Similmente alla fiaba di Collodi dove Geppetto plasmò un pezzo di legno dando vita a Pinocchio, cosi Giovanni Angelozzi dona nuova vita a quelle piante che fino a poco prima erano vive e rigogliose nella terra trasformandole a nuovo e diverso utilizzo. Le sue sono “Radice in movimento” ovvero pezzi unici e originali da far emergere pazientemente. È tra un’immersione e l’altra nel paradisiaco luogo delle Maldive che Giovanni, subacqueo di professione amante più del mondo sottomarino che di quello terrestre, ha iniziato a lavorare i legni trovati lungo le spiagge maldiviane dopo violente mareggiate. I materiali a disposizione non erano molti su quelle isole ma fantasia e creatività sono state le aiutanti per inventare e perfezionare utensili già in suo possesso. Radici resistenti e articolate, ma plasmate con arte e amore per creare opere di design per interni. Torna in Italia forte di quell’esperienza e con tutti i lavori realizzati. Inizia ad organizzare il laboratorio con spazi e materiali occorrenti per le sue opere. I legni nelle terre tropicali erano legni di Hibiscus, dell’albero iron wood e dell’albero “trombetta”, in Italia inizia a lavorare legni di ulivo, ciliegio, noce e fico, tutti trovati in campagna o sui litorali laziali e toscani. Scelta etica non voler abbattere alcun albero e utilizzare solo vernici naturali. Le sue opere rappresentano l’evoluzione, il “movimento”, della radice che si trasforma da semplice elemento naturale, in un complemento d’arredo unico, attraverso il connubio tra legno e vetro. L’albero da cui proviene ogni radice, dà il nome alla linea di opere realizzate con quel tipo particolare di legno. Caratteristiche diverse che si possono adattare ad ambienti e stili differenti.
E “Radice in movimento” è il nome che sceglie per il suo laboratorio di interior design, proprio perché le sue opere ricordano il movimento e non la staticità e poi dal fatto che si ha uno sviluppo, un movimento della radice che da pezzo grezzo diviene un’opera finita. La passione per la natura, ci dice Giovanni, lo ha portato ad osservare la forma delle radici giudicandole artisticamente belle. La forma di ogni radice rimane nascosta alla vista finché non viene estrapolata dal suo ambiente e allora è proprio lì che si diverte ad immaginare possibili soluzioni per risvegliarla in qualcosa di unico. Ogni radice infatti, viene prima valutata se può diventare un pezzo artistico, poi inizia la pulizia grossolana dove vengono tolte le impurità iniziali come fango, sabbia o terra. Con la carta vetrata e gli scalpelli per legno inizia a levigarlo in ogni singola parte. Mette in risalto le forme che la natura gli ha conferito e infine mette in piano l’opera e il pezzo inizia a prendere forma che sia esso un tavolino o una lampada. Al primo materiale, il legno, aggiunge poi in diverse opere il vetro, le stoffe e l’acciaio cromato. Il tocco finale, ci dice Giovanni, è l’applicazione di un composto per sigillare i pori e proteggerli dagli insetti. Ovviamente tutti i passaggi sono rigorosamente fatti a mano, non vengono sabbiati ma rifiniti con meticolosa pazienza. Ogni pezzo scultoreo è costituito da contrasti pieno-vuoto, proiettato, come ci dice Giovanni, verso la luce. Le opere tendono infatti ad accentuare e creare dei giochi di luce che permettono all’opera di risultare più leggera e di conseguenza più “in movimento”. Ogni opera è unica come le radici utilizzate delle quali Giovanni ne indica la provenienza e il nome botanico. Un’identità geografica oltre che ad identificare la storia dell’opera può interessare sicuramente l’acquirente che sta acquistando non solo l’oggetto in sé, ma il suo viaggio e il suo ambiente. L’origine attribuisce un maggior valore all’unicità dell’opera. Ogni pezzo rappresenta la passione e la dedizione che Giovanni imprime sul legno per ridare forma e vita a qualcosa di apparentemente immutabile che invece si riesce a plasmare fino a creare qualcosa di completamente nuovo… come nuova è la sua personale interpretazione dell’Arte!
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