiche le ‘Terre di Comino’, questo nuovo territorio prima sconosciuto e inesplorato? E che dire anche di quell’altro ente pure esso ben fornito di soldi europei che parimenti ha scoperto altri territori nuovi e vergini, le ‘Terre d’Argil’ per la gioia dei novelli livingstone e quell’altro ancora, pure ricco di soldi europei, che ha scoperto ‘Le Terre Pontine’? E tutto ciò nella completa indifferenza e cecità di coloro preposti non dico alla verifica ma alla congruenza di quanto si offre al pubblico.

Ci arrestiamo e ci mettiamo nei panni del turista o forestiero che volesse conoscere che cosa è la Ciociaria o, più semplicemente, come si chiama la regione distesa ai piedi di Roma. Tale domanda vorremmo rivolgerla anche all’Assessore Regionale, per non disturbare quelli provinciali di FR o di LT morti da sempre. E sempre a causa della assenza di punti di riferimento e di paletti e quindi per ignoranza e/o presunzione o insulsi apriorismi, ultimamente la geografia della ‘nobile’ regione distesa ai piedi di Roma si è arricchita di altre novità e neologismi oltre alle varie ‘Terre’ di cui sopra: si parla normalmente e pubblicamente di ‘genti ciociare’, di ‘genti lepine’, di ‘genti aurunche’ e di altro, come se si parlasse di ‘genti lunigiane’ o di ‘genti lucchesine’ o ‘di genti meraniane’ o di ‘genti marsicane’ o ‘aquilane’ o ‘salentine’ ecc.: a dir poco si tratta evidentemente di audacie stilistiche e folkloriche prettamente nostrane, distillate da buontemponi che vogliono divertirsi o da scrittori futuribili. Certo è che il povero viaggiatore o visitatore che sente parlare di tutte queste ‘genti’ e di tutte queste ‘Terre’ che cosa mai può pensare? Dove mi trovo? Nella giungla africana delle differenti tribù?

Si tratta di disfunzioni di fondo, di voler mettere cappelli nuovi su vestiti vecchi e consunti o su corpi così perfetti da non abbisognare di cappelli di sorta: creare cattedrali nel deserto, come si suol dire, cioè circolazione monetaria: la costatazione terribile è che protagonisti principali sono regolarmente le pubbliche istituzioni che al contrario ben altri compiti e doveri avrebbero.

Ma da mettere a mio avviso letteralmente alla benedetta berlina, purtroppo abbandonata, sarebbero i signori della Regione Lazio e i sindaci della Valcomino soprattutto, i primi perché hanno redatto da alcuni anni un sito turistico -visitlazio.com: “sito ufficiale del turismo della regione lazio”- vergognoso e abbominevole per i contenuti e le amenità con riferimento alla Ciociaria, un ‘navigatore’ la cui destinazione certa del viaggiatore è l’abisso e lo sprofondo culturale e geografico, e i sindaci della Valcomino, ignavi e ciechi, che ancora non si sono resi conto, fermo il resto, del danno di immagine e di rappresentanza che ogni giorno subiscono a causa dei paradossi e stravaganze scritte e diffuse a loro nome e a macroscopica confusione e disorientamento del visitatore. Credo sempre, in merito, che una iniezione benefica e riparatrice siano le pagine di ‘ORGOGLIO CIOCIARO.Ciociaria pride’ le sole atte a ripristinare il contesto così degradato.

A proposito di ‘genti lepine’, e anche di ‘donne lepine’, pur esprimendo a priori un giudizio di fondo negativo per la completa assenza dei soli termini pertinenti ‘ciociaro’ e ‘Ciociaria’, mi piace rammentare quanto in quelle ‘remote contrade’ di Ciociaria siano attenti promotori e cultori delle proprie tradizioni e storia, a differenza delle crispelle e mangiamenti e canzonette sistematicamente in auge nelle contrade al ‘di qua’ dei Lepini e degli Aurunci e degli Ausoni: infatti sta avendo luogo a Priverno a cura del Comune e di altre associazioni una accurata e raccomandabile esposizione di opere antiche dell’Ottocento, visitabile fino al 15 aprile, avente per oggetto la donna in costume dell’epoca “nei Lepini e nel Lazio Meridionale”: la iniziativa si svolge in locali appositamente allestiti per queste manifestazioni a cura del Comune che, assieme ad altre due associazioni setine, intelligentemente ha promosso la iniziativa. Sempre a proposito ‘Genti Lepine’ e l’antica immigrazione nei luoghi, si è svolto recentemente un proficuo convegno a Sezze. Anche recentemente si è conclusa nel Castello Baronale di Maenza una pregevole esposizione di acquerelli dei XXV della Campagna Romana, pur essa promossa dalle medesime associazioni culturali di Sezze, attive e sensibili. Sempre da poco si è concluso il consolidato e sperimentato incontro di zampognari e di altri strumentisti folk che ogni anno si tiene a Maranola di Formia sotto la guida e vigilanza del sempre appassionato re dell’organetto Ambrogio Sparagna. A Prossedi prossimamente si terrà una tre giorni di manifestazioni per ricordare la presenza nei luoghi di una celebrata fotografa della fine dell’Ottocento moglie dell’illustre appassionato cantore del costume ciociaro Ernest Hébert. A Fondi si sono concluse, mentore Carlo Verdone, da poco anche le commemorazioni e le celebrazioni in onore e ricordo del

centenario della nascita di quel massimo regista che fu Giuseppe de Santis, figlio appunto di Fondi fortunata, immortale creatore di ‘Riso Amaro’ di ‘Roma ore 11’ e di ‘ Non c’è pace tra gli ulivi’: è bello ricordare che fu allievo anche lui del Centro Sperimentale di Cinematografia, sempre attivo e presente, progettato e costruito da altro illustre ciociaro Antonio Valente in epoca mussoliniana. E ancora a Fondi, grazie a promotori appassionati del luogo, la figura di Libero de Libero, pure figlio di quella città, viene sistematicamente tenuta viva e ricordata e onorata. L’apertura stagionale di quel paradiso naturale che è l’oasi di Ninfa è la continuazione di tale pregevole ciclo di attività. Tutto quanto fin qui e negli ultimi mesi, nella Ciociaria pontina! E in quella frusinate dove è anche attiva la università? Sempre ‘la terra dei morti’, più precisamente del ‘cemento armato’.

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